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Daily focus

Non solo Iran, Pompeo in pressing su Vaticano e Cina

21 settembre 2020

A poco più di un mese dalle presidenziali Usa, la politica estera affonda con tutto il suo peso nella corsa alla Casa Bianca. Il Segretario di Stato Mike Pompeo lancia bordate sull’Iran e intimazioni alla Santa Sede ‘colpevole’ di dialogare con Pechino.

 

Prima l’accordo ‘del secolo’, poi quello ‘di Abramo’ tra Israele ed Emirati arabi e oggi l’Iran. A quattro anni dal ritiro statunitense dall’accordo sul nucleare, Washington annuncia il ripristino di sanzioni contro Teheran spiazzando le Nazioni Unite e provocando la secca reazione dell’Europa, che chiarisce: “Washington si è ritirata unilateralmente dall’accordo, non può farlo”. A poco più di un mese dal voto americano, sembra che l’amministrazione Trump abbia deciso di concentrarsi sulle relazioni internazionali, per portare a casa quanti più successi riuscirà ad ottenere. Così gli Stati Uniti annunciano di “accogliere con favore il ritorno di praticamente tutte le sanzioni Onu precedentemente revocate contro la Repubblica islamica dell’Iran, il principale sponsor mondiale del terrorismo e dell’antisemitismo”, afferma Mike Pompeo. Nelle stesse ore, il Segretario di Stato della Casa Bianca, fedelissimo di Donald Trump, rivolge un affondo senza precedenti alla Santa Sede in procinto di rinnovare l’accordo con Pechino sulle nomine dei vescovi in Cina. “Se la Chiesa rinnova l'intesa – osserva – mette a rischio la sua integrità morale”.

 

Iran: Soli contro tutti?

Prima o poi i nodi vengono al pettine. Nel caso della dottrina di ‘massima pressione’ adottata dagli Usa contro l’Iran, il nodo in questione è il Jcpoa, l’intesa – firmata nel 2015 tra la Repubblica islamica e i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite più la Germania, P5+1 e l’Unione europea, dalla quale gli Usa si sono ritirati unilateralmente a maggio 2018. Di conseguenza, l’Iran ha disatteso alcuni dei punti dell’accordo, arricchendo più quantità di uranio rispetto a quelle concordate. Per questo, a partire da oggi, oltre due dozzine tra persone ed enti legati alla produzione nel settore nucleare e delle armi entreranno nella "lista nera" Usa, mentre Washington  sostiene di voler ricorrere allo ‘snapback’, un meccanismo sanzionatorio previsto nell’intesa, che di fatto ripristinerebbe tutte le sanzioni in vigore contro la Repubblica Islamica. Pompeo è andato oltre, annunciando che l’embargo sulla vendita di armi all’Iran, in scadenza il 18 ottobre sarà senz’altro rinnovato.

 

Cos’è lo snapback?

In base al Jcpoa, dopo aver invocato il meccanismo di risoluzione delle controversie, uno stato partecipante all’accordo può sostenere un caso di “inadempimento significativo” da parte dell'Iran. Dopo 30 giorni, tale richiesta comporterà la reimposizione automatica di tutte le sanzioni ONU così come esistevano prima che l'accordo diventasse operativo, a meno che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu non adotti una risoluzione che sospenda tale effetto. Gli Stati Uniti potrebbero facilmente porre il veto a una tale bozza e l'intera serie di sanzioni riprenderà automaticamente, ponendo effettivamente fine all'accordo nucleare con l'Iran. Al coro di critiche levatosi da Cina e Russia, si sono unite anche Gran Bretagna, Francia e Germania, per cui la mossa di Washington “non può avere effetto legale e quindi non può fare entrare in vigore la procedura”. Presa di distanza anche dall'Alto rappresentante europeo Josep Borrell, per cui gli Usa “non possono essere considerati uno stato del Jcpoa e quindi non possono riavviare, da soli, il processo di ripristino delle sanzioni”. Immediata la replica del presidente iraniano Hassan Rohani: gli Usa stanno per essere “sconfitti dalla comunità internazionale sulla volontà di imporre sanzioni e “sono sempre più isolati”.

  

Cina: Usa contro il Vaticano?

Il clamore non si è ancora placato, ed ecco che Mike Pompeo lancia un’altra bordata, stavolta rivolta alla Santa Sede per la sua opera di mediazione finalizzata alla libertà di culto dei cattolici in Cina. “La Santa Sede ha una capacità unica e il dovere di concentrare l’attenzione del mondo sulle violazioni dei diritti umani, specialmente quelle perpetrate da regimi totalitari come quello di Pechino”. Quello stesso potere di autorità morale – aggiunge l’ex capo della Cia – dovrebbe essere usato oggi nei confronti del Partito comunista cinese”. L’affondo riguarda lo storico accordo tra il Vaticano e la Cina sulle nomine dei vescovi che, a due anni dalla firma, sta per essere rinnovato. L’intesa – i cui contenuti sono strettamente confidenziali e non sono mai stati resi pubblici – punta a migliorare le condizioni dei fedeli cattolici in Cina e le relazioni tra la Santa Sede e Pechino, complicate tra le altre cose, dalla disputa su chi abbia l’autorità di nominare i vescovi. In un articolo che porta la sua firma, pubblicato sul sito First Things, vicino alla destra conservatrice cristiana, Pompeo chiede al Vaticano anche una netta presa di posizione a favore dei manifestanti di Hong Kong. Lì i cattolici “sono la più forte voce per i diritti umani”. Il Vaticano “dovrebbe stare con i suoi cattolici e con il popolo di Hong Kong”, scrive l’ex capo della Cia su Twitter, e chiosa: “Il Vaticano metterebbe in pericolo la sua autorità morale se rinnovasse l’accordo”. Da Oltretevere, finora, nessun commento.

 

Il commento

Di Giulia Sciorati, analista Programma Cina dell’ISPI

La presenza di Pompeo in Europa dà slancio al ruolo "salvifico" assunto dalle istituzioni statunitensi contro la Cina e ben si sposa con gli interessi elettorali del presidente. L'intromissione di Washington sul rinnovo dell'accordo Cina-Vaticano, per esempio, è un punto a favore per Trump poiché lo avvicina al supporto, cruciale e a lungo desiderato, della chiesa americana. 

Nonostante la presenza di Pompeo in prima linea e i risultati limitati raggiunti nei primi due anni dell'accordo, tuttavia, la distensione delle relazioni tra Cina e Vaticano sembra continuare a consolidarsi. 

 

*** 

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications) 

 

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Mike Pompeo relazioni transatlantiche Cina Stati Uniti
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