Negoziati sulla Siria: Ginevra o Astana? | ISPI
Salta al contenuto principale

Form di ricerca

  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED

  • login
  • EN
  • IT
Home
  • ISTITUTO
  • PALAZZO CLERICI
  • MEDMED
  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri ristretti
    • Conferenze di scenario
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI

  • Home
  • RICERCA
    • OSSERVATORI
    • Asia
    • Cybersecurity
    • Europa e Governance Globale
    • Geoeconomia
    • Medio Oriente e Nord Africa
    • Radicalizzazione e Terrorismo Internazionale
    • Russia, Caucaso e Asia Centrale
    • Infrastrutture
    • PROGRAMMI
    • Africa
    • America Latina
    • Global Cities
    • Migrazioni
    • Relazioni transatlantiche
    • Religioni e relazioni internazionali
    • Sicurezza energetica
  • ISPI SCHOOL
  • PUBBLICAZIONI
  • EVENTI
  • PER IMPRESE
    • cosa facciamo
    • Incontri ristretti
    • Conferenze di scenario
    • Future Leaders Program
    • I Nostri Soci
  • ANALISTI
Focus
Negoziati sulla Siria: Ginevra o Astana?
22 febbraio 2017

Si apre giovedì 23 febbraio a Ginevra il quarto round negoziale dei colloqui di pace sulla Siria convocati dall’inviato speciale dell’Onu Staffan de Mistura. L'incontro avrà luogo a una settimana di distanza dal vertice tenutosi il 15-16 febbraio ad Astana, un'iniziativa parallela organizzata da Russia, Turchia e Iran. In vista di questo appuntamento, ripercorriamo le posizioni degli attori coinvolti e i possibili scenari.

 

Qual è la situazione in Siria oggi?
Con un bilancio di oltre 400.000 morti, 11 milioni di sfollati (di cui 6,6 interni) e nuove rivelazioni sulle uccisioni di massa nelle carceri del regime di Bashar al–Assad, la crisi siriana si appresta ad entrare nel suo sesto anno. Nonostante la mediazione di Russia e Turchia abbia portato a un cessate il fuoco nel dicembre 2016, la situazione odierna vede violazioni sia da parte del fronte filo–Assad che dai gruppi dell’opposizione armata. Dopo aver riconquistato Aleppo nel dicembre scorso, il regime controlla la gran parte della fascia occidentale del paese con l’eccezione dell’area circostante Idlib nel nord–ovest e la città di Daraa nel sud–ovest, in mano all’opposizione. La parte nord del paese, invece, ad eccezione di un ampio tratto di confine con la Turchia, è controllata dai curdi (per una visualizzazione dettagliata delle aree di influenza si rimanda a questa cartina). Infine, con la battaglia di al–Bab e la terza fase dell’offensiva su Raqqa, continua la campagna contro Da’esh, il cui territorio è ormai limitato al corridoio centrale attorno al fiume Eufrate e all’area nei dintorni di Palmira.
 
A che punto sono i colloqui di Ginevra?
Quello che si apre domani a Ginevra sarà il quarto incontro dei colloqui di pace intra–siriani convocati dall’inviato speciale dell’Onu per la Siria, Staffan de Mistura, sulla base della risoluzione 2254 del dicembre 2015 e con il supporto del Gruppo di sostegno internazionale alla Siria (ISSG). I punti in agenda sono rimasti gli stessi, ovvero la questione del futuro governo siriano, della Costituzione, e delle prossime elezioni. Permane però l’incertezza circa il futuro di Assad, soprattutto dopo che le dinamiche militari sul campo e il cambiamento delle priorità strategiche di Ankara hanno alterato gli equilibri del conflitto in favore del regime e dei suoi alleati. A differenza degli incontri precedenti, l’Alto comitato per i negoziati (HNC) – la coalizione dei principali gruppi dell’opposizione siriana ad esclusione dei curdi e dei gruppi affiliati ad al–Qa‘ida (attualmente o nel recente passato) – parteciperà con una delegazione più inclusiva.
 
Cosa si è deciso ad Astana?
Il 16 febbraio si è concluso il secondo incontro del processo negoziale organizzato da Russia, Turchia e Iran ad Astana, in Kazakistan, con lo scopo di consolidare il cessate il fuoco raggiunto in Siria nel dicembre 2016. Oltre agli organizzatori e alle Nazioni Unite, vi hanno partecipato rappresentanti del regime e dei gruppi dell’opposizione siriana firmatari del cessate il fuoco, anche se non nella forma dell’HNC, e, solo in qualità di osservatori, Stati Uniti e Giordania. Mentre questo secondo incontro, di tono minore e natura più tecnica, si è concluso senza nessun comunicato congiunto finale, i primi colloqui di Astana tenutisi il 23–24 gennaio hanno portato a un accordo riguardante lo scambio di prigionieri, l’operatività dei corridoi umanitari, e la creazione di un meccanismo trilaterale gestito dai tre organizzatori a garanzia del cessate il fuoco. Pur avendo avuto il merito di riunire le parti in conflitto, i colloqui non hanno risolto le numerose tensioni, in particolar modo la denuncia da parte del regime siriano della presenza militare della Turchia a nord (nonostante una posizione turca meno inflessibile su Assad), e il rifiuto dell’opposizione siriana circa il ruolo dell’Iran nei negoziati, a fronte della mancanza di un garante arabo.
 
Qual è la linea politica degli USA sul conflitto?
L’amministrazione Trump non ha ancora definito una chiara linea politica sulla Siria, tuttavia il Segretario di Stato Tillerson ha di recente ribadito il sostegno ai negoziati di Ginevra sotto l’egida dell’Onu e ai colloqui di Astana, pur precisando che non vi sarà alcuna cooperazione militare con la Russia. Restano invece molte più incertezze riguardo alle indiscrezioni sulla proposta di impiegare forze sul campo e riorientare il supporto all’opposizione siriana. Infine, l’amministrazione Trump ha riaperto il dibattito circa la creazione di zone di sicurezza in Siria, nonostante sia una misura che richiederebbe l’investimento di ingenti risorse e il consenso degli altri attori regionali, al momento latitante.
 
Qual è la posizione ufficiale dell’Unione Europea?
L’Unione Europea ha adottato un ampio approccio riguardo alla crisi siriana, volto a porre fine al conflitto tramite una soluzione politica piuttosto che militare, pur sostenendo gli sforzi della coalizione globale contro Da’esh. A inizio anno, il Consiglio “Affari esteri” ha pertanto riaffermato il pieno supporto al processo negoziale a guida Onu di Ginevra e ha accolto il contributo dato dai colloqui di Astana al mantenimento del cessate il fuoco. Per assicurarsi il più ampio sostegno a queste iniziative diplomatiche, l’Alto Rappresentante per la politica estera Mogherini ha da poco concluso un ciclo di colloqui bilaterali con i principali attori della regione e a Bruxelles in primavera ospiterà una conferenza relativa al futuro della Siria e della regione. Infine, in aggiunta agli sforzi diplomatici, in quanto principale donatore l’UE riveste un ruolo di primo piano nella fornitura di aiuti umanitari e fin dall’inizio della crisi ha adottato diverse misure restrittive nei confronti del regime siriano ed entità associate al terrorismo.
 
Qual è la posizione del regime di Assad?
Con la liberazione di Aleppo a dicembre grazie al decisivo sostegno di Russia e Iran, il regime di Assad si trova ora nella miglior situazione militare dall’inizio del conflitto. Anche nei recenti incontri ad Astana, in cui è stata riconosciuta l’integrità e sovranità della Siria, il regime ha mantenuto ferma la propria critica nei confronti della presenza turca nel nord del paese e nei confronti dei gruppi d’opposizione armata. A questo riguardo, nella recente intervista alla televisione francese TF1, Assad ha ribadito di considerare terroristi anche i gruppi d’opposizione armata cosiddetti moderati e sostenuti da varie potenze estere e che, pertanto, il conflitto terminerà solo quando l’intera Siria sarà tornata sotto il controllo del governo.
 
Verso una pax russa?
Dopo essersi ritagliata un ruolo da protagonista in Medio Oriente con l’intervento militare in Siria nel settembre 2015, la Russia ha da poco assunto anche il ruolo del principale mediatore del negoziato politico, concordando la cessazione delle ostilità tra il regime e i principali gruppi dell’opposizione armata a dicembre 2016 e garantendone il mantenimento tramite i colloqui di Astana. Pur esprimendo la volontà di inserirsi nella cornice negoziale dell’Onu, piuttosto che di sfidarla, i colloqui di pace di Astana hanno avuto il merito di sbloccare lo stallo del processo a guida Onu, ristabilire il dialogo tra le parti, e mettere in luce l’influenza crescente dell’azione politica di Mosca in tutta l’area (qui una analisi per ISPI di Andrea Beccaro e Anna–Sophie Maass, College of Europe). Sullo sfondo dell’ennesimo round negoziale a Ginevra, dunque, la Russia sembra stia sempre più cercando di delineare un “nuovo ordine post–occidentale, in cui ogni stato cerca un equilibrio tra i propri interessi e quelli dei partner”, come auspicato dai ministri degli Esteri di Russia e Iran, Lavrov e Zarif, durante la conferenza sulla sicurezza di Monaco della scorsa settimana.

Ti potrebbero interessare anche:

L’influenza della Russia nel vicinato: tra minacce di erosione e adattamento alle nuove sfide
Filippo Costa Buranelli
University of St Andrews
,
Carolina de Stefano
University of Eastern Finland (Finland) ed Ehess (France)
,
Aldo Ferrari
Head of the Russia, Caucasus and Central Asia Centre, ISPI
,
Carlo Frappi
ISPI Associate Research Fellow
Biden e il Medio Oriente: le linee rosse per il "reset"
Annalisa Perteghella
ISPI Research Fellow and Scientific Coordinator of Rome Med Dialogues
Persone che hanno ricevuto almeno la prima dose di vaccino
L’Afghanistan a un anno dall’accordo di Doha
Giuliano Battiston
Giornalista
USA: Trump è tornato, a far parlare di sé
Mario Del Pero
ISPI e Sciences Po
Armenia: verso nuove elezioni anticipate
Eleonora Tafuro Ambrosetti
ISPI Research Fellow, Osservatorio Russia, Caucaso e Asia Centrale

Tags

Siria Medio Oriente Assad damaasco USA Russia onu ginevra
Versione stampabile

SEGUICI E RICEVI LE NOSTRE NEWS

Iscriviti alla newsletter

Chi siamo - Lavora con noi - Analisti - Contatti - Ufficio stampa - Privacy

ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) - Palazzo Clerici (Via Clerici 5 - 20121 Milano) - P.IVA IT02141980157