Quando si parla di European Green Deal e Carbon Neutrality non si può prescindere da un elemento fondamentale: il settore dei trasporti nell’UE è da solo responsabile del 27% delle emissioni di gas serra e, tra il 1990 ed oggi, l’aviazione e la navigazione marittima hanno incrementato le emissioni del 50%. Ma la vera parte del leone l’ha giocata il trasporto su gomma che contribuisce da solo al 71,7% delle emissioni nei trasporti, laddove le ferrovie invece hanno un impatto estremamente ridotto, pari a circa l’1%.
In un contesto di corsa internazionale verso la neutralità climatica, con i più importanti Paesi del mondo che hanno annunciato delle date per l’obiettivo di emissioni zero del proprio sistema economico e sociale, l’Unione Europea si è ritagliata un ruolo di leadership, annunciando per il 2030 un taglio delle emissioni del 55% e la neutralità climatica per il 2050. In questo quadro, quindi, assume un ruolo centrale la European Sustainable and Smart Mobility Strategy, adottata a dicembre 2020, che ha come obiettivo ultimo la decarbonizzazione dell’intero settore dei trasporti, che rappresenta il 5% del Pil europeo e occupa 10 milioni di persone.
La stessa crisi del Covid ha dimostrato come il mercato unico europeo sia fondamentale per il rifornimento di beni strategici tra gli Stati membri dell’UE e, come, restrizioni alla libera circolazione delle merci pongano seri rischi all’operatività delle catene del valore del Vecchio Continente. Rischi superati nell’attuale crisi attraverso l’istituzione emergenziale di green lanes – corridoi verdi – che hanno permesso il ripristino della circolazione dei beni essenziali tra i Paesi europei. È stata inoltre l’occasione per chiarire che la preservazione delle supply chains e un approccio europeo coordinato alla connettività sono essenziali per superare le crisi e rafforzare l’autonomia strategica dell’UE e la sua resilienza.
I Pilastri della Strategia
La strategia attua concretamente quanto già previsto dallo European Green Deal, ovvero la riduzione, entro il 2050, del 90% delle emissioni del settore dei trasporti. Per raggiungere tale obiettivo, tre sono i pilastri individuati: rendere tutte le modalità di trasporto sostenibili; azioni per spostare più traffico verso le modalità di trasporto maggiormente sostenibili (in particolare la ferrovia); l’internalizzazione dei costi esterni (in particolare le emissioni di inquinanti).
Il primo pilastro prevede la diffusione di veicoli a basse o zero emissioni, così come carburanti a emissioni ridotte o nulle per tutte le modalità di trasporto. In questo senso risulta centrale la nuova Strategia Industriale dell’UE adottata a marzo 2020, che ha come obiettivo il rafforzamento dell’autonomia strategica nei settori che saranno critici per l’evoluzione tecnologica e l’industria del futuro, con un preciso richiamo alla necessità di garantire la creazione di un’industria autonoma per quanto riguarda l’intera filiera della mobilità sostenibile. La Strategia industriale considera inoltre essenziali la creazione di alleanze per l’approvvigionamento comune di materiali rari per l’industria della mobilità, così come ha fortemente sostenuto la creazione di un’Alleanza europea per lo sviluppo di batterie ad alto rendimento, di cui fa parte anche l’Italia.
In questo quadro, una grande rivoluzione per la sostenibilità del settore trasporti potrebbe venire dallo sviluppo dell’idrogeno verde, grazie anche alla riduzione dei costi delle energie rinnovabili necessarie alla sua produzione a emissioni zero. L’idrogeno verde è fondamentale per rendere sostenibili e carbon neutral le modalità di trasporto di difficile o attualmente impossibile elettrificazione, in particolare il trasporto aereo, marittimo e quello pesante su strada. L’UE ha ben compreso la finalità strategica dell’uso di questo combustibile e l’8 luglio la Commissione ha adottato una comunicazione su una European hydrogen Strategy, indicante priorità e target per un rapido sviluppo della tecnologia. Secondo la strategia, entro la fine del 2024 è stata fissata l'installazione di almeno 6GW di elettrolizzatori di idrogeno rinnovabile nell'UE, e la produzione di fino a 1 milione di tonnellate di idrogeno rinnovabile. Entro il 2030, l'obiettivo è aumentato a 40GW, per diventare un elemento centrale del sistema energetico integrato dell'UE. Dal 2030 in poi, l'idrogeno rinnovabile sarà distribuito su larga scala in tutti i settori difficili da decarbonizzare, tra i quali i trasporti. Attraverso la European Clean Hydrogen Alliance, l'UE dovrebbe mobilitare fino a 53 miliardi di euro entro il 2030. Entro il 2025, saranno create 1000 stazioni di ricarica e circa un milione di punti pubblici di ricarica, che aumenteranno a 3 milioni nel 2030.
Il risultato di queste misure sarà l’entrata in circolazione di 30 milioni di veicoli a emissioni zero e di 80 mila camion entro il 2030, mentre entro il 2050 tutti i veicoli dovranno essere a emissioni zero. Non solo: dal 2030 entreranno in funzione le prime navi da trasporto a emissioni zero e, entro il 2035, sarà il turno degli aerei. Infine, i porti e gli aeroporti, fondamentali per la connettività internazionale dell’UE e per l’intermodalità, dovranno diventare nodi a emissioni zero.
Il secondo pilastro, inoltre, prevede lo spostamento del traffico verso modalità di trasporto maggiormente sostenibili. La centralità delle ferrovie nel piano di sviluppo economico e sostenibile dell’Unione è confermata dalla proposta della Commissione, appoggiata dal Consiglio, di istituire per il 2021 l’Anno europeo delle ferrovie come forma di trasporto verde, innovativa e sicura e come elemento fondamentale per una transizione verso una mobilità sostenibile e smart. Il Consiglio ha inoltre incaricato la Commissione di lanciare uno studio di fattibilità per la creazione di un’etichetta che promuova i prodotti trasportati attraverso rotaia. L’intenzione è quella di incoraggiare in tal modo una progressiva transizione verso il trasporto ferroviario delle merci, considerando che ancora il 75% della logistica avviene su gomma. Il focus degli investimenti si baserà sul completamento della rete core dei corridoi TEN-T della mobilità europea entro il 2030 e della realizzazione delle interconnessioni mancanti tra gli stessi corridoi core e comprehensive, l’eliminazione dei colli di bottiglia e l’interoperabilità tra i diversi mezzi di trasporto, assicurando come prerequisito la sostenibilità di tutti gli interventi sia nella fase di progettazione e costruzione, che in quella di esercizio.
Con l’introduzione del Quarto pacchetto ferroviario del 2016 e la liberalizzazione del mercato ferroviario europeo, l’obiettivo della Commissione è il rafforzamento del mercato unico ferroviario, e il potenziamento dei collegamenti a lunga distanza tra le città europee. Un ruolo centrale sarà inoltre giocato dall’innovazione tecnologica: l’intelligenza artificiale e la digitalizzazione dei trasporti permetteranno la creazione di una mobilità intelligente, anche attraverso la diffusione dei veicoli a guida autonoma.
Quanto costerà la mobilità sostenibile?
Per la realizzazione di questi obiettivi le necessità finanziarie saranno ingenti. La Commissione europea stima tra il 2021 e il 2030 investimenti di 130 miliardi di euro l’anno per lo sviluppo di veicoli a emissioni zero e le infrastrutture per la ricarica. Inoltre, la trasformazione digitale e verde delle infrastrutture dei trasporti richiederà ulteriori 100 miliardi di euro l’anno, che si sommano ai 300 miliardi necessari per la conclusione della rete TEN-T. Un impegno che sarà coperto in larga parte dal nuovo bilancio pluriennale 2021-2027 (con un ruolo centrale del Connecting Europe Facility – CEF) e dai fondi del Next Generation EU.
Ma un ruolo centrale sarà giocato anche dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI), con l’obiettivo di produrre un effetto leva e attrarre investimenti privati. È fondamentale ricordare che, nel novembre 2019, la BEI ha lanciato una nuova strategia per il clima e una New Energy Lending Policy, diventando di fatto la Banca per il clima dell'UE. La BEI terminerà il finanziamento dei progetti sui combustibili fossili a partire dalla fine del 2021, avendo allineato tutte le attività finanziarie agli obiettivi dell'Accordo di Parigi alla fine del 2020. Le nuove attività di prestito saranno incentrate sull'efficienza energetica, sulle energie rinnovabili, tutte le infrastrutture energetiche necessarie alla transizione. a BEI aumenterà gradualmente la quota dei suoi finanziamenti dedicati all'azione per il clima e alla sostenibilità per raggiungere il 50% di tali investimenti nel suo portafoglio entro il 2025. Questi obiettivi sono inclusi nella Climate Bank Roadmap 2021-2025 e nello European Investment Bank Investment Report 2020/2021 del gennaio 2021, volti a sbloccare almeno 1 trilione di euro di investimenti dedicati alla riduzione dell’impatto climatico e la sostenibilità ambientale da parte di partner pubblici e privati entro il 2030.
La diplomazia verde della mobilità
Per realizzare i suoi obiettivi interni in termini di mobilità sostenibile e smart, l’UE non può tuttavia prescindere dall’assicurare che tutta la mobilità internazionale che interessa il Continente garantisca il rispetto di condizioni di equa competizione internazionale, reciprocità e di un level playing field. A tal fine l’obiettivo della Commissione è promuovere l’uso degli standard tecnici, sociali, ambientali nei fora internazionali e nei rapporti bilaterali. Gli stessi obiettivi di neutralità climatica e di trasformazione digitale dell’economia europea e del settore dei trasporti richiedono un coordinamento con i maggiori partner internazionali per potersi ritenere credibili: a tal fine, nei trattati riguardanti il trasporto marittimo e aereo, nonché all’interno di organizzazioni internazionali quali l’IMO e l’ICAO, l’UE si pone l’obiettivo di definire i più alti livelli di standard nel campo della sicurezza e protezione ambientale, in particolare nella riduzione delle emissioni. Infine, un ruolo centrale assume la Politica europea di vicinato che, nel quadro degli accordi e degli investimenti per migliorare la connettività regionale, in particolare nell’Est europeo, nei Balcani e nel vicinato meridionale con i Paesi del Nord Africa.
Una sfida complessa e composita, che richiederà ingenti sforzi in termini industriali, finanziari e in termini di accordi internazionali. Ma si tratta di un passaggio obbligato se l’UE vorrà conservare il ruolo di leader nella transizione energetica e garantire una maggiore competitività del suo tessuto economico nella sfida geopolitica dell’era post-Covid.