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Scontro tra navi
Mediterraneo orientale: battaglia navale tra Grecia e Turchia
26 Agosto 2020

La tensione tra Grecia e Turchia nel Mediterraneo orientale rischia di innescare una escalation militare. La Germania prova a mediare ma Erdogan non cede: "Prenderemo quello che è nostro".

 

Nel Mediterraneo orientale si gioca, e neanche troppo, a fare la guerra. I governi di Atene ed Ankara, che continuano a dirsi “pronti al dialogo”, si rinfacciano da mesi ingerenze e incursioni illegittime nel tratto di mare al largo di Cipro, il cui sottosuolo è ricco di idrocarburi. La scorsa settimana la situazione è sembrata precipitare quando una nave da ricognizione turca – che scortava un’altra nave destinata all’esplorazione di giacimenti di gas naturale - e una nave da guerra greca si sono scontrate. L’incidente è avvenuto in acque rivendicate da entrambi i paesi, che da anni si contendono il controllo di questo pezzo di mare e che per aggiungere nuova linfa all’escalation in corso hanno annunciato esercitazioni militari contrapposte nelle acque dell'isola di Creta. L’annuncio, da parte greca, sembra essere una risposta al Navtex - un avviso di restrizione alla navigazione - diramato da Ankara per informare che le operazioni di esplorazione inizialmente annunciate fino al 2 agosto, saranno estese fino al 27. È la goccia che fa traboccare il vaso, considerato che per Atene quella turca è una violazione delle proprie acque territoriali. Una situazione potenzialmente esplosiva, quella tra i due paesi, entrambi membri Nato, a cui guarda con preoccupazione anche l’Unione Europea, schierata al fianco di Atene contro le perforazioni turche nel Mediterraneo orientale. Al punto che il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas è volato nelle due capitali per cercare di stemperare la tensione.

 

Acque bollenti?

La zona marittima del Mediterraneo orientale è diventata una delle principali aree di interesse energetico, quando a partire dal 2009 sono stati scoperti ingenti giacimenti di gas naturale. La scoperta ha fatto ipotizzare la realizzazione di un gasdotto EastMed, che dovrebbe collegare il Mediterraneo orientale con l’Europa continentale attraverso gli attracchi in Grecia e Italia. Dai progetti di sfruttamento energetico così concepiti tuttavia, rimaneva esclusa la Turchia: per questo a fine 2019 il governo di Ankara firmò un accordo sulle Zone economiche esclusive (Zee) con la Libia in cambio di assistenza militare al governo di Tripoli. Per tutta risposta, a inizio agosto, la Grecia ha firmato un accordo con l’Egitto per delimitare una Zee, che però include alcune aree rivendicate da Ankara.

 

 

 

Il nodo Cipro?

Quella per il Mediterraneo orientale è solo l’ultima di una lunga serie di dispute che vedono Ankara e Atene su fronti contrapposti. La crisi dei migranti, la battaglia ideologico-religiosa sulla recente riconversione di Santa Sofia voluta dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ne sono esempi eloquenti. Ma la disputa più grave tra i due paesi è quella per l’isola di Cipro, divisa tra la Repubblica di Cipro, di influenza greca e riconosciuta a livello internazionale, e la Repubblica turca di Cipro Nord, riconosciuta soltanto dalla Turchia. Il fatto che Ankara rivendichi l’esistenza di uno stato non riconosciuto dalla comunità internazionale genera ulteriori difficoltà nelle dispute sullo sfruttamento delle risorse dell’area e nel 2019 l’Unione Europea ha imposto sanzioni alla Turchia per aver trivellato illegalmente nelle aree attorno a Cipro del Nord.

 

 

Venti di guerra?

È in questo contesto che hanno preso il via oggi a sud di Cipro le esercitazioni militari congiunte di Grecia, Cipro, Francia ed Italia. Come se non bastasse, i funzionari greci hanno reso noto che anche gli Emirati Arabi Uniti invieranno i loro caccia per unirsi all’addestramento congiunto. E il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha annunciato in parlamento che il governo sta lavorando a un disegno di legge che estenderà le acque territoriali della Grecia nel Mar Ionio da 6 a 12 miglia nautiche. La Turchia ha avvertito che una mossa simile da parte della Grecia verso est costituirebbe un "casus belli".

L'escalation Grecia-Turchia sarà al centro della riunione informale dei ministri degli Esteri Ue che si terrà domani e venerdì a Berlino, presidente di turno dell’Ue, con Atene intenzionata a chiedere sanzioni contro Ankara. Ma Erdogan annuncia che “Ankara non cede e non è disposta a fare concessioni su ciò che è nostro” e ammonisce la controparte greca dal commettere errori “che potrebbero determinare la sua rovina”. Heiko Maas invita a stemperare i toni e avverte: “Nel Mediterraneo orientale si sta giocando col fuoco. Chi si avvicina sempre di più all’abisso può a un certo punto cadere. Questo è uno sviluppo che vogliamo evitare”.

 

 

Il commento

Di Matteo Colombo, ISPI Associate Research Fellow e ECFR Pan-European Junior Fellow

 

“La Turchia è sempre stata il convitato di pietra nei negoziati internazionali sul Mediterraneo orientale e ha saputo sfruttare a suo vantaggio la mancanza di una posizione unitaria a livello europeo. Oggi però, la sua retorica aggressiva sembra rivolta soprattutto alla propaganda interna, mentre l’obiettivo reale di Ankara è quello di avere voce in capitolo nelle dinamiche di prezzo, estrazione e vendita del gas”.

 

 

***

 

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications)

 

 

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