FOCUS - Il grande mercato arabo delle smart cities
Da Casablanca ad Amman, da Dubai a Riyadh si susseguono i progetti di digitalizzazione dei servizi nelle città della regione MENA. Nuove realtà urbane che si collocano oggi in posizione di punta nel mercato globale delle smart cities il cui valore è stimato raggiungere i 2,57 trilioni di dollari nel 2025 (Rapporto Grand View Research). La crescita significativa sia della telefonia mobile sia del traffico dati su cloud in Medio Oriente fa da sfondo a un fenomeno che sembra destinato ad ampliarsi. In questo contesto, dunque, puntare sul miglioramento della connettività è diventata una priorità nel processo di trasformazione delle città della regione che puntano a diventare sempre più intelligenti. Questo risponde a una precisa esigenza: fare fronte alla sostenuta crescita demografica dei paesi dell’area MENA. Secondo le prospettive di crescita delle Nazioni Unite per il 2050, la popolazione di quest’area è attesa aumentare del 50%, con tassi di urbanizzazione intorno al 70%. Continua a leggere →
di Valeria Talbot e Tobia Zevi
ARABIA SAUDITA - “Vision 2030”: il bilancio di MBS
A più di due anni dal suo lancio, si può tentare di delineare un bilancio preliminare di Saudi Vision 2030. La roadmap, annunciata da Mohammed Bin Salman, si propone di trasformare l’economia e la società del regno, riducendone la dipendenza da idrocarburi, potenziando il settore privato, integrando maggiormente il paese nel sistema economico internazionale e modernizzandone l’assetto sociale. Fino a ora i risultati appaiono in chiaro-scuro. Continua a leggere →
di Simone Zuccarelli
PERCHE' MENA WATCH
MENA Watch è lo strumento di ISPI per le imprese, che si aggiunge alle tante pubblicazioni sull’area e agli eventi, tra cui Rome MED - Mediterranean Dialogues. L’obiettivo è delineare gli scenari geopolitici e geoeconomici per l’area, con focus su tendenze emergenti e opportunità di business.
IL DATO
È il valore in dollari del prestito che la Cina ha promesso di erogare agli stati dell’area mediorientale per favorirne la crescita economica.
EAU - In arrivo nuova legge per investitori esteri
È prevista per il quarto trimestre 2018 l’entrata in vigore della nuova legge sugli investimenti negli Emirati Arabi Uniti. Secondo le dichiarazioni del governo, questa autorizzerà la creazione di imprese a capitale totalmente straniero negli EAU. A oggi, ciò è possibile solo nelle numerose Zone Economiche Speciali presenti nel paese; nel resto del territorio, gli stranieri possono partecipare in società registrate negli Eau con non più del 49% del capitale. La decisione rientra in un pacchetto di riforme economiche volte a raggiungere gli obiettivi fissati nella roadmap emiratina, la National Vision 2021. Alla stregua di quelli delle altre economie del Golfo, questo programma mira a diversificare l’economia, favorendo il settore privato e incentivando gli investimenti stranieri, con il fine di trasformare gli EAU in un paese sempre più internazionale e business friendly. Una direzione, questa, tanto più incoraggiata e necessaria in vista di Expo Dubai 2020. Allo stesso tempo, questa misura potrebbe rivelarsi utile anche per aumentare l’occupazione locale: secondo alcuni analisti, l’autorizzazione alla fondazione di suddette società potrebbe essere subordinata all’assunzione di un numero minimo di cittadini emiratini da parte di ogni nuova impresa. Al fine di attrarre eccellenze internazionali che possano contribuire positivamente allo sviluppo dell’economia locale, la nuova legge sugli investimenti prevedrà anche l’emissione di visti della durata di 10 anni per imprenditori e professionisti di varie categorie, quali il settore hi-tech e l’ambito medico-scientifico. Visti della durata di 5 o 10 anni, in base al rendimento accademico, saranno invece destinati agli studenti internazionali, un provvedimento che sembra evidenziare l’intenzione del governo di creare un settore educativo di eccellenza a livello mondiale.
QATAR - Obiettivo autarchia per l’Emirato
L’emirato del Qatar sta costruendo uno zuccherificio per rendersi autosufficiente nella raffinazione dello zucchero e dunque indipendente dalle importazioni dai paesi della regione. Questa scelta fa parte di un’ampia e articolata strategia autarchica intrapresa da Doha all’indomani del blocco imposto nel giugno 2017 da Arabia Saudita, EAU, Bahrein ed Egitto che accusavano l’emirato di sostenere il terrorismo e di mantenere stretti legami con l’Iran. Nonostante il Qatar sia riuscito a tamponare gli effetti negativi del boicottaggio grazie a ingenti riserve bancarie nazionali e rotte di importazione alternative, l’isolamento regionale ha comunque obbligato il paese a rivedere il proprio sistema economico, basato principalmente su produzione ed esportazione di petrolio e gas naturale – il Qatar è il primo esportatore di gas liquefatto al mondo – e sull’importazione di gran parte dei beni di prima necessità. Questa revisione si inserisce peraltro in un percorso di diversificazione economica che sta coinvolgendo tutte le monarchie del Golfo, in seguito alla crisi del prezzo del petrolio del 2014. È in questo duplice quadro che si inserisce la Strategia nazionale per lo sviluppo 2018-2022, a sua volta parte della ‘Qatar National Vision 2030’, che mira appunto a diversificare l’economia, attrarre investimenti stranieri e innalzare i livelli di autosufficienza alimentare. L’obiettivo per il 2022 è quello di arrivare a coprire con la produzione nazionale il 30% del fabbisogno di carne e il 65% di prodotti ittici. A febbraio 2018, già il 98% dei polli disponibili a Doha era di produzione locale, così come l’82% dei latticini, forniti da mucche che sono state appositamente trasportate via aerea verso il Qatar. Il governo sta inoltre organizzando iniziative per promuovere questa strategia: alla fiera ‘Made in Qatar’ di dicembre 2017, è seguita, nell’aprile 2018, la prima Mostra sull’autosufficienza economica in Qatar.
IL MERCATO
Il 18 dicembre, l’Arabia Saudita annuncerà il vincitore dell’appalto per la realizzazione del primo parco eolico saudita, Dumat al-Jandal. Tra i quattro offerenti anche l’italiana Enel Green Power.
LA CURIOSITA'
Si è tenuta a Erbil, nel Kurdistan iracheno, dal 2 al 4 settembre 2018, la prima edizione della Kurdistan Fashion Week.
INFRASTRUTTURE - Algeria, Tunisia e Marocco: insieme per i Mondiali 2030?
Marocco, Algeria e Tunisia stanno considerando la possibilità di presentare una candidatura congiunta per ospitare i Mondiali di calcio del 2030. Una partnership tra Tunisi, Algeri e Rabat, ancora in fase di definizione, potrebbe avere risvolti positivi a livello politico, economico e infrastrutturale. Dal punto di vista politico, i rapporti tra Marocco e Algeria sono tesi da decenni a causa della disputa sul Sahara Occidentale, tanto che il confine comune è chiuso dal 1994. Un conflitto, questo, che ha risonanza a livello continentale: non è escluso che proprio per questo la maggior parte dei paesi dell’Africa Subsahariana che sostengono il Fronte Polisario (movimento politico per l’autodeterminazione del Sahara Occidentale sostenuto anche da Algeri) abbia votato contro la candidatura di Rabat ai mondiali 2026, che è stata infatti respinta. Tuttavia, già in quella sede, il voto favorevole dell’Algeria non solo è apparso come un segnale positivo per una futura distensione dei rapporti tra i due paesi, ma ha anche indotto il Marocco a proporre una candidatura congiunta ai vicini nordafricani. A livello economico e infrastrutturale, un evento organizzato nei tre paesi, oltre a favorire la costruzione di strutture adatte ad ospitare i numerosissimi eventi sportivi previsti da un torneo mondiale, sarebbe l’occasione per aumentare i collegamenti regionali: nonostante l’Unione del Maghreb Arabo (UMA) leghi Marocco, Algeria, Tunisia, Libia e Mauritania dal 1989, questa zona è una delle regioni meno integrate del mondo, con una percentuale di commercio intra-regionale che si attesta intorno al 4% (dati UNECA). Per incrementare gli scambi e i rapporti regionali, sarebbero necessarie infrastrutture di collegamento che agevolino i flussi di merci e persone tra i paesi, presupposto per la realizzazione di una zona di libero scambio, che costituiva peraltro uno degli obiettivi della fondazione dell’UMA. Se l’offerta di Marocco, Tunisia e Algeria fosse effettivamente presentata e risultasse vincente nelle votazioni che si terranno nel 2022, potrebbe essere un punto di partenza per aumentare l’integrazione tra i tre paesi e in generale tra i paesi dell’UMA, prospettando una progressiva collaborazione politica ed economica sul medio-lungo periodo.
INVESTIRE IN - Egitto: privatizzazioni e infrastrutture smart
Il Cairo è la città africana più attraente per gli investimenti: è quanto emerso da un report Onu, secondo cui la capitale egiziana sarebbe più appetibile per gli investitori internazionali persino di Johannesburg (Sud Africa), grazie soprattutto alla presenza di Zone Economiche Speciali, che facilitano il flusso di investimenti diretti esteri. Due anni dopo aver intrapreso un programma di importanti riforme strutturali l’economia egiziana ne sta cogliendo i primi frutti. Continua a leggere →
di Lorena Stella Martini