I modi di vedere la pandemia sono i più vari e sebbene spesso siano negativi, ora più che mai con la seconda ondata della crisi sanitaria che colpisce brutalmente il Vecchio continente, vive in molti l’idea che questa nuova sfida per l’umanità racchiuda molte opportunità.
La digitalizzazione è stata la chiave di volta di quest’anno: ha permesso alla popolazione mondiale di continuare a lavorare, a studiare, a comunicare durante il lockdown e ha scatenato un processo irreversibile di innovazione. La digitalizzazione ha coinvolto la stragrande parte dei settori della nostra vita e ha permesso a svariate aziende del settore digitale di assicurare la propria presenza nei nostri device. Il mondo dei software, però, è per gran parte di pertinenza delle grandi multinazionali statunitensi. I loro software stanno plasmando il mondo di oggi.
L’Europa da tempo è interessata a entrare in questo campo con un’ottica diversa, simile a quella che diede vita al sistema Linux, il primo vero progetto open source che faceva affidamento sulla collaborazione via Internet per progredire e sviluppare un sistema operativo aperto. Dall’esperienza finlandese del 1991 l’implementazione di open software è cresciuta tantissimo e oggi i progetti basati sul concetto di “aperto” sono alla base di innumerevoli prodotti che permettono di non dipendere da lock-in tecnologici.
Che cos’è l’open source?
Oggigiorno, il software open source è ovunque. Alimenta il cloud e fornisce strumenti professionali per i big data e per la gestione delle informazioni e della conoscenza. È nei supercomputer, nella blockchain, nell'Internet delle cose e nell'intelligenza artificiale. È in Internet. È nei nostri telefoni e nei nostri televisori. Ci fornisce lo streaming multimediale. È nelle nostre macchine. Gestisce il controllo del traffico aereo europeo. È probabile che, in qualsiasi nuovo progetto che coinvolga software - dagli elettrodomestici da cucina, ai servizi pubblici basati sul web fino a strumenti industriali altamente specializzati - la maggior parte del codice sarà basato sull'open source.
Ha rimodellato il panorama del settore IT ed è uno strumento sempre più comune dei servizi pubblici. Per questo motivo i governi di tutta Europa e delle principali nazioni del mondo hanno adottato politiche sull'open source.
Quali le strategie europee?
L’investimento su processi open source, a detta anche della Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, è lo strumento essenziale in mano all’Unione europea per raggiungere una propria sovranità tecnologica ispirata ai principi di trasparenza e collaborazione tra Paesi. Con questo spirito la Commissione europea questa settimana ha lanciato la Strategia sul Software Open Source 2020-2023. Questa strategia include un piano d'azione che descrive in dettaglio come la Commissione incoraggerà e farà leva sulle pratiche di sviluppo di software open source per co-creare, condividere e riutilizzare in tutta l'organizzazione. Oltre a questo focus interno su una cultura del lavoro open source, la strategia e il piano d'azione prevedono un maggiore raggio di azione per le comunità open source e aiuteranno la Commissione a diventare un importante riferimento nella comunità dei servizi pubblici europei attivamente coinvolti nell'open source.
Il titolo di questa strategia, "Think Open", indica un cambiamento di mentalità in base al quale lo sviluppo di soluzioni software tiene conto di apertura, condivisione e riutilizzo, sicurezza, privacy, considerazioni legali e accessibilità. Indica anche un impegno attivo a supportare le comunità di sviluppatori open source e l’industria europea che si muove attorno a questo processo. L’importanza di questo nuovo strumento, legato alla strategia digitale europea pubblicata lo scorso febbraio, evidenzia l’importante azione che la Commissione sta cercando di istaurare nell’irreversibile processo di digitalizzazione che stiamo vivendo. Infatti la strategia riconosce l'importanza della collaborazione in tutta la Commissione, con gli Stati membri, le aziende e il pubblico in generale per la creazione di soluzioni digitali nuove e innovative. È uno strumento pratico per la trasformazione digitale della Commissione. E - come ha affermato il Direttore generale ad interim della Direzione Generale per l’Informatica della Commissione, Mario Campolargo, responsabile per la sua attuazione - è un importante fattore abilitante per l’innovazione, che ci fornirà le conoscenze per creare un ambiente digitale migliore e ancora più inclusivo.
Lo sviluppo di piattaforme open source è chiaramente una rivoluzione nel settore della pubblica amministrazione dove l’uso di formati software aperti e la collaborazione possono diventare importanti motori non solo di innovazione ma soprattutto di standardizzazione nel modo in cui i processi digitali legati ai servizi per cittadini e imprese.
E l’Italia?
Nel nostro Paese il progetto Developers Italia, amministrato dall’Agenzia per l’Italia Digitale e il Dipartimento per la Trasformazione Digitale, rappresenta, ad esempio, il punto di ingresso per gli sviluppatori interessati a integrare i propri servizi con le piattaforme abilitanti nazionali e locali. Un modo innovativo per co-creare servizi digitali adottabili poi da tutte le pubbliche amministrazioni.
Esempi di apertura li troviamo anche nello sviluppo di soluzioni di intelligenza artificiale. Il progetto Prometea, un’intelligenza artificiale utilizzata nel settore giustizia argentina, basato su algoritmi aperti, è stata riutilizzata in Colombia e viene oggi testata in contesti europei.
Co-sviluppando con altre organizzazioni del settore pubblico e incoraggiando la condivisione e il riutilizzo delle nostre soluzioni, conoscenze e competenze, si riusciranno a fornire servizi migliori che arricchiscono la società e riducono i costi. Il codice open source è disponibile per tutti, il che aiuta a creare procedure interoperabili, non discriminatorie e trasparenti per l'accesso ai dati, metodi e modelli di addestramento di intelligenza artificiale e machine learning.
Se implementata correttamente, la strategia, i suoi principi guida e il suo piano d'azione ci aiuteranno a costruire e fornire migliori soluzioni e servizi ICT, per sfruttare il potere innovativo e collaborativo dell'open source.
Le opinioni espresse dall'autore sono strettamente personali e non riflettono necessariamente quelle della Commissione Europea