Sappiamo tutti che l’attualità internazionale è dominata dalla guerra che sta sconvolgendo l’Ucraina. Nello stesso tempo questa è solo una parte dell’agenda del vertice di Madrid, programmato sotto ben altri auspici.
Il lettore interessato a questi temi, che poi non sono altro che quelli della sicurezza internazionale, può ricordare che nel dicembre del 2019 si era svolto un Summit a Londra, con la decisione di procedere ad una riforma dell’organizzazione, dopo 70 anni.
Ricordiamo che la Nato è stata fondata nel 1949 da 12 paesi, tra cui l’Italia, e che con il passare del tempo è arrivata a 30 membri, tra i quali è necessario trovare il consenso per prendere le decisioni. Quindi, la percezione delle minacce è a volte divergente, e la coesione tutt’altro che scontata.
Al centro il “burden sharing” tra Stati Uniti ed Europa, criticato dalla presidenza Trump, ma anche ben altre questioni.
Mentre la dimensione militare è cresciuta bene negli anni e si è evoluta in linea con i tempi, quella politica mostrava i segni dell’età. In altre parole, si era deciso di adeguare i vecchi meccanismi di consultazione che finivano per lasciare indietro l’Alleanza rispetto alle nuove realtà.
L’ambizione del processo di riforma era di riportare la vecchia Alleanza, che ha servito così bene nella guerra fredda e nelle crisi dell’ex Jugoslavia, al centro della nuova scena internazionale, almeno come luogo di consultazione delle grandi democrazie occidentali sui principali temi strategici.
Inutile a dirsi, la preoccupazione per l’ascesa veloce e determinata della potenza cinese era il punto focale dell’attenzione americana.
Da queste basi era partita una riflessione che poi Il Segretario Generale aveva chiamato “Nato 2030”, un percorso che ora confluisce nel nuovo Concetto Strategico da approvare nel “summit” madrileno. Chiariamo che il Concetto Strategico è la declinazione delle linee guida dell’Alleanza, e indica le priorità che i governi alleati vedono all’orizzonte. Si tratta quindi di un documento ufficiale ed importante, che viene rinnovato ogni 10-12 anni. Quello ora in vigore era stato varato a Lisbona nel 2010 e identifica tre aree prioritarie: la difesa collettiva; la gestione delle crisi; la nuova sicurezza cooperativa
Venendo a noi, la guerra ucraina ha devastato lo scenario proposto, obbligando i paesi membri a fare scelte molto difficili. Negli ultimi mesi si è scritto e parlato ogni giorno di questa guerra, che ha creato una vera e propria tempesta perfetta.
Guidata dal progetto di ricostituire il quadro geografico della vecchia Unione Sovietica e partita da valutazioni approssimative di una facile vittoria, essa ha già prodotto una frattura profonda fra due popoli che prima non esisteva, e che richiederà generazioni per essere ricomposta.
Sappiamo che quasi tutti i paesi membri hanno deciso di sostenere l’ostinata difesa ucraina, compreso con l’invio di armamenti, con la sottile distinzione di difendere il paese aggredito, senza toccare il suolo dell’aggressore. E la vicenda continua ad evolvere mentre scriviamo.
È da notare, In ogni caso, che abbiamo finora assistito ad una imprevista coesione in campo occidentale. La guerra ha “dirottato” il vertice, con un impatto sul processo di riforma e sulle valutazioni di scenario globale. Il summit sembra quindi avere due binari paralleli: da una parte prendere ancora decisioni sul conflitto fra Russia e Ucraina, scelte tutt’altro che facili con ricadute in settori diversi. Dall’altra approvare il Concetto Strategico, che invece rivolge uno sguardo generale ai temi della sicurezza internazionale.
La Nato rimarrà un ‘organizzazione regionale, ma con un accento sui partner globali. La presenza dei Primi ministri di Giappone, Corea, Australia e Nuova Zelanda rappresenta una novità assoluta che farebbe versare fiumi di inchiostro se la scena non fosse occupata da altro.
Verrà sottolineato il ruolo delle nuove tecnologie, dallo spazio all’intelligenza artificiale. Queste sono le nuove frontiere della comunità umana ed è doloroso doversi invece concentrare su un conflitto convenzionale, una guerra di ieri.
La Cina verrà nominata per la prima volta, comunque con un linguaggio attento che non la definisce come avversario, ma piuttosto come un competitore con cui è necessario confrontarsi in varie maniere.
Il cambiamento climatico e la sicurezza, il terrorismo, il disastro ambientale, la resilienza dei popoli intesa in senso ampio, l’osservanza dell’ordine internazionale, queste sono altre grandi tematiche che vengono prese in considerazione.
Da un punto di vista nazionale, il quadro geografico è importante. La Nato non dovrà guardare solo ad est ma anche a sud, da dove provengono evidenti minacce. Parliamo quindi del mondo arabo, come anche del Sahel e dell’Africa. Questi nomi compariranno nel documento finale per la prima volta.
Il principio di sicurezza a “360 gradi” è stato citato in altri vertici dell’Alleanza. Vi è da sperare che questa visione acquisti una vera concretezza.
L’Italia, che ha sempre svolto un ruolo di primo piano, ha le carte in regola per chiedere ai partner una condivisione in aree per noi importanti come Il Mediterraneo e i Balcani.
Il nefasto conflitto, che scorre davanti ai nostri occhi, impedisce alle democrazie occidentali di dedicarsi completamente ai grandi temi del futuro, come era stato desiderato. Ai capi di Stato e di Governo rimane il non invidiabile compito di compiere comunque scelte di visione e saggezza.