La Commissione europea ha pubblicato oggi una comunicazione diretta ad altre istituzioni dell’Unione europea (UE) riguardo al piano che la Commissione, guidata dalla presidente Ursula von der Leyden, vorrebbe perseguire in ambito digitale nei i prossimi cinque anni. Il documento intitolato Shaping Europe's digital future rappresenta un tassello fondamentale che si aggiunge alla già ricca architettura digitale dell’Unione. Esso va a delineare dottrinalmente cosa l’Unione europea vuole in ambito digitale. Un esercizio necessario, specialmente per testimoniare la propria diversità, peculiarità e innovazione rispetto ad altri attori globali. Infatti, a livello internazionale, il vecchio continente sembra svolgere un ruolo secondario nella competizione attualmente in corso in ambito di ricerca e sviluppo tecnologico che vede Stati Uniti e Cina in prima linea. Ad ogni modo, l’UE, e pertanto tutti noi, non può considerarsi disinteressata o non coinvolta da quello che sta succedendo, per almeno due ordini di motivi. La crescente digitalizzazione delle nostre società e la conseguente dipendenza dall’estero per prodotti/servizi tecnologici/digitali comporta, in primo luogo, un disequilibrio geopolitico importante che deve essere affrontato coscienziosamente. In particolare, la capacità di innovazione e di progresso tecnologico rappresenta uno dei motori di ascesa o viceversa di declino delle potenze a livello internazionale. In secondo luogo, la dipendenza tecnologica che gli stati europei vivono nei confronti di altri paesi pone delle sfide e dei pericoli che potrebbero minare la sicurezza del nostro continente su molti livelli. Sebbene possa sembrare “eterea” la sicurezza cibernetica delle tecnologie che utilizziamo tutti i giorni, essa ha delle implicazioni molto concrete e tangibili per le nostre economie, la nostra privacy e la nostra democrazia. La Comunicazione della Commissione deve essere letta e analizzata alla luce di questo contesto. Vediamo brevemente cosa propone.
La Commissione europea rende subito chiaro che l’obiettivo è quello di sviluppare un approccio alla tecnologia fondato sui valori europei, che metta la persona al centro. Che cosa implica ciò? Significa riconsiderare il progresso e lo sviluppo tecnologico alla luce di quelli che sono i principi diventati cardine negli ordinamenti europei. Innanzitutto il rispetto dei diritti della persona che si devono estendere anche alla sfera digitale e del cosiddetto Stato di Diritto perché ciò che vale nel mondo reale sia riscontrabile anche nel mondo digitale (si può davvero considerare questo come un piano diverso?), come ad esempio per ciò che concerne i principi che si applicano alla proprietà intellettuale o al diritto dei lavoratori. Ma non solo. Significa anche prendere atto della diversa conformazione del tessuto socio-economico del nostro continente, in cui le piccole medie imprese costituiscono la spina dorsale della nostra prosperità per fornire risposte normative adeguate. Partendo da queste premesse, il documento delinea tre grandi aree di intervento, per far sì che l’Unione europea non sia più un “un vaso di coccio in mezzo a tanti vasi in ferro”:
- Una tecnologia che funzioni per le persone. L’UE può influenzare come la tecnologia venga implementata ed utilizzata rispettando il diritto e i valori europei. Ciò vale sia per le grandi piattaforme che per gli utenti stessi. Significa anche proteggere i dati dei cittadini da un uso improprio o per fini malevoli, inclusa la disinformazione e la manipolazione elettorale. Per questo fine si può intervenire sia sulle piattaforme stesse, responsabilizzandole – ma anche sugli utenti, formandoli ed educandoli.
- Una economia digitale corretta e competitiva. Permettere all’innovazione europea di fiorire e di crescere in quest’arena dominata da giganti (siano essi americani o asiatici) implica sviluppare un concetto di sovranità europea anche nell’ambito digitale. Per ottenere ciò bisogna coordinare gli sforzi a livello di ricerca e sviluppo, sviluppare degli standard sicurezza cibernetica che siano applicati a tutti, sostenere in maniera attiva le aziende europee che vogliano beneficiare dagli sviluppi tecnologici di ultima generazione (inclusa blockchain, intelligenza artificiale - AI, quantum computing), sviluppare una tassazione efficace anche per i giganti del web.
- Una società digitale e sostenibile. L’UE ambisce ad un uso della tecnologia che migliori le condizioni del nostro pianeta e della nostra condizione di vita. L’idea quindi di una tecnologia al servizio di principi socio-ecologici finalizzati non più ad assoggettare la natura (come nel caso delle rivoluzioni industriali) alla volontà umana, ma per dare all’uomo la capacità di preservarsi e preservare l’ambiente in cui vive.
In termini di implementazione, la Commissione europea si è dotata di indicatori specifici da raggiungere in cinque anni. Tra questi: aumentare abilità digitali dei cittadini dal 57% al 70%, triplicare la quantità di imprese che usano AI, raggiungere il 10% di riduzione di CO2 in tutti i settori attraverso l’utilizzo di tecnologia digitale. Inoltre, a questa Comunicazione faranno seguito altri documenti programmatici più specifici che andranno a fornire le linee guida per l’implementazione di azioni chiave (come ad esempio il White Paper sull’Intelligenza Artificiale – pubblicato proprio oggi – e il Digital Education Plan, previsto per l’autunno di quest’anno).
La Commissione con questa Comunicazione prosegue il cammino già intrapreso dall’Unione europea di sviluppare un proprio approccio normativo alla questione digitale in un’ottica di rafforzare la propria “sovranità tecnologica” facendo riferimento ai propri valori fondanti. Da un lato vi è una visione forte e chiara di quello che si vuole per noi stessi in termini di sviluppo digitale e tecnologico – dove le aziende europee possono farsi strada; dall’altro si prosegue nel definire cosa ci si aspetta dagli altri in termini di sviluppo tecnologico ed economico, come nel caso degli standard di sicurezza cibernetica e di tassazione sull’economia digitale. Il fine è quello di non rimanere passivamente alle dipendenze di altri fornitori di tecnologia, siano essi attori statali o privati. Non è un progetto facile e può avere ripercussioni geopolitiche importanti. Le implicazioni di politica estera e di sicurezza infatti sono sempre più transattive per quanto concerne la dimensione tecnologica. In condizioni di dipendenza ciò può tradursi anche in una situazione di svantaggio negoziale nei confronti degli altri attori internazionali. Con questa Comunicazione, la Commissione europea traccia il solco da seguire per mantenere la barra dritta, per rimanere integri, su un terreno accidentato e pieno di vasi di ferro.