Africa: l’Uganda sogna il dopo Museveni
Salta al contenuto principale

Form di ricerca

  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED

  • login
  • EN
  • IT
Home
  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED
  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Digitalizzazione e Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Formazione ad hoc
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI

  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Digitalizzazione e Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Formazione ad hoc
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI
Africa

L'Uganda sogna il dopo Museveni

13 gennaio 2021

Social bloccati e tensioni alla vigilia del voto: in Uganda la sfida è tra il presidente Museveni, a caccia del sesto mandato, e Bobi Wine una star del pop che ha avvicinato i giovani alla politica.

 

Tra poche ore l’Uganda andrà al voto per le elezioni presidenziali e parlamentari e, per la prima volta, guarda con speranza ad un candidato che potrebbe spuntarla su Yoweri Museveni. Si tratta Robert Kyagulanyi Ssentamu, cantante molto popolare e noto al grande pubblico come Bobi Wine. Durante la campagna, caratterizzata da tensioni, intimidazioni e arresti di massa lo stesso Wine è stato arrestato due volte, ufficialmente per aver violato le restrizioni imposte causa pandemia. Un tempo celebrato come un esponente della nuova generazione di leader africani moderati e riformatori, Museveni – oggi a caccia di un sesto mandato dopo 35 anni al potere - ha contribuito a plasmare il voto del paese: ha riportato la pace, dopo una brutale guerra civile durata oltre 20 anni nelle regioni del centro-nord, ha contrastato con successo la diffusione dell’Hiv e portato una relativa prosperità economica. L'Uganda inoltre rimane un fermo alleato dell'Occidente contro il terrorismo. I soldati ugandesi ingrossano le fila dei caschi verdi dell’Unione Africana e i peacekeeper dell’Onu e sono presenti in vari scenari di guerra, tra cui la Somalia. Complice un’abile gestone della propria immagine di ‘affidabile patriarca’ in patria e all’estero, Museveni è considerato un pilastro della stabilità dell'Africa centro-orientale. Ma nel paese, in cui l'80% della popolazione ha meno di 30 anni e ha sempre conosciuto solo lui come presidente, il malcontento per il crescente autoritarismo, la corruzione e le disparità sociali sono ormai in costante aumento.

 

 

 

Minacce ai candidati e social oscurati?

A due giorni dal voto, la decisione del governo di oscurare i social network e le app di messaggistica fa discutere. A chi lo aveva accusato di voler silenziare l’opposizione, Museveni ha risposto di non avere avuto altra scelta, dopo che Facebook aveva rimosso alcuni account a sostegno del suo partito, il Movimento di Resistenza Nazionale (Mrn).  Nei giorni scorsi, Facebook aveva annunciato la chiusura di una serie di account fake, riconducibili al ministero dell’Informazione, e che venivano utilizzati per fare propaganda a favore del presidente. Secondo Afrobarometro il 14% degli Ugandesi si informa quotidianamente sui social. Nel paese la tensione è alta e sia l’Unione Europea che gli Stati Uniti hanno deciso di non inviare osservatori per monitorare un procedimento di voto che non rispetterebbe gli standard democratici. Anche per questo sono in pochi a ritenere che Museveni possa non ottenere un nuovo mandato. Inoltre – con un presidente al potere ininterrottamente dal 1986 -  l’Uganda non ha mai gestito una pacifica transizione dei poteri e non è chiaro cosa farebbero i militari nel caso di una sua sconfitta.

 

Chi è Bobi Wine?

Tra gli 11 candidati che sfideranno il presidente ce n’è uno che sta facendo parlare di sé. Il suo nome d’arte è Bobi Wine ed è una star del pop in Uganda, dove il suo attivismo politico gli è valso il soprannome di “presidente del ghetto”. Wine è nato 38 anni fa in uno slum di Kampala e nel 2017 ha fatto ufficialmente il suo ingresso in politica vincendo un seggio in parlamento. La sua ascesa ha infiammato i giovani ugandesi anche tra chi non aveva mai mostrato interesse per la politica. E il voto dei giovani, nel secondo paese al mondo dopo il Niger per età media più bassa (il 75% degli ugandesi ha meno di 30 anni), è un elemento da non sottovalutare. Non a caso uno dei punti del programma dello sfidante riguarda misure da intraprendere per contrastare la disoccupazione giovanile e favorire l’apertura dell’economia in modo da integrare fasce della popolazione e minoranze etniche rimaste ai margini dello sviluppo e del benessere. Nei testi delle sue canzoni, un misto di rap e reggae, Bobi Wine parla di problemi sociali e politici, come la disoccupazione, la violenza e la povertà delle baraccopoli e la repressione del dissenso. La sua carriera politica si inserisce sulla scia di quella di diversi giovani artisti africani che, sfidando le vecchie élite al potere, suonando la grancassa del cambiamento e del rinnovamento politico. E poche ore fa ha ottenuto l’endorsement di Wole Soyinka, premio Nobel per la letteratura e tra i più influenti intellettuali africani.

 

Museveni presidente a vita?

Salito al potere nel 1986 dopo aver guidato una rivolta armata che portò al rovesciamento dei governi di Idi Amin e Milton Obote, Museveni ha condotto l’Uganda fuori dalla povertà e ha inaugurato un’era di relativa stabilità. Una ‘storia di successo’ che si è via via deteriorata negli anni, con il conflitto civile nel nord e le incursioni dell’esercito ugandese nel Congo Orientale, ma che ha contribuito a creare un legame solidissimo tra Museveni e la comunità di donatori internazionali. Per questo poche voci si sono levate quando, nel 2004, l’approvazione di un emendamento costituzionale cancellò il limite di due mandati presidenziali. Nel 2017 il parlamento di Kampala eliminò anche la regola sul limite di età reintroducendo il vincolo dei due mandati, ma solo a partire dal 2021. In base alle nuove regole, il presidente, che ha ancora molti sostenitori soprattutto nelle zone rurali, potrebbe governare fino al 2031.

In quest’ottica, la decisione dell'Ue di non inviare osservatori per il voto, rivela le preoccupazioni per il corretto svolgimento del processo elettorale, ma è difficile che a tali preoccupazioni segua  una chiara sconfessione dei risultati. Una posizione ambigua che riflette, inoltre, il timore che una rottura con Museveni favorisca il suo abbraccio con Russia e Cina. “Fintanto che i donatori inseriranno le loro relazioni con l'Uganda nella cornice della stabilità regionale – osservano gli esperti di African Arguments -  il gioco di Museveni non perderà il suo potere persuasivo. Allo stesso tempo, la storia ci ha insegnato che le politiche di stabilità a breve termine tendono a ritorcersi contro chi le mette in campo”.

 

Il commento

Di Giovanni Carbone, ISPI Head Africa Programme

 

Trent’anni fa, una promettente voce africana affermò che “il problema dell’Africa in generale, e dell’Uganda in particolare, non è la gente ma sono i leader che vogliono restare troppo a lungo al potere”. Da allora, il presidente ugandese Yoweri Museveni – era lui a scrivere – ha perso la giovinezza ma non la poltrona. Dopo 35 anni al vertice, è diventato lui stesso uno dei leader africani storicamente più longevi al governo. Il paradosso è che nel frattempo il panorama attorno a lui è cambiato. Non solo perché non ci sono più Reagan a Washington e la Thatcher a Londra – come al suo esordio – ma perché nella stessa Africa, pur tra alti e bassi, i capi di governo restano oggi in carica ben meno di quanto non accadesse in passato. Il giovane Museveni sarebbe stato il più acerrimo nemico del vecchio Museveni.

 

* * *

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications) 

Ti potrebbero interessare anche:

L'espansione diplomatica di Israele in Africa
Matteo d'Avanzo
Scuola Normale Superiore e INALCO
Africa: Papa Francesco e le altre guerre
Africa: nuove sfide per Pechino
Elisa Gambino
University of Manchester
Africa: tour de force
Davos e disuguaglianze
Post-COP27: Whither An African Climate Agenda?
Rafiq Raji

Tags

Africa Uganda Yoweri museveni Bobi Wine
Versione stampabile

Iscriviti alla Newsletter Daily Focus

SEGUICI E RICEVI LE NOSTRE NEWS

Iscriviti alla newsletter Scopri ISPI su Telegram

Chi siamo - Lavora con noi - Analisti - Contatti - Ufficio stampa - Privacy

ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) - Palazzo Clerici (Via Clerici 5 - 20121 Milano) - P.IVA IT02141980157