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L'attacco a Nizza
Nella Francia in lockdown torna l’incubo terrorismo
30 ottobre 2020

Tre persone sono state uccise a Nizza presso la cattedrale di Notre Dame. Il sindaco: “È terrorismo”. Poco tempo dopo un uomo armato è stato ucciso ad Avignone, mentre una guardia è stata ferita al consolato francese di Gedda (in Arabia Saudita).

Questa mattina a Nizza, nel sud della Francia, tre persone sono state uccise in un attacco all’arma bianca dentro e nei pressi della basilica di Notre Dame. Una donna sarebbe stata decapitata. Le prime informazioni sono state diffuse dal sindaco della città rivierasca Christian Estrosi: “È un attacco terroristico”. L’attentatore – poi identificato nel tunisino Aouissaoui Bahrain, sbarcato a Lampedusa e registrato in Italia agli inizi del mese di ottobre – è stato arrestato dalla polizia. Nelle ore successive, da Montfavet, vicino Avignone, meno di 300 km da Nizza, arrivava la notizia di un uomo ucciso dopo aver minacciato la polizia con un’arma da fuoco. Quasi contemporaneamente, una guardia è stata aggredita davanti al consolato francese di Gedda, in Arabia Saudita. Per ora, non ci sono state rivendicazioni e non è chiaro se i tre episodi siano tra loro collegati (al momento, per il secondo e terzo episodio non si è parlato apertamente di terrorismo). Avvengono però a seguito di una settimana tesissima, in cui proteste si sono svolte in diversi paesi musulmani contro la Francia e il suo presidente Emmanuel Macron. Quest’ultimo si era schierato in difesa della libertà di espressione in seguito all’omicidio di Samuel Paty, un insegnante ucciso dopo aver mostrato in classe delle vignette della rivista satirica Charlie Hebdo.

 

Stato d’allerta?

Il tutto avviene mentre la Francia entra nel secondo lockdown per contenere l’epidemia da coronavirus. La notizia degli attacchi di Nizza è stata accolta con un minuto di silenzio dal parlamento poco dopo che il primo ministro Jean Castex aveva elencato i dettagli delle misure di contenimento introdotte. Il presidente Macron è arrivato in visita alla città e il ministro degli Interni Gérald Darmanin ha convocato un comitato di crisi.
Da mesi il paese – il più colpito in Europa dal 2015 ad oggi – ha rialzato lo stato d’allerta contro il terrorismo. Solo un mese fa, nelle vicinanze della ex sede di Charlie Hedbo, due uomini erano stati feriti a colpi di machete. A inizio ottobre Macron aveva attaccato duramente il radicalismo e il separatismo islamico e dopo l’omicidio di Paty di due settimane fa disse che “gli islamisti non avranno mai il nostro futuro”. Una satira la cui difesa da parte del presidente ha portato allo scontro con l’omologo turco Recep Tayyip Erdogan e alle manifestazioni antifrancesi nel mondo islamico.

 

Incubo ricorrente?

La città di Nizza aveva già conosciuto il terrorismo. La sera del 14 luglio 2016 un camion travestì la folla che passeggiava sul lungomare, uccidendo 86 persone. L’attentato fu poi rivendicato dal sedicente Stato islamico. È dalla strage di Nizza che le isole pedonali delle città europee si sono dotate dei jersey in cemento: barriere dal pesante impatto psicologico per gli abitanti, nonché un monito a non abbassare la guardia. E la Francia di fatto non l’ha mai abbassata. Anche a fine agosto scorso, il ministro Darmanin affermava che la minaccia del terrorismo, soprattutto di matrice islamista, rimaneva estremamente elevata. Come osserva Francesco Marone, la Francia è “la nazione che ha subito più atti terroristici di matrice jihadista, quantomeno dall’ascesa dell’auto-proclamato Stato Islamico (IS) nel giugno del 2014 (oltre 30 attacchi, secondo dati dell’autore).”

Attacco alla laicité?

Mentre il sindaco di Nizza ha parlato di “barbarie islamico-fascista”, una delle primissime condanne agli attacchi di stamattina è arrivata dal Consiglio francese del culto musulmano, che ha invitato i fedeli a cancellare le celebrazioni del Mawlid – che ricorreva ieri e oggi e onora la nascita del profeta Maometto – “in segno di cordoglio e solidarietà con le vittime e i loro cari”. L’incubo del terrorismo di matrice jihadista torna dunque a bussare alle porte di una Francia già disorientata e spaventata dalla ripresa dei contagi da Coronavirus. Ed è ad una nazione già provata che, in serata, il presidente Macron è tornato a rivolgersi: “Se veniamo attaccati nuovamente è per i nostri valori: la libertà, prima di tutti” - ha dichiarato – “Per questo, torno a ribadire ancora una volta: non cederemo su nulla”.

 

Il commento

Di Matteo Colombo, ISPI Associate Research Fellow e ECFR Pan-European Junior Fellow

Spesso ci dimentichiamo che le ideologie sopravvivono alle crisi dell’organizzazioni politiche che ne hanno portato avanti il messaggio con maggiore efficacia. È il caso del jihadismo, che resta una minaccia molto grave anche dopo la fine del dominio territoriale di IS. In questo momento, i gruppi terroristi legati a questa ideologia hanno l’occasione di strumentalizzare la tensione tra Francia e una parte del mondo musulmano per portare avanti la loro agenda politica. In particolare, queste organizzazioni possono sfruttare il tema della guerra dell’Occidente nei confronti dell’Islam, che dal loro punto di vista non si giustifica con fattori politici contingenti, ma con un’ostilità profonda e insanabile. Per i gruppi terroristi di matrice jihadista, l’unica risposta possibile a tale ostilità è la violenza.

***

A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online Publications)

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