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ISPI per le imprese
OBOR Watch: Geo–economia delle nuove Vie della Seta
22 Dicembre 2020

FOCUS - Cina: chi finanzia la BRI?

La crisi del coronavirus sembra aver determinato un'involuzione del progetto BRI e una riduzione del programma dei prestiti cinesi all'estero. Tuttavia, molti Paesi, soprattutto i più poveri, sono fortemente indebitati verso Pechino e gran parte dei debiti esistenti non sono registrati nei circuiti internazionali. Ora i finanziamenti stanno progressivamente trasferendosi su circuiti multilaterali, con l'Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB) sempre più protagonista. 

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di Alessia Amighini, UPO e ISPI

 

RCEP - I 2+1 pilastri indonesiani

Come sottolineato da Mari Elka Pangestu, direttore amministrativo delle politiche e delle partnership di sviluppo della Banca Mondiale, la maternità del Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) non è cinese, bensì indonesiana: un tentativo da parte di Giacarta di riequilibrare le relazioni commerciali nell’area dell’Indo-Pacifico che, con il ritiro dell’India dai negoziati, ha però in parte mancato l’obiettivo, consegnando il partenariato all’economia di maggioranza, quella cinese. L’adesione dell’Indonesia al RCEP poggia principalmente su 2+1 pilastri. In primis, un’espansione del suo mercato interno attraverso un’integrazione più completa nelle catene di fornitura globale e una spinta complementare alla Omnibus Law dello scorso ottobre che prevede una revisione profonda dei regolamenti sugli investimenti stranieri nel Paese. Per l’Indonesia, infatti, il RCEP rappresenta un quadro che racchiude tutti i suoi undici maggiori partner commerciali, fatta eccezione per gli Stati Uniti e l’India: solo nel 2019 il 25% dell’export indonesiano e il 23% delle importazioni sono infatti rimaste in area ASEAN. L’ultimo pilastro riguarda invece il rischio di una dipendenza di Giacarta da Pechino. Partner Belt and Road fin dal lancio della Via marittima a fine 2013, l’Indonesia ha goduto di ottime relazioni con la Cina, esente dalle tensioni che hanno caratterizzato alcuni dei suoi vicini come la Malesia. La BRI è infatti andata a coincidere con l’obiettivo del presidente Jokowi di rilanciare l’Indonesia come potenza marittima. Giacarta, fino ad oggi, ha ricevuto 38 miliardi di dollari in investimenti cinesi, e conta un debito nei confronti di Pechino che nel 2019 era pari a circa 18 miliardi. Poiché i progetti firmati continueranno a essere implementati e poiché i criteri d’investimento cinese prevedono che l’Indonesia acquisti il 70% dei materiali dalla Cina e assuma lavoratori cinesi, il debito crescerà ancora nei prossimi anni. Il RCEP avrebbe potuto ridurre il rischio di default indonesiano, andando a facilitare/accrescere il commercio con i principali partner. L’implementazione del Partenariato, tuttavia, rischia ora di risentire del netto sbilanciamento nei confronti della Cina.

 

Perché OBOR Watch

OBOR Watch fornisce a tutto il sistema paese commenti e analisi sull’avanzamento del progetto "Belt and Road Initiative", noto come la nuova "Via della Seta". In ogni numero, l’attualità, le ripercussioni sul fronte degli scambi, gli aspetti legali e i rischi operativi.

Il grafico

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Il dato

102
sono i miliardi di dollari investiti nei paesi del Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) in ambito BRI.

 

INDO-PACIFICO - Agli USA serve un braccio economico

Con gli Stati Uniti fuori sia dal RCEP sia dal Partenariato Trans-Pacifico (TPP), l’integrazione economica dell’Asia orientale sembra essere destinata a ruotare intorno a Cina e Giappone. L’approccio statunitense all’Asia degli ultimi quattro anni, infatti, ha largamente ridotto il continente al tentativo di isolare la Cina e alla rinegoziazione dei termini delle partnership con gli alleati tradizionali, Corea del Sud e Giappone. Il RCEP ha invece dimostrato agli USA che la visione di un Free and Open Indo-Pacific (FOIP) con cui hanno fino a questo momento approcciato la regione non può esimersi dal tenere conto di un’Asia in cui Pechino, nonostante tutti gli sforzi di Washington per arginarla, esercita una determinante influenza economica e l’ASEAN, fino a poco tempo fa considerato solo come un talking shop, riesce a porsi come strumento per portare avanti l’integrazione economica regionale. IL RCEP, finalizzato in 8 anni secondo le tempistiche dell’ASEAN Way, ne è un esempio. Ciò che potrebbe quindi salvare il FOIP e il ruolo degli Stati Uniti in Asia è un rinnovamento strutturale che affianchi un solido braccio economico alla cooperazione in ambito di sicurezza. In questo modo, ai Paesi dell’area non sarebbe più chiesto di dare priorità agli interessi economici (la Belt and Road Initiative cinese) o a quelli di sicurezza (il FOIP a spinta statunitense). 

 

La parola

 

亚太梦想
(Yàtài mèngxiǎng)
Il sogno dell’Asia-Pacifico
Un concetto presentato da Xi nel 2014 che prevede uno sviluppo della regione dell’Asia-Pacifico sotto l’egida dell’economia cinese.

Il podcast

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Lo studio

RCEP: il nuovo motore della crescita asiatica
Un'analisi di ISPI indica quali saranno i Paesi e i settori che beneficeranno maggiormente del Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP).

 

 

INDIA - Nessun contraltare a Pechino

L’autunno del 2019 ha segnato il ritiro dell’India dai negoziati per la conclusione del RCEP e, ora che il Partenariato è finalizzato, sembra che New Delhi sia in netto svantaggio rispetto ai suoi vicini. Sebbene la motivazione principale fornita dal Paese per giustificare il distacco dai negoziati facesse riferimento a una mancanza di garanzie concrete sulla reciprocità di accesso ai mercati, gli ostacoli maggiori sono in verità rappresentati, da una parte, dal disavanzo commerciale che l’India soffre con la maggioranza dei Paesi che partecipano al Partenariato (per esempio, nel 2018-19 il deficit con la Cina è stato di 52 miliardi, quello con l’Indonesia di 11 e quello con l’Australia di 7, fino a un totale di circa 80 miliardi su tutta l’area RCEP) e, dall’altra, dalla struttura stessa del mercato interno indiano, largamente composto da piccole e medie imprese che corrono il rischio di essere fagocitate dall’invasione di prodotti economici provenienti da Cina e Vietnam, una volta rinegoziati i dazi d’ingresso. Il risultato è che l’India si trova oggi a recitare la parte del “paria” in Asia, esclusa sia da un framework come l’RCEP di cui fanno parte diversi suoi importanti partner commerciali sia dalla cinese BRI (sebbene New Delhi non sia esente dagli investimenti cinesi e abbia ricevuto 38 miliardi fuori dal circuito Belt and Road). L’assenza dell’India dal RCEP non è solo uno svantaggio per il Paese ma lo è anche per gli Stati firmatari del Partenariato che perdono la presenza un’economia come quella indiana che avrebbe potuto fare da contraltare a Pechino. Non è un caso, infatti, che il Vietnam, l’attuale presidente a rotazione dell’ASEAN, stia cercando di riaprire un dialogo con New Delhi in questo senso. Un ritorno dell’India nel RCEP, inoltre, ridarebbe slancio alla partnership con Australia e Giappone nell’Indo-Pacifico, volta ad arginare quello che nel 2014 Xi Jinping ha delineato come il “Sogno dell’Asia-Pacifico” (亚太梦想 Yàtài mèngxiǎng) e che prevede una ristrutturazione della regione attraverso la spinta dell’economia cinese.

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Center for China and Globalization

Tags

OBOR Asia Cina infrastrutture Geoeconomia
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A cura dell’Osservatorio Geoeconomia dell’ISPI

ricerca e redazione: Giulia Sciorati, Programma Cina ISPI

supervisione scientifica: Alessia Amighini, Co-Head Osservatorio Asia ISPI

Coordinamento editoriale
Sara Cristaldi, Senior Advisor ISPI, Co–Head Osservatorio Geoeconomia

Coordinamento redazionale
Alessandro Gili, Associate Research Fellow ISPI

 

 


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