Il 9 novembre scorso, il giorno dopo la vittoria di Donald Trump, la Cancelliera Merkel, facendo gli auguri al neo-presidente, stilò una lista di valori come condizione per continuare la collaborazione transatlantica: democrazia, libertà, rispetto del diritto e della dignità umana indipendentemente dal paese di origine, dal colore della pelle, dalla religione, dal sesso e dall’orientamento sessuale. Più che un messaggio di auguri sembrava un messaggio di sfida di una cancelliera che dall’estate del 2015 aveva fatto della società aperta e dell’accoglienza un punto fermo della sua azione politica. Tutto lasciava presagire all’aprirsi di una fase di tensione tra Berlino e Washington e invece le diplomazie dei due paesi hanno lavorato per rafforzare le già solide relazioni tra i due paesi. In questo senso va letta la lunga intervista del 16 gennaio scorso rilasciata da Trump alla Bild, il giornale più nazional-popolare di Germania. Interpretata da molti come un attacco alla Germania e ai valori occidentali vista la dichiarazione di Trump riguardo all’obsolescenza della Nato e l’accusa alla Germania di dominare l’Europa. In realtà, il presidente degli USA, pur criticando Merkel per la sua politica sui rifugiati, le aveva fatto un elogio passato quasi inosservato: “non la conosco ma ho la sensazione che sia una persona straordinaria, una straordinaria condottiera”. Un secondo passo in avanti verso l’avvicinamento tra Merkel e il governo statunitense è avvenuto un mese dopo, a Monaco di Baviera, durante l’annuale Sicherheitskonferenz, uno dei più importanti appuntamenti di politica internazionale. Il vicepresidente americano, Mike Pence, alla presenza della cancelliera Merkel, ha tranquillizzato i paesi europei sul futuro della Nato (“Gli Stati Uniti continueranno a sostenerla”), ma ha anche chiesto un maggiore impegno internazionale ai paesi europei e alla Germania. Da parte sua, la cancelliera ha affermato di sentirsi obbligata al raggiungimento del 2 per cento del Pil d’investimento in difesa militare (ora è all’1,2%), come richiesto dal governo degli Stati Uniti ben prima dell’insediamento di Trump. Al contempo, la ministra della Difesa Ursula von der Leyen ha annunciato progetti di armamento in collaborazione con altri paesi europei (in particolare con Francia e Norvegia).
Così le posizioni dei governi di Germania e Stati Uniti si sono molto ravvicinate – le premesse di metà novembre non facevano prevedere certo uno scenario simile – grazie anche agli incontri della ministra della Difesa Ursula von der Leyen con il ministro degli Esteri Sigmar Gabriel a Washington in febbraio. In questo senso la visita di Merkel a Trump non è una sorpresa, ma parte di un importante percorso che comprende anche il G20. La Germania, che ne ha assunto la presidenza dal 1° dicembre 2016 (fino al 30 novembre 2017), non ha alcun interesse ad aprire una crisi dei rapporti bilaterali con gli Stati Uniti durante il proprio mandato (che ha come messaggio “Shaping an interconnected World”) in una fase storica molto delicata in cui in Occidente si sta diffondendo una tendenza politica contraria alla globalizzazione che mette in discussione le relazioni multilaterali.
In questo senso Merkel, che incontrerà Trump anche nella veste di presidente del G20, intenderà scoraggiarlo riguardo al suo progetto di una tassa di confine per proteggere le imprese americane. Secondo Berlino, infatti, una simile tassa viola sia le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), di cui gli Usa fanno evidentemente parte, sia il trattato fiscale tra la Germania e gli Stati Uniti.
In altri termini, Merkel andrà a Washington con un messaggio chiaro a favore del libero mercato e della globalizzazione. La cancelliera potrà farsi forte di una maggiore indipendenza della Germania dall’economia degli Stati Uniti che non sono più il primo partner commerciale della Repubblica Federale, superati, infatti, dalla Cina (al primo posto) e dalla Francia (al secondo).
Insomma, Angela Merkel non intende arretrare rispetto ai suoi principi e valori. Ci tiene però ad arrivare all’appuntamento più importante del G20 – il 7 e 8 luglio ad Amburgo in cui si incontreranno i capi di stato e di governo – senza tensioni internazionali aggiuntive, considerando, da una parte, la già precaria stabilità politica dell’Unione Europea, e, dall’altra, sia le continue tensioni con la Turchia di Erdogan sia la sempre complicata relazione con la Russia di Putin. La cancelliera non può permettersi di essere marginalizzata da un asse Trump-Erdogan-Putin. D’altronde, come ha affermato un funzionario dell’amministrazione Trump nell’annunciare la visita della cancelliera tedesca, il presidente intende chiedere ad Angela Merkel delucidazioni sulla crisi in Ucraina, riconoscendole una lunga esperienza nelle relazioni con la Russia. Si tratta evidentemente di un tema delicato in cui non sono in gioco solo le relazioni tra la Germania e gli Stati Uniti, ma più in generale il ruolo dell’Unione Europea e la strategia da intraprendere con Vladimir Putin.