Introduzione
Negli ultimi mesi i temi dell’energia e dell’ambiente sono stati spesso al centro dell’attenzione mediatica. In particolare per i risvolti sul piano politico, ma anche per le dinamiche economiche. A dominare il palcoscenico internazionale è stato infatti in prima istanza il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, le cui prime visite estere e partecipazioni internazionali hanno suscitato grande clamore. Ma a tener banco è stato anche l’altalenante andamento dei prezzi del petrolio, soprattutto con l’approssimarsi del meeting Opec nel quale si sarebbe deliberato per il proseguimento o meno dell’accordo di taglio della produzione.
Dopo le decisioni di politica energetica e ambientale relative al panorama domestico, con l’Ordine esecutivo presidenziale sulla promozione dell’indipendenza energetica e della crescita economica del 28 marzo, Trump ha iniziato a smantellare l’eredità del suo predecessore sul piano internazionale, in particolare sul tema del climate change e dell’Accordo di Parigi. Per volontà degli Stati Uniti, è saltata la dichiarazione congiunta sul clima durante il G7 Energia di Roma del 10 aprile, preambolo di quel che si sarebbe ripetuto al G7 di Taormina il 26 e 27 maggio. "Gli Stati Uniti sono nella fase di revisione delle loro politiche sui cambiamenti climatici e sull'Accordo di Parigi e dunque non sono nella posizione di dare il loro consenso su questi temi" è quanto si legge nel comunicato finale del vertice. Di pochi giorni successivi, l’annuncio ufficiale dell’uscita dall’Accordo, ritenuto non equo per gli Stati Uniti. Inevitabile che le ambizioni che avevano accompagnato il G7 Ambiente di Bologna dell’11 e 12 giugno venissero smorzate ancor prima del suo inizio, concludendosi sul piano climatico con una dichiarazione congiunta di soli sei paesi su sette.