Mutuando dal noto saggio di Milan Kundera il termine di “insostenibile leggerezza” dell’essere, ci è più facile cogliere forse il paradosso dell’“insostenibile pesantezza”, ovvero complessità, delle infrastrutture spaziali.
Nei cinquanta anni di attività spaziali sono stati messi in orbita circa 6.600 satelliti, di cui solo 1100 operativi e il restante numero composto da detriti. A questi ultimi, potenzialmente pericolosi per i satelliti attivi, si uniscono poi altre minacce naturali come meteoriti, venti solari e altri oggetti che potrebbero colpire la Terra. Uno spazio, insomma, denso di oggetti, di operazioni e rischi che necessitano di regole nazionali e internazionali, comportamenti virtuosi e buone pratiche da parte degli stati e ormai sempre più anche degli operatori privati.
Questo perché una grande quantità delle attività umane, dal commercio alle transazioni finanziarie, dalle telecomunicazioni, alla produzione dei servizi e beni essenziali dipendono da sistemi satellitari: se i satelliti in orbita fossero colpiti o si spegnessero improvvisamente, l’ordine istituzionale imploderebbe con conseguenze politiche gravi, nazionali e internazionali. Basti pensare ai trasporti aerei, su rotaie o su strada che senza dati di posizionamento satellitare provocherebbero danni mortali, così come il venir meno delle autostrade della comunicazione (telefoni, internet, televisione) creerebbe il caos generale e diffuso. Infine, l’impossibilità di poter monitorare per via satellitare la terra e lo spazio a fini civili, come i grandi disastri naturali, o a fini di sicurezza preventiva, aumenterebbe i casi di conflitto e tensioni.
L’importanza delle infrastrutture spaziali nel garantire la sicurezza militare ed economica degli stati ha determinato così un crescendo di iniziative a livello internazionale volte a proteggere quello che è un vero e proprio asset geopolitico.
Negli Stati Uniti, il 18 febbraio 2019, il presidente Donald Trump ha emanato la Space Policy Directive n.4, che dispone l’istituzione della Space Force, quale sesta branca delle Forze Armate all’interno del Dipartimento delle Forze Aeree. Nella premessa della direttiva si legge: “Lo spazio è parte integrante della nostra sicurezza nazionale e della guerra moderna. Sebbene i sistemi spaziali USA abbiano storicamente mantenuto un vantaggio tecnologico rispetto a quelli dei nostri potenziali avversari, che stanno ora migliorando le loro capacità spaziali e sviluppando mezzi per negare il nostro uso dello spazio in situazioni di crisi o conflitto.”
Per quanto riguarda la Russia, nonostante la diminuzione del potere economico e militare rispetto all’Unione Sovietica, essa mantiene ancora oggi una rete di telescopi, radar e altri sensori, in grado di rilevare e localizzare satelliti e altri oggetti spaziali. Mosca ha sviluppato la tecnologia di disturbo GPS e può interferire con i satelliti e la loro capacità di trasmettere messaggi tra forze terrestri. L'hacking dei satelliti o delle stazioni di terra può impedirne l'utilizzo da parte degli avversari e un semplice laser sparato su un satellite in orbita terrestre bassa lo può accecare o disabilitare. Il laser Peresvet, impiegato alla fine del 2018, è stato progettato proprio per attaccare i satelliti nemici. La Russia da molti anni detiene una Space Force formata da elementi delle forze aeree e della difesa missilistica, che nel 2015 è stata unificata nella Aerospace Force sotto un unico comando per aumentare l'efficienza del loro uso attraverso una più stretta integrazione[1].
Anche la Cina ha una rete di risorse per la sorveglianza dello spazio, tra cui telescopi, radar e navi di localizzazione spaziale, come la piccola flotta di navi per eventi spaziali Yuan Wang, le cui enormi due antenne paraboliche ad alta frequenza possono monitorare i satelliti nello spazio. La Cina sta sviluppando una serie di capacità spaziali di contrasto che possono paralizzare risorse nemiche in tempo di guerra. Alcuni analisti sostengono che la Cina sia pronta a inseguire fisicamente i satelliti per disabilitarli. Il Pentagono, in particolare, ritiene che la Cina stia sviluppando armi anti-satellite terrestri, tra cui un laser che potrebbe danneggiare l'ottica dei satelliti spia entro il 2020 e, in futuro, un laser più potente per disabilitare i satelliti di localizzazione e di comunicazione. Nel 2014, secondo fonti giapponesi, la Cina ha creato un quinto ramo dell'esercito dedicato alle operazioni spaziali.
Il Giappone, che solo recentemente ha cominciato ad avere in orbita satelliti di difesa, nel novembre 2018 ha annunciato che assegnerà 100 militari alla Unità di Missione Spaziale che dovrebbe essere finanziata nell'anno fiscale 2022. La Space Unit avrà la sua sede presso la base aerea di Fuchu e sarà gestita dalla Forza Aerea di autodifesa (JASDF)[2]. Il governo giapponese è sempre più consapevole e preoccupato della minaccia che i detriti spaziali rappresentano per i propri satelliti in orbita, ma anche per le minacce proveniente da altre potenze spaziali straniere confinanti che stanno sviluppando capacità tecnologiche anti-satelliti.
In Europa, il 13 luglio 2019 il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che anche la Francia avrà una propria forza aerea e spaziale per aumentare le capacità di difesa nazionale. Il 31 luglio il ministro della Difesa, Florence Parly, ha presentato la nuova “Strategia spaziale francese di Difesa”, accompagnata da 700 milioni di euro da aggiungere ai 3,6 miliardi già previsti per il settore fino al 2025. È chiara l’intenzione di creare una nuova dottrina di difesa centrata sullo spazio, nella quale Parigi intende giocare un ruolo di primo piano nell’ “anticipare, pianificare e prevenire” le mosse di altri attori internazionali, facendolo anche a nome dell’Europa[3].
Per quanto riguarda l’Italia, essa detiene in orbita 4 satelliti di osservazione della terra del sistema COSMO-SkyMed e il satellite iperspettrale PRISMA dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), OPSAT 3000 e SICRAL-2 della Difesa, alcuni satelliti scientifici e diversi piccoli satelliti lanciati da aziende private o Università[4]. Ai satelliti nazionali si aggiungono poi i satelliti realizzati in collaborazione con l’ESA e altri paesi, i cui dati sono utilizzati per progetti, attività e servizi nazionali come nel caso del grande telescopio Flyeye nel Parco delle Madonie in Sicilia, che sarà in grado di osservare una grande porzione di cielo ed individuare asteroidi e detriti spaziali che potrebbero minacciare la Terra.
Con la Legge n. 7/2018 l’Italia si è poi dotata di una nuova governance spaziale, conferendo al Presidente del Consiglio dei Ministri l’alta direzione della politica generale e del coordinamento dei programmi spaziali. A tal fine è stato anche istituito un comitato interministeriale preposto alla elaborazione delle politiche spaziali e aerospaziali (COMINT). Il 25 marzo 2019 il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano ha firmato i primi indirizzi del governo in materia spaziale ed aerospaziale che definiscono i settori strategici nazionali, tra i quali, le telecomunicazioni, l’osservazione della terra e la navigazione. Gli indirizzi tracciano anche le politiche che il paese dovrà a breve definire. Tra queste vi è la Strategia Nazionale di Sicurezza per lo Spazio approvata dal COMINT nel mese di luglio 2019. Il documento individua essenzialmente alcuni obbiettivi strategici, tra i quali, garantire la sicurezza delle infrastrutture spaziali, tutelare la sicurezza nazionale anche attraverso lo spazio, rafforzare e tutelare il comparto istituzionale, industriale e scientifico.
Quanto fin qui riportato è un segnale forte ed evidente che le potenze spaziali si stanno organizzando per proteggere risorse uniche e pregiate da eventuali minacce umane o naturali, essendo ormai le infrastrutture spaziali imprescindibilmente connesse e foriere di sviluppo economico, sociale ed industriale di un paese.
Tuttavia, anche se il singolo paese si attrezza e si prepara al confronto, i sistemi spaziali sono interconnessi, le informazioni sono ormai globali, come potenzialmente le minacce. La cooperazione internazionale rimane perciò l’unico strumento credibile per sostenere le attività spaziali a lungo termine in un clima di pacifica convivenza tra le nazioni.
Da circa dieci anni le Nazioni Unite, attraverso il Comitato per l’Uso Pacifico dello Spazio extra-atmosferico (COPUOS), hanno lavorato ad una serie di Linee-guida “for the Long-term Sustainability of Outer Space Activities of the Committee on the Peaceful Uses of Outer Space”, finalmente adottate per consensus alla 62ma sessione del Comitato nel mese di giugno 2019[5], dopo alcuni anni di veti incrociati. Per sostenibilità a lungo termine s’intende la capacità di operare nello spazio indefinitamente, in modo da realizzare gli obiettivi di un equo accesso ai benefici dell'esplorazione e dell'uso dello spazio per scopi pacifici, al fine di soddisfare le esigenze delle generazioni presenti e preservare l'ambiente spaziale per le generazioni future. Le linee guida adottate non sono vincolanti e si basano sul principio della volontarietà della loro applicazione, sull’accettazione che lo spazio deve essere usato a fini pacifici da tutti i paesi su basi di equità, senza alcuna discriminazione derivante da differente sviluppo economico e scientifico.
Tutto ciò sembrerebbe contraddire gli approcci di difesa nazionale descritti precedentemente, eppure, il consenso ottenuto recentemente al COPUOS è un segnale di buona volontà, di condivisa consapevolezza della necessità di preservare l’ambiente spaziale il più a lungo possibile.
Leggerezza e complessità possono, dunque, essere i due elementi di equilibrio tra strategia di difesa nazionale, cooperazione internazionale, sviluppo economico, tecnologico ed industriale, per i quali consapevolezza e adeguata formazione sono necessari alla realizzazione di un modello sostenibile di ambiente spaziale futuro.
[1] Dichiarazione del Ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, 2015; "Combattere nel settore aerospaziale integrato con obiettivi strategici in mente, sia offensivamente che difensivamente, richiede unità di sforzo e di comando", afferma Maxim Shepovalenko, analista al Center for the Analysis of Strategies and Technologies di Mosca;
[2] Riportato da SpaceWatch Global Magazine- Asia Pacific, 9 agosto 2019; Il Ministero della Difesa ha fatto una richiesta di 238 milioni di dollari USA al governo per istituire questa nuova Unità spaziale.
[3] Strategie Spatiale de Defence 2019, Ministère des Armées.
[4] Online Index of Objects Launched into Outer Space.
[5] UNOOSA Press Release, Guidelines for the long-term sustainability of outer space activities of the Committee on Peaceful Uses of Outer Space, 22 June 2019 “During its 62nd session, the Committee on Peaceful Uses of Outer Space (COPUOS) adopted a preamble and 21 guidelines for the long-term sustainability of outer space activities. These provide guidance on policy and regulatory framework for space activities; safety of space operations; international cooperation, capacity-building and awareness; and scientific and technical research and development….This is the result of more than eight years of work by a Working Group of the Committee and of efforts by experts from its 92 Member States, with support provided by the United Nations Office for Outer Space Affairs (UNOOSA).