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Ispi Watch

MENA: una bussola per le imprese in un’area in evoluzione

05 Dicembre 2018

FOCUS - Energie rinnovabili: i paesi MENA investono

La regione MENA si trova di fronte a un significativo aumento della domanda di energia elettrica, conseguenza dell’espansione delle attività del settore industriale e delle costruzioni. È quanto emerge dal MENA Power Industry Outlook, che stima in 6,2 miliardi di dollari il valore totale dei progetti elettrici nella regione a fine settembre 2018.

Continua a leggere →

di Valeria Talbot, ISPI

 

PREVISIONI SACE - L'Algeria cambia strategia: quali opportunità per l'Italia?

Gli ultimi 4 anni sono stati particolarmente difficili per l’Algeria e hanno reso necessaria l’adozione di politiche emergenziali, non prive di rischi anche per gli investitori esteri.  Continua a leggere → 

di Valentina Cariani, Country Risk Analyst SACE

 

INVESTIRE IN - Marocco: porta di ingresso per il business in Africa

La Casablanca Finance City (CFC) è una zona economica e finanziaria speciale, lanciata ufficialmente nel 2010 come strumento chiave per attirare investimenti diretti esteri (IDE) e promuovere lo sviluppo economico del Marocco. Attraverso agevolazioni fiscali e procedure semplificate per i visti, la CFC si sta affermando come un importante hub finanziario a livello internazionale ed è diventata intermediario chiave rilievo tra centri d’investimento esteri e l’Africa, facendo del Marocco un punto d’entrata sempre più rilevante per gli investitori esteri verso il continente a sud del Sahara. Proprio in quest’ottica si inseriscono due partnership firmate dalla CFC con importanti centri finanziari cinesi: alla fine di ottobre, un memorandum d’intesa con Lujiazui Financial City, l’autorità finanziaria di Shangai per promuovere lo sviluppo sostenibile dell’Africa in materia finanziaria; a maggio 2018, un memorandum simile con la Xicheng Financial District Development Institution di Pechino. Il Marocco si è così recentemente posizionato primo a pari merito con il Sud Africa nel 2018 Ernst & Young Africa Attractiveness Survey per attrazione di investimenti diretti esteri. Inoltre, grazie all’approvazione di nuove policy favorevoli alle imprese, ha recentemente guadagnato 9 posizioni nel ranking “Doing Business 2019” della Banca Mondiale.

 

KUWAIT - "Silk City" Nuovo ponte tra Medio Oriente e Asia

Il 18 novembre scorso a Pechino, Cina e Kuwait hanno firmato un’importante intesa volta alla creazione di un polo economico internazionale d’avanguardia, noto come ‘Silk City’ e situato nella capitale dell’emirato Al-Kuwait. La scelta del nome non è casuale, in quanto la ‘Città della Seta’ è progettata per diventare l’anello di congiunzione tra le aspirazioni internazionali del Kuwait, codificate nella strategia ‘New Kuwait 2030’, e la ormai nota e ambiziosa Belt and Road Initiative (BRI) cinese. Silk City verrà costruita in più fasi nell’arco di 25 anni e rappresenterà un enorme investimento stimato in poco meno di 100 miliardi di dollari. Con un’area di 250 chilometri quadrati la nuova città sorgerà su cinque isole artificiali – Failaka, Warba, Boubyan, Miskan and Awha – che ospiteranno una delle più grandi aree duty-free al mondo, con negozi, resort, centri servizi e numerose attrazioni. Nell’area, dotata di un aeroporto internazionale sarà costruito il più grande porto marittimo del Kuwait, il Mubarak Al-Kabeer, con una capacità di 24 moli per navi portacontainer. La Mubarak Al-Kabeer Tower, un grattacielo alto più di 1.000 metri, rappresenterà il gioiello architettonico della città e la sua principale attrazione. L’accordo con la Cina prevede inoltre un importante rafforzamento della partnership bilaterale sul piano della difesa e un ampio coinvolgimento di aziende cinesi, Huawei su tutte, per lo sviluppo tecnologico e la gestione della cyber-sicurezza nella rete infrastrutturale kuwaitiana. In una prospettiva geopolitica più ampia, il progetto denota l’ambizione del Kuwait di rafforzare la propria influenza nell’area mediorientale, proponendosi come un’alternativa agli altri paesi del Golfo, quali Qatar o Emirati Arabi Uniti.

PERCHE' MENA WATCH

MENA Watch è lo strumento di ISPI per le imprese, che si aggiunge alle tante pubblicazioni sull’area e agli eventi, tra cui Rome MED - Mediterranean Dialogues. L’obiettivo è delineare gli scenari geopolitici e geoeconomici per l’area, con focus su tendenze emergenti e opportunità di business.

L'INFOGRAFICA

IL DATO

200 milioni
è il numero di passeggeri previsto per il nuovo aeroporto di Istanbul quando sarà a pieno regime (oltre 100 compagnie aeree e più di 300 destinazioni).

INNOVAZIONE - Boom di co-working dal Golfo al Maghreb

Negli ultimi anni anche in Medio Oriente e Nord Africa si è affermato il fenomeno del co-working. Gli Emirati Arabi Uniti detengono il primato in materia, anche se i co-working spaces si stanno progressivamente diffondendo in tutta la regione: in particolare, Egitto, Giordania, Libano, Marocco e Tunisia. Oltre a un ambiente lavorativo dinamico e aperto all’innovazione tecnologica, i co-working spaces forniscono agli imprenditori delle startup e ai lavoratori freelance locali un luogo per avviare la propria attività a un costo vantaggioso (a Urban Station al Cairo il costo per una scrivania può variare da 30 a 50 EGP, circa 1,5-3 euro, al giorno a seconda del numero di ore). Oltre all’aspetto economico, ciò che attrae i lavoratori in questi luoghi è la possibilità di trovare diversi servizi, come connessione Wi-Fi super veloce, caffetteria, meeting room, oltre a orari flessibili (a volte 24 ore su 24, 7 giorni su 7) e non da ultimo, la possibilità di un continuo scambio di idee con persone provenienti da ambiti lavorativi diversi (dalla tecnologia al business e al settore sociale). I co-working spaces non sono solo luoghi di lavoro, ma offrono anche attività ricreative, come ad esempio lezioni di yoga (Nadi al Quoz, Dubai), tavoli da ping-pong (NewWork Lab di Casablanca) e piscine (Cogite,Tunisi). In alcuni casi, questi spazi sono finanziati e sponsorizzanti da grandi aziende, come l’AstroLabs di Google a Dubai. In altri, sono nati dallo spirito di iniziativa di giovani imprenditori che hanno sperimentato altrove questa realtà e hanno deciso di replicarla nel proprio paese.

 

ENERGIA - Italia e Francia in prima fila sul fronte algerino 

Dopo oltre 44 anni in Algeria si torneranno a condurre esplorazioni petrolifere offshore con la partecipazione di importanti società straniere. In occasione del recente “Algeria Future Energy” summit, la compagnia di stato Sonatrach ha siglato infatti una serie di accordi con Eni e con la francese Total per potenziare la propria capacità estrattiva e di esportazione in un’ottica di rilancio dell’economia interna, fortemente penalizzata dalla diminuzione dei prezzi delle risorse energetiche iniziata nel 2014. In partnership con Total e Sonatrach, Eni avrà la possibilità di esplorare una vasta area marina a largo della costa algerina con la speranza di poter replicare le importanti scoperte fatte in acque egiziane nel corso del 2015. L’impegno di Eni in Algeria va quindi letto in un’ottica di lungo periodo, come ha confermato il CEO Claudio Descalzi, a dimostrazione di come l’azienda italiana continui a mantenere il proprio focus prioritario sulla sponda sud del Mediterraneo. Ma anche il CEO di Total, Patrick Pouyanné, ha dichiarato a margine del summit di Algeri che la compagnia francese “farà maggiori investimenti nel paese africano grazie al ritorno di un clima di fiducia” e stabilità. Nel contempo, Eni e Total sono decise a conservare ed espandere la propria attività anche sulla terraferma algerina. La società italiana vanta una presenza operativa più che trentennale nel paese da cui deriva il 27% delle importazioni di gas italiane nel 2017. I proficui rapporti con Sonatrach hanno garantito a Eni il 49% delle tre concessioni del bacino di Berkine, un’area desertica nel nord del paese. Total, dal canto suo, non è certo rimasta a guardare e lo scorso giugno si è accordata con la compagnia di stato algerina per un’estensione per ulteriori 25 anni del contratto relativo allo sfruttamento del giacimento di gas Tin Fouyé Tabankort (TFT) sul quale i francesi sono azionisti al 26%. La società francese ha inoltre potenziato e diversificato le proprie attività, investendo in svariati settori dell’energia, incluso il petrolchimico, come dimostra il recente accordo in consorzio con Sonatrach per la costruzione, ad Arzew, di un impianto di lavorazione del propano, in cui Total prevede di investire circa 650 milioni di dollari.

 

LA FERROVIA

Il treno più veloce dell’Africa è stato inaugurato in Marocco a novembre e viaggerà tra Tangeri e Casablanca. Il progetto è costato 2,4 miliardi di dollari e i treni viaggeranno a una media di 320 km/h.

IL VIDEO

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LA NEWS

23% è la percentuale che detiene la Gran Bretagna, sul totale dei paesi non appartenenti all’Organizzazione della Conferenza Islamica (OIC), delle attività finanziarie gestite secondo la finanza islamica. Il totale delle attività di finanza islamica nei paesi non-OIC ammonta a 30 miliardi di dollari ed è solo l'1,4% di tutte le attività finanziarie islamiche nel mondo.

 

INFRASTRUTTURE - Business Forum A Rome MED 2018

Le infrastrutture sono state il tema centrale del Business Forum che si è svolto lo scorso 22 novembre nell’ambito della Conferenza Rome MED – Mediterranean Dialogues. “The Imperative of Growth in the Mediterranean Region. Why Infrastructure Matters”: questo il titolo del Forum organizzato in collaborazione con Confindustria e con la knowledge partnesrhip di McKinsey & Company. È stata sottolineata la stretta relazione tra infrastrutture e crescita economica, come emerge dal recente rapporto della società di consulenza “Outperformers: high-growth emerging economies and the companies that propel them” che analizza la performance economica di diversi paesi in un periodo di 50 anni.

Nel 2017 la spesa per infrastrutture nella regione MENA si è attestata 4,16 miliardi di dollari, pari a solo il 6% della spesa globale nel settore infrastrutturale. Essenziale per rivitalizzare gli investimenti nel settore è stato il ruolo della Banca europea per gli investimenti (BEI), che ha emesso finanziamenti per 11 miliardi di euro negli ultimi dieci anni, con progetti rilevanti quali la realizzazione del MED Port Complex di Tangeri o la costruzione della centrale solare di Ourzazate (sempre in Marocco), una delle maggiori al mondo. Dal 2016 la BEI ha in effetti lanciato la Economic Resilience Inititative, che ha già prodotto 35 investimenti aggiuntivi per 3,2 miliardi di euro nel Sud del Mediterraneo.

Nel complesso, gli investimenti diretti esteri (IDE) nella regione del Mediterraneo sono stati colpiti dalla crisi economica globale e dall’instabilità regionale. Nel periodo 2015-2017, infatti, il valore degli IDE si è più che dimezzato rispetto al biennio 2007-2009, passando da un valore medio annuo di 97 miliardi di dollari a 41 miliardi. L’area ha dunque bisogno di investimenti per realizzare il suo potenziale e rendere il Mediterraneo una piattaforma di sviluppo in grado di connettere economie e culture. Per facilitare la ripresa degli IDE il Forum ha sottolineato la necessità di pianificare con largo anticipo e in maniera centralizzata investimenti che hanno un chiaro beneficio per i cittadini e/o per la produttività; mantenere stabile il quadro regolamentare; utilizzare strumenti finanziari capaci di attrarre capitali privati; e infine, disporre di istituzioni capaci di gestire tutte le fasi del processo.

 

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MENA Geoeconomia sviluppo economia
Versione stampabile
A cura dell’Osservatorio Geoeconomia dell’ISPI
ricerca e redazione: Giorgia Gusciglio e Federico Borsari, Research Trainees, MENA Centre
supervisione scientifica:  Valeria Talbot e Arturo Varvelli, Co-Heads, MENA Centre 
 
Coordinamento editoriale
Sara Cristaldi, Senior Advisor ISPI, Co–Head Osservatorio Geoeconomia
 

In collaborazione con SACE 

 
Nella foto: Un impianto eolico a Midlet (Marocco)
 
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