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Il voto

Midterm USA 2022: L'America al bivio

07 novembre 2022

Tutto pronto per le elezioni di metà mandato. Biden e Trump entrambi in Pennsylvania per eventi elettorali e c’è chi parla di ‘prova generale’ per il 2024.

 

Inflazione, sicurezza, aborto e diritti: è su questi temi che gli Stati Uniti vanno al voto, domani, per le elezioni di metà mandato. In gioco ci sono tutti i 435 seggi della Camera dei rappresentanti e un terzo (35) di quelli del Senato, ma anche la quasi totalità delle Assemblee statali, 36 governatori e 27 segretari di stato. Finora oltre 41 milioni di elettori hanno già espresso la loro preferenza grazie al voto anticipato, indicando una tendenza ad un’alta affluenza. La sfida è sul filo del rasoio: gli ultimi sondaggi danno i Repubblicani in vantaggio alla Camera, mentre al Senato la distanza è minima. Ma in palio – ha avvertito Joe Biden – c’è molto più del semplice controllo sul Congresso: “Dobbiamo votare per il futuro della la democrazia”, ha detto il presidente. “Ci sono più di 300 candidati repubblicani a cariche statali, locali e federali che negano le elezioni del 2020, affermando che non ho vinto, anche se le centinaia di tentativi di contestazione sono tutti falliti, anche nei tribunali repubblicani”, ha detto Biden. “Ora è tutto nelle vostre mani. Sono ottimista. Vedo l’America riaffermarsi alla guida del mondo nel ventunesimo secolo”.

 

Make America great again, again?

Di tutt’altro avviso, ovviamente, l’ex presidente Donald Trump che nel suo comizio a Latrobe, Pennsylvania, a sostegno dei candidati repubblicani ha esortato gli elettori: “Se volete salvare il sogno americano votate repubblicano a queste elezioni”. Cappellino rosso con l’immancabile scritta “Make America great again”, lo slogan che lo portò alla vittoria nel 2016, il tycoon ha poi attaccato “le politiche radicali dell'estrema sinistra” e assicurato: “Metteremo fine alla carriera di quella pazza di Nancy Pelosi per sempre”. Trump ha ribadito che le elezioni del 2020 sono state truccate e rubate, l’argomento centrale di quella che i media hanno soprannominato la ‘Big Lie’ e che intossica il dibattito politico americano. “È una vergogna, una vergogna”, ha insistito il tycoon, chiedendo retoricamente ai suoi sostenitori perché invece di convocarlo sui fatti del 6 gennaio “la Commissione della Camera non indaga su quel voto?”. L’ex presidente ha poi accusato il suo successore di “aver consentito alla Russia di devastare l'Ucraina”. E ha avvertito che “la Cina contro Taiwan sarà la prossima”. Trump ha quindi lasciato intendere che si candiderà alle elezioni presidenziali del 2024. “Non lo dirò in questo momento – ha affermato – Ma vi prometto, che tra pochissimo tempo vi darò una notizia che vi renderà molto felici”.

 

Una poltrona per tre?

A pochi chilometri di distanza e poche ore dopo il comizio di Donald Trump, si è tenuto a  Philadelphia l’evento di chiusura della campagna elettorale dei democratici al quale sono intervenuti Joe Biden e Barack Obama. Si sono ritrovati così tutti e tre in Pennsylvania, due ex presidenti e un presidente in carica, per tirare la volata ai rispettivi partiti in uno degli stati cruciali di queste elezioni, dove i democratici rischiano di giocarsi il controllo al Senato. Nel suo intervento Obama ha sottolineato che “le elezioni di medio termine non sono uno scherzo”, e che “un presidente non può agire da solo”. “Voi avete un presidente incredibile alla Casa Bianca – ha aggiunto – e può continuare a fare cose grandiose se votate. Può fare anche di più, ma dipende da voi”. Per Biden, che a fine mese compirà 80 anni, salire sul palco con il suo ex capo è stato l'evento clou di un tour de force che nell'ultima settimana l'ha portato da una costa all'altra degli Stati Uniti. Biden si è affidato affida alla 'magia' di Obama – considerato ancora da molti l’unica ‘star’ del partito democratico – per spingere gli elettori del ‘Keystone State’ a votare Josh Shapiro come governatore e John Fetterman al senato. Se il primo sembra decisamente in vantaggio sul repubblicano Doug Mastriano, il secondo – non ancora del tutto guarito dalle conseguenze di un ictus – si contende sul filo di lana il seggio alla camera alta, contro il candidato trumpiano, Mehmet Oz.

 

Occhi puntati al 2024?

Le elezioni di midterm sono domani, ma entrambi gli schieramenti sembrano guardare già al 2024. In molti hanno notato che il fatto che Biden e Trump si trovassero a poche ore e a pochi chilometri di distanza in uno stato decisivo come la Pennsylvania sia la prova generale per una nuova sfida alle presidenziali del 2024. Nonostante l’età e condizioni che non appaiono proprio smaglianti, infatti, anche Joe Biden – secondo fonti vicine alla Casa Bianca – starebbe aspettando l’esito del voto per annunciare la sua ricandidatura alla presidenza. Salvo sorprese, una mossa simile dovrebbe mettere automaticamente fuori gioco i potenziali aspiranti dell’area moderata del partito democratico, a cominciare dalla vice presidente Kamala Harris. Ma alla sinistra del partito il Senatore Bernie Sanders, 81 anni, potrebbe considerare una nuova candidatura mentre Alexandra Ocasio-Cortez, astro nascente dell’ala progressista, compirebbe i 35 anni necessari per diventare presidente appena poche settimane prima del voto. Sul fronte repubblicano invece, oltre all’annuncio formale di Donald Trump, sembra ambire alla nomination anche il Governatore della Florida, Ron DeSantis. E tra i repubblicani che punterebbero alla Casa Bianca – secondo la stampa – ci sarebbe anche l'ex vice presidente Mike Pence, il governatore della Virginia Glenn Youngkin, e l'ex ambasciatrice all'Onu, Nikki Haley. Ipotesi, che per ora restano tali. Secondo i sondaggi se Trump scendesse in campo non ci sarebbero primarie che tengano, il candidato repubblicano più popolare sarebbe lui. 

 

Il commento 

di Mattew Wilson, Southern Methodist University Texas

“Anche se il suo nome non è sulla scheda, l'ex presidente Donald Trump incombe su queste elezioni quasi quanto l'attuale presidente. Trump e i suoi alleati hanno consentito ad aspiranti candidati non convenzionali di correre per il Senato in stati critici come il New Hampshire, la Pennsylvania, la Georgia, l'Ohio e l'Arizona. Secondo i sondaggi, molti stanno ora si stanno rivelando al di sotto delle aspettative, bloccati in gare serrate nonostante quello che dovrebbe essere un ambiente elettorale favorevole ai repubblicani. Se non si riveleranno all'altezza di elezioni considerate alla loro portata, consentendo ai Democratici di mantenere il loro minimo controllo del Senato, Trump e il suo movimento MAGA (Make America Great Again) saranno incolpati di aver sprecato un’opportunità per il partito. Se, al contrario, i sondaggi hanno sottovalutato il sostegno a questi candidati - come hanno fatto sia nel 2016 che nel 2020 per lo stesso Trump - e molti o tutti vinceranno, i toni e la postura MAGA più combattivi saranno enfatizzati, rafforzando sia Trump che la sua fazione all'interno del partito in vista della corsa presidenziale del 2024”. 

 

***

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications.

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