Biden pensa al boicottaggio diplomatico delle Olimpiadi di Pechino 2022. E mentre monta il clamore per l’affaire Peng Shuai, i giochi per la Cina rischiano di trasformarsi in un boomerang.
Le Olimpiadi invernali non sono ancora cominciate che per Pechino l’evento rischia di trasformarsi in un boomerang diplomatico e d’immagine. Alle preoccupazioni per la tenuta di un regime di strettissimo isolamento, in cui gli atleti vivranno in tante ‘bolle parallele’ con tamponi quotidiani e percorsi sicuri per difendere la strategia ‘zero covid’ perseguita nel paese, si aggiunge infatti l’ipotesi, confermata dallo stesso presidente americano Joe Biden, che gli Stati Uniti boicottino diplomaticamente l’evento. Mentre la presenza degli atleti non sembrerebbe in discussione, Washington sembra intenzionata a non inviare nessuna delegazione ufficiale nella capitale cinese. Secondo la stampa statunitense l’annuncio dovrebbe arrivare entro pochi giorni. E non è tutto: man mano che si avvicina il fischio d’inizio dei giochi – il prossimo 4 febbraio – monta la pressione intorno alla vicenda che ha per protagonista Peng Shuai, la star cinese del tennis, già campionessa a Wimbledon e agli Open di Francia, scomparsa dopo aver pubblicato sui social un post di denuncia per stupro, subito rimosso, in cui accusava il vicepresidente del Partito comunista cinese Zhang Gaoli di averla costretta ad avere rapporti sessuali. Il tennis professionistico femminile ha minacciato che, in assenza di chiarimenti sulla sorte e le condizioni della tennista, ritirerà la propria partecipazione ai Giochi.
Boicottaggio ‘soft’?
La doccia fredda di Joe Biden sul boicottaggio giunge a pochi giorni dall’incontro virtuale che il presidente americano ha avuto con il suo omologo cinese Xi Jinping. Sebbene non risolutivo delle tensioni tra i due paesi, il vertice di oltre tre ore era stato salutato da entrambe le parti come un passo avanti verso una de-escalation nei rapporti, minati da divergenze commerciali, economiche e di principio, ma anche da un braccio di ferro su Taiwan. Anche se durante il loro incontro i due leader non hanno discusso delle Olimpiadi, un folto gruppo di senatori bipartisan al Congresso ha avanzato la richiesta di un boicottaggio diplomatico come mezzo di protesta contro le violazioni dei diritti umani nello Xinjang, in Tibet e a Hong Kong. Ma le pressioni per disertare l’appuntamento sportivo non arrivano solo dalla politica: se per buona parte del 2021 i giochi di Tokyo e le preoccupazioni per la loro tenuta avevano catalizzata l’attenzione della comunità sportiva internazionale, ora che i Giochi di Pechino stanno per aprirsi, il malcontento per le violazioni dei diritti umani è riemerso in modo importante, con numerosi appelli al boicottaggio anche tra gli sportivi.
Dov’è Peng Shuai?
Un’altra tegola pronta ad abbattersi sulle Olimpiadi invernali di Pechino riguarda Peng Shuai, la campionessa cinese del tennis al centro di una vicenda che sta suscitando molto clamore a livello internazionale. Lo scorso 2 novembre la tennista aveva denunciato pubblicamente su internet di aver subito violenza sessuale da parte dell’ex vicepremier cinese Zhang Gaoli, uno dei politici più noti e potenti della Cina, ritiratosi da qualche anno dall’attività pubblica. Dopo qualche ora il post dell’atleta era stato rimosso e da allora lei non è più comparsa in pubblico, alimentando speculazioni sulla sua sorte. Due giorni fa, sui social network cinesi è stata pubblicata un’email che i media di stato cinesi attribuiscono a Peng Shuai, indirizzata al capo dell’organizzazione mondiale del tennis femminile (WTA). Nella mail la tennista fornisce rassicurazioni sulla sua salute, smentisce di essere scomparsa, spiegando di aver preferito uscire di scena per un po’ e chiarisce che le accuse che aveva mosso nei confronti di Zhang sono false. Ma non è bastato a dissipare i dubbi e qualcuno avanza l’ipotesi che la mail non sia autentica. Nei giorni scorsi la WTA ha chiesto rassicurazioni sulle condizioni di Peng direttamente alla federazione di tennis cinese ma non ha ottenuto risposte. Sui social media è attiva la campagna #whereisPengShuai a cui hanno aderito milioni di utenti e sportivi di tutto il mondo.
E lo spirito olimpico?
Il boicottaggio dei Giochi equivarrebbe a una “violazione dello spirito olimpico”. La Cina punta il dito contro gli Stati Uniti, accusandoli di voler approfittare dell’appuntamento sportivo per colpire ingiustamente il paese. “La politicizzazione dello sport è contro lo spirito olimpico e danneggia gli interessi degli atleti di tutti i paesi", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian, parlando nel briefing quotidiano con la stampa. Ma mentre si attende di conoscere la decisione definitiva di Washington un boicottaggio internazionale, come avvenne per le Olimpiadi di Mosca del 1980 per protestare contro l'invasione dell'Afghanistan da parte dell'Unione Sovietica, sembra una possibilità remota. E questo nonostante i giochi invernali siano meno “globali” della loro versione estiva. La maggior parte degli atleti e dei medaglieri più ricchi provengono da un numero ristretto di nazioni occidentali che, se decidessero di sostenere collettivamente un boicottaggio, potrebbero minare seriamente il buon esito dei Giochi e costringere il Comitato olimpico internazionale ad intervenire. Dopo il successo dei Giochi del 2008, Pechino diventa la prima città ad ospitare sia le Olimpiadi estive che quelle invernali. Ma a meno di due mesi dal fischio d’inizio, la prossima edizione rischia di trasformarsi per la Cina in un vero e proprio boomerang.
Il commento
Di Filippo Fasulo, Osservatorio Geoeconomia ISPI
“Nel 2008 le Olimpiadi estive a Pechino avevano rappresentato l’ascesa della Cina sul palcoscenico mondiale. Nel 2022 quelle invernali rischiano di rappresentare, in modo altrettanto plastico, il clima conflittuale che oggi circonda la Cina a livello internazionale. Se l’azione statunitense si limiterà al solo boicottaggio ‘diplomatico’ non ci dovrebbero essere particolari scossoni. Tuttavia, le olimpiadi concentreranno per due settimane i riflettori su Pechino e l’attenzione mondiale inevitabilmente cadrà sui temi più controversi nel rapporto con la Cina, come evidenzia il clamore che sta montando intorno al caso della tennista Peng Shuai. Lo sport è un veicolo molto più forte della diplomazia per orientare l’opinione pubblica internazionale e Xi Jinping avrà vita dura nel cercare di schivare tutti gli ostacoli, a partire da un eventuale e temuto ritorno del Covid-19”.
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A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online Publications)