Cinque navi d’altura e un trasporto costiero con una decina di velivoli ed elicotteri e circa 1.500 militari. Il dispositivo schierato principalmente dalla Marina Militare per far fronte all’ennesima emergenza immigrazione nell’ambito dell’operazione di soccorso umanitario battezzata “Mare nostrum” suscita qualche perplessità circa le dimensioni dello strumento e gli obiettivi dell’operazione. Si tratta infatti di una forza d’altura che non sostituisce le navi costiere di Capitaneria di Porto e Guardia di Finanza che finora hanno gestito l’emergenza immigrati, ma le affianca costituendo di fatto una sorta di linea avanzata di monitoraggio e soccorso in alto mare e forse a ridosso delle acque libiche da dove proviene la gran parte dei flussi migratori illegali.
Una forza d’altura incentrata sulla nave da assalto anfibio San Marco, sede del comando dell’operazione e di un ospedale in grado di offrire servizi di primo soccorso a naufraghi o immigrati raccolti in mare. Due fregate lanciamissili classe Maestrale e due pattugliatori d’altura classe Cassiopea o Comandanti (o corvette classe Minerva) completano il dispositivo con un trasporto costiero classe Gorgona. I velivoli assegnati a “Mare nostrum” con compiti di ricerca, soccorso e trasporto comprendono 4 elicotteri AB 212, 2 EH-101 dotati di radar per la scoperta di obiettivi anche di piccole dimensioni come i gommoni, aerei da pattugliamento che variano dai piccoli Piaggio P-180 ai grandi bimotori Atlanti gestiti dall’Aeronautica che metterà in campo anche un UAV (drone) Predator.
Obiettivi
Sia il ministro della Difesa, Mario Mauro, che quello degli Interni, Angelino Alfano, hanno riferito che “Mare Nostrum” ha il compito di soccorrere in mare i migranti per evitare nuove tragedie come quelle già verificatesi nelle acque di Lampedusa. «Sarà un'operazione militare e umanitaria. Nel Mediterraneo meridionale ci sarà un rafforzamento del dispositivo di sorveglianza in alto mare, che è già presente, ma noi lo andiamo a incrementare» ha detto Mauro. Alfano ha invece sottolineato l’aspetto della sicurezza. «L’Italia rafforza la protezione della frontiera» perché «c'è la deterrenza che si ha dal pattugliamento, più l'intervento delle Procure cha già in due circostanze hanno sequestrato le navi e arrestato l'equipaggio». Il governo non ha parlato di respingimenti, ma il ministro Mauro ha aggiunto che le imbarcazioni individuate verranno «scortate verso il porto più sicuro e più vicino, non necessariamente italiano».
L’esperienza però insegna che ben difficilmente si potrà contare sulla disponibilità di Malta o Grecia ad accogliere immigrati, mentre le continue pressioni di Roma sul governo libico per sollecitare la collaborazione della polizia locale nei controlli sulla fascia costiera del paese devono fare i conti sul fatto che il premier libico Alì Zeidan non ha il controllo neppure dell’albergo di Tripoli nel quale alloggia e dove il 10 ottobre un gruppo di miliziani lo ha prelevato sequestrandolo per sei ore.
Difficile quindi comprendere se “Mare Nostrum” persegua anche obiettivi diversi dal semplice soccorso in mare così come nulla è stato reso noto circa le regole d’ingaggio che verranno utilizzate contro scafisti e imbarcazioni dei trafficanti di esseri umani. Le dimensioni e le dotazioni delle unità navali assegnate all’operazione inducono a ritenere possibile un impiego non solo umanitario perché è evidente che fregate lanciamissili da 3.300 tonnellate, così come una nave da assalto anfibio da 8.000, non sono le unità più adatte (anche in termini di costi) per svolgere puri compiti di soccorso mentre per un eventuale ruolo di deterrenza nei confronti di piccoli mercantili o “navi madre” gestiti dai trafficanti di essere umani sono più che sufficienti i cannoni da 76 millimetri dei pattugliatori.
San Marco e Maestrale risulterebbero invece utili a bloccare le imbarcazioni in uscita dai porti libici e scortare il ritorno sulle coste nordafricane dei migranti raccolti in mare in buone condizioni di salute. Oltre all’ospedale la San Marco imbarca un nucleo di carabinieri, un reparto di fucilieri di Marina e dispone di elicotteri e mezzi da sbarco, mentre le fregate Maestrale sono in grado di offrire un buon supporto di fuoco in caso di attacchi da parte delle milizie libiche. Certo si tratta solo di ipotesi, ma anche l’impiego dei droni a lunga autonomia (fino a 30 ore) Predator B ha poco senso se verranno utilizzati per cercare in mare le piccole imbarcazioni dei migranti. Ben più proficuo sarebbe impiegarli per tenere sotto stretto controllo i porti libici di Zuara e Misurata registrando tempestivamente la partenza delle barche di migranti. Del resto, in assenza di azioni di respingimento “Mare Nostrum” otterrebbe l’effetto indesiderato di favorire un incremento dei flussi garantendo il trasporto in Italia dei migranti fin da subito dopo la partenza dalle coste libiche, favorendo così i trafficanti che aumenterebbero in breve tempo il loro già vertiginoso giro d’affari.
I costi
L’aspetto finanziario non è secondario in un’operazione che si inserisce in un contesto economico che rende difficile giustificare all’opinione pubblica nuovi esborsi per operazioni militari e per l’accoglienza di stranieri. Non a caso il Ministero della Difesa non ha reso noto il costo di “Mare Nostrum” mentre il ministro Mauro si è limitato a dire che le spese aumenteranno rispetto al milione e mezzo al mese spesi finora per il dispositivo costiero. Valutazioni di un costo di 3 o 4 milioni mensili sembrano irrealistiche mentre è più probabile che la spesa raggiunga almeno i 12 milioni al mese tenendo conto delle indennità d’imbarco del personale e dei costi vivi di gestione di navi e velivoli riportati nei dettagli nella tabella allegata.
FREGATE MAESTRALE 60 mila euro/giorno
LPD SAN MARCO 45 mila euro/giorno
PATTUGLIATORI 12/15 mila euro/giorno
TRASPORTO COSTIERO 4 mila euro/giorno
ELICOTTERI AB 212 4 mila euro/ora di volo
ELICOTTERI EH 101 7 mila euro/ora di volo
PATTUGLIATORI P-180 2 mila euro/ora di volo
DRONI PREDATOR 3 mila euro/ora di volo
PATTUGLIATORI ATLANTIC 13 mila euro/ora di volo
Fonte: Tabelle di onerosità Marina Militare e Aeronautica Militare
Di fatto il solo dispositivo navale d’altura (le sei navi della Marina) costano 200 mila euro al giorno mentre i velivoli imbarcati ne assorbiranno in media almeno altri 100 mila, ma solo se le ore di volo verranno limitate a 15 al giorno, ipotesi ben poco probabile. I fondi per sostenere lo sforzo sono stati stanziati a inizio ottobre nell’ambito di un decreto per l’emergenza immigrazione che prevede 190 milioni di euro inclusi gli stanziamenti per l’assistenza ai profughi e immigrati già sbarcati in Italia (circa 36 mila dall’inizio dell’anno) più altri 20 milioni per assistere i tanti minori sbarcati. A questi fondi dovrebbero aggiungersi 30 milioni stanziati dall’Unione europea che ancora una volta non ha certo brillato per efficacia e rapidità nella gestione dell’emergenza immigrazione nelle acque italiane.
Il supporto delle istituzioni europee, richiamato e sollecitato da Roma, non sembra infatti capace di offrire contributi concreti in tempi brevi come anche la solidarietà dei partner se si esclude la decisione del governo sloveno di assegnare uno dei due pattugliatori della sua Marina all’operazione “Mare Nostrum”. L’agenzia Ue per i confini, Frontex, non sembra in grado di mettere in campo nessuna unità navale nel Canale di Sicilia mentre il sistema di rilevamento Eurosur non sarà operativo fino a dicembre, quando le condizioni del mare dovrebbero aver già ridotto le traversate
Gianandrea Gaiani, direttore AnalisiDifesa.