Nazioni Disunite | ISPI
Salta al contenuto principale

Form di ricerca

  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED

  • login
  • EN
  • IT
Home
  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED
  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Digitalizzazione e Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Formazione ad hoc
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI

  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Digitalizzazione e Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
    • DataLab
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri su invito
    • Conferenze di scenario
    • Formazione ad hoc
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI
L'Assemblea Generale ONU

Nazioni Disunite

20 settembre 2022

Dopo due anni di pandemia, l’Assemblea Generale dell’Onu torna al Palazzo di vetro in presenza. Ma solo per constatare che il mondo è cambiato e le ‘Nazioni Unite’ sono in realtà sempre più divise.

 

Dopo oltre due anni di interruzione, a causa della pandemia di Covid-19, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite torna a riunirsi in presenza. Nel 2020, per la prima volta in 75 anni, l'incontro annuale si era tenuto virtualmente, mentre l'anno scorso si era optato per un formato ‘ibrido’, con alcuni paesi che avevano inviato le loro delegazioni e altre che avevano scelto di collegarsi da remoto. “Siamo molto felici di riavere l’Assemblea Generale in presenza dopo due anni”, ha detto il portavoce delle Nazioni Unite Stéphane Dujarric, aggiungendo che “la diplomazia dal vivo è fondamentale e insostituibile”. Eppure, la 77esima Assemblea Onu – alla quale interverrà tra qualche ora anche il primo ministro uscente italiano Mario Draghi – si apre in un’atmosfera cupa, oscurata dalla guerra in Ucraina, che sta polarizzando la comunità internazionale e dal moltiplicarsi di crisi, economiche, energetiche e ambientali, che sconvolgono l’ordine mondiale. Circa 157 capi di stato e rappresentanti di governo si alterneranno da martedì a domenica sul podio per cercare delle soluzioni. Un compito arduo: “Il nostro mondo è segnato dalla guerra, martoriato dal caos climatico, avvelenato dall'odio e svergognato dalla povertà, dalla fame e dalle disuguaglianze”, ha sottolineato António Guterres, segretario generale dell’Onu, per cui l’Assemblea “si riunisce in un momento di grande pericolo”, ma i leader riuniti a New York “devono fornire speranza attraverso il dialogo, i dibattiti e piani concreti per superare le divisioni e le crisi”.

 

 

Un mondo diverso?

Per la prima volta, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden non sarà il secondo a salire sul podio dopo il Brasile, che tradizionalmente apre gli interventi dei 193 paesi membri. Il suo discorso è stato spostato a domani, mercoledì, per consentirgli di partecipare con la first lady Jill al funerale della regina Elisabetta II. Se lo scorso anno, nel suo primo intervento dall’arrivo alla Casa Bianca, Biden aveva ribadito il ritorno della leadership globale americana dopo quattro anni di ‘America First’ e difeso la decisione di ritirare le truppe americane dall'Afghanistan, quest’anno – con ogni probabilità – il presidente insisterà sull’esigenza di promuovere la democrazia in un’era di autoritarismi crescenti. Ritornerà sull’importanza di tenere salda l’alleanza tra Europa e Stati Uniti allargandola a tutti i paesi che ne condividono i valori. Ma quando prenderà la parola – sottolinea il New York Times – lo farà in un contesto profondamente mutato dallo scorso anno. La guerra in Ucraina ha esasperato le divisioni in seno alla comunità internazionale, mai prima d’ora apparsa così fratturata.

 

Rischio frammentazione?

“Il conflitto – scrive Le Monde – ha svelato una nuova cartografia dei rapporti di potere globali”. Da un lato, gli occidentali e i loro alleati, guidati dagli Stati Uniti, potenza in declino ma in prima fila nel sostegno all'Ucraina in un’Europa traumatizzata dal ritorno della guerra. Dall’altro, la Russia, membro permanente del Consiglio di Sicurezza, accusata di aver violato la Carta delle Nazioni Unite invadendo l’Ucraina e che gode dell’appoggio, seppure cauto, della Cina. In mezzo, o comunque in un terzo blocco, i paesi di Asia, Africa, Medio Oriente e Sud America: un gruppo eterogeneo rappresentato dall'India, che non vuole schierarsi e teme per le conseguenze diplomatiche, alimentari ed energetiche della guerra. Una frammentazione venuta a galla già il 3 marzo scorso quando, mentre il Consiglio di Sicurezza era in preda alla paralisi, ben 35 paesi su 193 si erano astenuti dal condannare l’invasione russa in Ucraina. È alla luce di queste mutate geometrie che l’assenza a New York – già di per sé grave – di alcuni leader di primo piano assume contorni ancor più significativi. Russia, India, Cina, Etiopia e Sudafrica non saranno presenti all’Assemblea se non a livello di ministri che, in accordo con il protocollo delle Nazioni Unite, terranno i loro discorsi dopo che tutti i capi di stato e di governo avranno parlato nella sala dell'Assemblea Generale.

 

Cambiare l’Onu?

Tra le tante crisi che l’Onu si trova ad affrontare, la più profonda riguarda la sua perdita di centralità. Una crisi che affonda le sue radici ben prima della guerra in Ucraina, e che ha portato molti a chiedere a gran voce una riforma dell’Organizzazione. “In molte, molte occasioni, dall'Afghanistan alla Siria e ultimamente l’Ucraina – osserva Foreign Policy – le Nazioni Unite hanno dimostrato di non avere il peso politico adeguato per realizzare le idee del suo statuto originale”. Oggi anche il Global Times invoca “un ritorno al vero multilateralismo” per poi invitare l'Assemblea Generale a essere “una piattaforma in cui tutti i membri possono comunicare su un piano di parità e comprensione reciproca”, piuttosto che “uno strumento degli Stati Uniti”. Alcune riforme proposte finora includono l'aggiunta di nuovi membri permanenti, come India e Giappone, al Consiglio di sicurezza, o la limitazione del numero di veti a cui uno qualsiasi degli attuali cinque membri permanenti – Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti – può ricorrere. “Tutti vogliono la riforma. Non c'è un paese al mondo che non dica di ritenere che le Nazioni Unite debbano cambiare e mettersi al passo con una realtà che è cambiato, osserva Richard Gowan. “Ma ognuno ha la propria visione di come dovrebbe essere la riforma delle Nazioni Unite”.

 

***

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications.

Ti potrebbero interessare anche:

Economia: gli emergenti riemergono?
Big Tech: è vera crisi?
Alberto Guidi
ISPI
Trichet, De Mistura e Guriev ai Master ISPI School
Big tech: stretta in corso
Africa: tour de force
Debito Usa: il tetto che scotta

Tags

governance Stati Uniti relazioni transatlantiche
Versione stampabile

 Iscriviti alla Newsletter Daily Focus

SEGUICI E RICEVI LE NOSTRE NEWS

Iscriviti alla newsletter Scopri ISPI su Telegram

Chi siamo - Lavora con noi - Analisti - Contatti - Ufficio stampa - Privacy

ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) - Palazzo Clerici (Via Clerici 5 - 20121 Milano) - P.IVA IT02141980157