La sospensione del gasdotto Nord Stream 2 riflette l’atmosfera carica di tensione tra Bruxelles e Mosca ai confini orientali dell’Europa.
La parola d’ordine è deterrenza. L’unione Europea fa muro e, per chiarire a Mosca che non tollererà un’aggressione all’Ucraina, approva sanzioni e attiva meccanismi di dissuasione: il primo segnale arriva da Berlino dove il neo ministro degli Esteri Annalena Baerbock, leader dei Verdi, non ha dato il via libera al gasdotto Nord Stream 2. Una decisione che è bastata a provocare una nuova impennata dei prezzi del gas in Europa, già ai massimi livelli da diverse settimane e che ieri sono tornati a salire dell’11%. Nel corso di un’intervista rilasciata all’emittente televisiva Zdf, la ministra ha spiegato che il gasdotto “non soddisfa i requisiti del diritto dell’Ue in materia di energia” mentre “permangono questioni di sicurezza”. Nei giorni scorsi era stato lo stesso cancelliere Olaf Scholz a ipotizzare ‘conseguenze’ sul gasdotto, per l’escalation in corso al confine con l’Ucraina, dove la Russia ha concentrato oltre 100mila militari e, secondo l’intelligence Usa, si preparerebbe ad un’invasione nel mese di gennaio. “Sarebbe un grave errore credere che la violazione dei confini di un paese europeo rimanga senza conseguenze”, aveva dichiarato Scholz. Intanto il Consiglio Affari Esteri dell’Ue ha approvato un pacchetto di sanzioni contro l'organizzazione paramilitare russa Wagner Group, accusata di essere coinvolta in attività di ‘destabilizzazione’ e violazione dei diritti umani in Medio Oriente, Repubblica Centrafricana, Siria e appunto Ucraina. Segnali inequivocabili di un nuovo inverno di gelo tra Bruxelles e Mosca.
Gas: rubinetti aperti o chiusi?
Avversato da numerosi paesi, soprattutto dell’Europa Orientale, Nord Stream 2, il gasdotto che collega Russia e Germania passando dal mar Baltico, raddoppierà le esportazioni di gas dalla Russia all’Europa. Il raddoppio del Nord Stream 1 è un progetto a cui Berlino e Mosca lavorano da anni ma se sulla carta avrebbe dovuto entrare in funzione nel febbraio 2022, di fatto non è ancora operativo: a metà novembre la Bundesnetzagentur, l’agenzia regolatrice dell’energia tedesca, ne ha sospeso la certificazione per vizi legali. Una brusca frenata che risponde alIe critiche statunitensi e di diversi paesi europei che temono che la nuova infrastruttura aumenti la dipendenza energetica dell'Ue da Mosca, consentendo al Cremlino di esercitare sempre maggiori pressioni sull'Ucraina, attraverso cui passa attualmente uno dei principali gasdotti che trasportano gas dalla Russia all’Europa. Se Nord Stream 2 diventerà operativo – è il parere dei critici – Kiev sarà aggirata e, venendole a mancare le vantaggiose tasse di transito del gas, si troverà più esposta alle pressioni di Mosca. Un vero dilemma per l’Europa, già alle prese con un contesto di pesante crisi energetica e la cui dipendenza dal gas russo al momento rende difficile opporsi al progetto senza immediate e pericolose ricadute sui prezzi.
Riascolta l'ultima puntata del podcast Globally
Wagner, sanzioni in arrivo?
Da Bruxelles, intanto, arriva il via libera al pacchetto di sanzioni contro l'organizzazione paramilitare russa Wagner Group. Le sanzioni comprendono il divieto di ingresso e il congelamento dei beni in Europa per otto persone fisiche e tre società che costituiscono il cuore dell’unità che fornisce contractors e che ha attirato per la prima volta l'attenzione internazionale nel 2014, quando ha sostenuto i separatisti filo-russi nel Donbass. Oggi l'organizzazione, si legge nelle conclusioni del Consiglio Affari esteri, è accusata di gravi violazioni dei diritti umani, tra cui tortura ed esecuzioni e uccisioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, o attività di destabilizzazione in diversi paesi in cui operano. Al momento i suoi uomini sarebbero presenti in Siria, Libia, Ucraina e nella Repubblica Centrafricana e starebbe espandendo “la sua presenza maligna” nel Sahel. Finanziato da Yevgeny Prigozhin, un oligarca noto come “il cuoco di Putin” per la sua vicinanza al presidente russo e le sue numerose attività nella ristorazione e nel catering, il gruppo è sospettato di connessioni con l'apparato di sicurezza russo, sebbene Mosca abbia sempre negato qualsiasi legame. “Gli attivisti di questo gruppo riflettono i metodi della guerra ibrida condotta dalla Russia. Rappresentano una minaccia e creano instabilità in un certo numero di paesi in tutto il mondo”, ha detto ai giornalisti l’alto rappresentante per politica estera dell'UE Josep Borrell.
La partita sul confine orientale?
È in questo contesto che si apre domani a Bruxelles il summit sul Partenariato orientale. Un vertice preparato con cura dai ministri degli esteri dei 27 e da quelli del partenariato: Armenia, Azerbaigian, Georgia, Moldova e Ucraina, con l’assenza della Bielorussia perché il regime di Alexander Lukashenko ha deciso di autoescludersi. È qui, sul confine orientale, che prende corpo l’ultimo e più concreto nodo del contendere tra Europa e Russia: guadagnare terreno nelle ‘zone grigie’ dell’Europa Orientale. Il posizionamento dell’Unione non è incoraggiante: è innegabile che nonostante siano stati fatti passi avanti, la crescita economica della regione sia irregolare, la corruzione e le riforme assenti o molto incerte. La stanchezza e l’assenza di una visione comune sull’importanza strategica della regione hanno indebolito il progetto finalizzato ad attrarre i sei paesi nella sfera di influenza europea. Al contrario, il Cremlino usa tutti i mezzi a sua disposizione per ridurre la sovranità e l’indipendenza dei sei paesi, un tempo parte dell’Unione Sovietica. “La pazienza sta finendo, soprattutto per il trio che ha già firmato accordi di associazione con l'UE: Georgia, Ucraina e Moldova – osserva Liana Fix del Körber-Stiftung Institute –. Ma per molti stati membri dell'Unione, in particolare la Francia, il partenariato orientale è esattamente l'opposto: uno strumento per stabilizzare il vicinato, non per allargare l’Europa, che ha già abbastanza difficoltà a gestire il processo dei Balcani occidentali”.
Il commento
Di Aldo Ferrari, Head osservatorio Russia, Caucaso e Asia Centrale ISPI
“Per Mosca, la minaccia di uno stop al gasdotto Nord Stream 2 è l’ultimo atto di uno scontro sempre più aperto con un Occidente che, da parte sua, non tiene in nessun conto le esigenze di sicurezza della Russia.
Gli avvenimenti di questi giorni si inseriscono e confermano la tendenza di un generale peggioramento delle relazioni osservato negli ultimi anni. Una deriva progressiva e che appare oramai irreversibile, alimentata dagli Stati Uniti - che insistono nel voler dividere il mondo in 'buoni' e 'cattivi' - e caratterizzata da un’aperta ostilità di molti paesi europei nei confronti di Mosca”.
* * *
A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online Publications)