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Daily focus

Libia: non si vota

22 Dicembre 2021

A due giorni dal voto arriva l’ufficialità: le elezioni in Libia non si faranno. Erano in pochi a crederci ancora. E l’ombra di un vuoto di potere si allunga minacciosa sul paese.

 

Le elezioni in Libia, come ormai appariva certo da qualche settimana, non si terranno. A certificarlo ufficialmente è stata una commissione parlamentare, dopo la diffusione di un documento del 20 dicembre in cui Imad al-Sayeh, il capo dell’Alta commissione elettorale che avrebbe dovuto supervisionare il voto, ordinava lo scioglimento dei comitati elettorali su tutto il territorio nazionale e metteva fine alle attività preparatorie. Le crescenti tensioni delle ultime settimane all'interno dell’apparato pubblico e di sicurezza del paese, nonché la presenza di milizie armate legate a contrapposti interessi e ideologie politiche, avevano sollevato più di un dubbio sul fatto che le elezioni si sarebbero svolte, come previsto, il 24 dicembre. Anche alla luce del fatto che le controversie sulla legge elettorale e i criteri per la selezione dei candidati si trascinavano da mesi. Alla fine a presentare la propria candidatura per la corsa presidenziale erano state ben 98 persone, tra cui tutti i più alti ranghi istituzionali e molte figure controverse come Saif al Islam Gheddafi, figlio del dittatore rovesciato nel 2011. Ma al di là degli intoppi burocratici, l’annullamento (o il rinvio?) del voto è uno smacco alla comunità internazionale che aveva fatto dell’appuntamento con le urne un momento di svolta per un paese che non conosce un vero governo da dieci anni, ma che oggi appare ancora più divisa che mai.

 

 

Tensioni a Tripoli?

A poche ore dall’annuncio dell’Alta commissione, a Tripoli i segnali di tensione si sono moltiplicati. Secondo il Libyan Observer da martedì mattina c’è un’insolita mobilitazione militare in diverse parti della città, “compreso il blocco delle strade di Shara'a Al-Zawiya e Bab Bengashhir, nonché di Ain Zara e Khallet Al-Furjan a sud della capitale, che provocano tensioni e fanno temere possibili scontri”. Secondo la stampa locale, con le mobilitazioni dell’ultim’ora le milizie starebbero segnalando il loro rifiuto a qualsiasi accordo di condivisione del potere in corso con il generale Khalifa Haftar. Soprattutto dopo l'incontro di Haftar con i candidati presidenziali Fathi Bashagha e Ahmed Maiteeq, avvenuto a Bengasi martedì pomeriggio, ufficialmente per discutere il fallimento del processo elettorale, ma in realtà – secondo alcuni organi di stampa – per portare alla creazione di un esecutivo che sostituisca l’attuale Governo di unità nazionale (Gnu) guidato da Abdul-Hamid Dbeibah. Mentre i leader politici e aspiranti candidati si incontravano nell’est, a Tripoli le milizie chiudevano le strade a sud della capitale, utilizzando cumuli di sacchi di sabbia. Le immagini che circolano mostrano camioncini con mitragliatrici vicino all’Università, nel distretto di Fornaj che, così come diverse scuole, hanno sospeso le lezioni e chiesto al personale e agli studenti di andarsene, citando problemi di sicurezza.

 

E ora che succede?

Alcuni libici hanno temuto che le controversie sull'attuale processo elettorale potessero innescare una crisi simile a quella del 2014, quando la Libia si divise tra una fazione occidentale e una orientale in guerra l’una con l’altra e due amministrazioni parallele, con sede a Tripoli e Bengasi. Ma se un ritardo prolungato potrebbe aumentare il rischio di far deragliare il processo di pace in corso, è vero anche che un’elezione contestata condotta senza un accordo condiviso su regole e candidati ammissibili rappresenterebbe un pericolo immediato per la stabilità. Nell’indecisione di queste ore, i candidati alla presidenza si interrogano sul futuro. Uno di loro, Fadel Lamen, afferma che le prossime ore sono decisive per tentare di salvare l’intero processo elettorale e la pur precaria stabilità di cui il paese ha goduto negli ultimi mesi. “Alcuni di noi stanno cercando di definire una nuova tabella di marcia”, ha detto Lamen al quotidiano britannico The Guardian. Ma al momento, ipotizza due diversi scenari: “Un rinvio molto breve, solo uno spostamento della data per chiarire le questioni legali in sospeso, come le qualifiche di un candidato, o un ritardo più lungo di sei mesi. In tal caso, con un rinvio così lungo tutto può succedere”.

 

Una nuova road map?

La situazione è talmente ingarbugliata che l’annuncio stesso del ritardo del voto è stato rinviato per una disputa istituzionale: l'Alta Commissione elettorale sostiene che a dare l’annuncio debba essere il parlamento, la Camera dei rappresentanti, ma quest’ultima si rifiuta di riunirsi almeno fino al giorno dopo quello delle elezioni, quando renderà noti i suoi piani su come procedere. Alcuni esponenti della Camera hanno chiesto l'insediamento di un nuovo governo, sostenendo che il mandato del governo ad interim, creato a febbraio per portare il paese alle elezioni, è scaduto. La consigliera speciale dell’Onu per la Libia, Stephanie Williams, è già all’opera per tentare di rilanciare il nuovo calendario elettorale. Il suo compito non sarà solo quello di esercitare la giusta pressione sugli organi politici e le istituzioni e persuaderli a concordare una nuova data per il voto. Vanno create le giuste condizioni perché lo svolgimento delle elezioni non rimanga un esercizio vuoto, disconnesso dalla realtà sul terreno, e assicurando che al corretto svolgimento del voto corrisponda la disponibilità degli attori coinvolti ad accettarne i risultati.

 

Il commento

Di Federica Saini Fasanotti, ISPI e The Brookings Institutions

“Davanti alla drammatica situazione politica, economica e sociale in cui versa la Libia, è chiaro che le elezioni siano state viste dalla maggior parte della popolazione come uno spiraglio di luce. Ma il rinvio del voto - che in molti davano già per inattuabile - rimane lo scenario meno rischioso in termini di sicurezza. Un conflitto in seguito a brogli e successive contestazioni sarebbe devastante, soprattutto perché le ripercussioni sarebbero a lungo termine”.

 

* * *

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications) 

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