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Verso il G20 italiano
Pandemia, digitalizzazione e commercio internazionale: le nuove sfide del G20
Alessia Amighini
19 ottobre 2020

La pandemia del 2020 ha reso ancor più evidente la necessità improrogabile, già emersa dall’inizio della guerra commerciale iniziata dagli Stati Uniti contro la Cina nel 2018, di riformare il quadro normativo dell’OMC, ma al contempo ha complicato lo scenario delle alternative possibili. Il G20, che dal 2016 include un gruppo di lavoro sul commercio estero e gli investimenti internazionali, oggi riflette soprattutto sulle implicazioni della pandemia sul commercio e gli investimenti esteri. La pandemia non solo ha scatenato una crisi sanitaria globale senza precedenti, ma anche una crisi economica, commerciale e degli investimenti a livello mondiale. Il commercio è stato colpito da shock simultanei di offerta, domanda e costi commerciali, e sta registrando la crisi più grave degli ultimi 50 anni.

Uno dei temi sollevati in questi mesi e presentati al G20 è che le misure necessarie oggi per superare la pandemia non devono tradursi in eventuali ostacoli alla ripresa. Si sostiene che, se la crisi impone molti costi inevitabili, i governi possono limitare quelli evitabili. Tra questi ultimi, gli ostacoli al commercio e le restrizioni all'esportazione dovrebbero lasciar spazio all'agevolazione degli scambi, l'eliminazione dei dazi e alla razionalizzazione delle misure non tariffarie in campo medico, ma anche in quello alimentare.

La pandemia ha accelerato ulteriormente la trasformazione digitale, dal momento che ha naturalmente favorito le modalità di commercio digitale rispetto a quelle fisiche, e in questo modo ha anticipato nel tempo l'urgenza di affrontare tali questioni. Infatti, oggi il commercio dei servizi, che si immaginava fosse il più colpito dalla pandemia, mostra risultati contrastanti. Mentre molti settori dei servizi saranno danneggiati dalle restrizioni sui trasporti e sui viaggi, altri beneficeranno dell'adozione di alternative digitali alle transazioni faccia a faccia. Allo stesso tempo, alcuni servizi moderni che si basano sull'offerta digitale saranno probabilmente più resistenti o potrebbero addirittura registrare un aumento della domanda. Servizi come le telecomunicazioni, i servizi informatici, l'intrattenimento digitale e i servizi professionali possono essere scambiati a livello transfrontaliero senza interazione faccia a faccia e sono meno penalizzati, o addirittura si espandano nel breve periodo proprio a causa del distanziamento personale. I servizi al dettaglio online, almeno per alcuni tipi di merci, si sono espansi in molti mercati, anche se le operazioni transfrontaliere dipendono dalla facilità di trasporto delle merci oltre confine.

Poiché la pandemia ha accelerato una tendenza già presente, di aumento del commercio digitale, non solo domestico ma anche internazionale, si è accentuato il divario tra le imprese che già avevano completato la loro transizione digitale e molte invece, soprattutto tra le piccole e medie imprese (PMI), che ancora devono raggiungere una vera e propria operatività commerciale digitale. Oggi gli sforzi per accelerare la digitalizzazione del commercio possono anche creare opportunità per le PMI, riducendo ulteriormente i costi commerciali e aiutandole a superare le rotture nelle catene di fornitura, permettendo loro di attingere a una più ampia gamma di acquirenti e fornitori internazionali. Si ritiene che l'adozione di soluzioni digitali avanzate aiuterà le PMI a diventare più resistenti a future perturbazioni economiche.

Al contempo, si cerca di costruire una fiducia incondizionata sui benefici di una connettività digitale globale, soprattutto per il raggiungimento degli obiettivi di inclusione e di convergenza nell’accesso alle risorse e alle informazioni, come espresso negli obiettivi dello UN High Level Panel on Digital Cooperation dell’11 giugno 2020. Analogamente, nei documenti del G20 oggi si legge che una delle principali sfide dell'era post-pandemica è lo sviluppo di un quadro di regole economiche inclusive che preveda una partecipazione effettiva all'economia digitale e la condivisione dei suoi benefici da parte dei paesi in via di sviluppo. Di conseguenza, ciò richiede anche che si acceleri nella costruzione di un'architettura più efficace per la cooperazione digitale e che la governance digitale sia una priorità non ulteriormente prorogabile. Infatti, l’aumento del commercio digitale internazionale rappresenta un vero e proprio shock per il sistema internazionale degli scambi, in assenza di un quadro normativo che ne regoli lo svolgimento.

A tutt’oggi purtroppo il quadro normativo dell'OMC non è adatto ad affrontare le rivalità internazionali esacerbate dall'economia basata sulla conoscenza, su tecnologie digitali avanzate e sulla proprietà intellettuale, né tanto meno le questioni ancora più complesse sollevate dall'economia basata sulla circolazione internazionale di dati. Esso si adattava bene all'economia industriale fondata sulla concorrenza globale degli ultimi decenni del Novecento, che ha progressivamente integrato i paesi in via di sviluppo nella divisione globale del lavoro e ha fornito loro l'accesso alle moderne tecnologie.

Oggi l'economia basata sui dati genera sia forti esternalità positive legate ai benefici del cambiamento tecnologico e quindi invita gli investimenti del settore pubblico, ma al contempo amplifica il rischio di potenti esternalità negative dovute all'abuso della posizione dominante, che richiede risposte normative forti da parte del settore pubblico in settori che vanno dalla privacy e dalla protezione dei consumatori alla concorrenza. 

La pandemia rafforza questa esigenza di una risposta di governance sistemica che renda il sistema internazionale degli scambi più resistente rispetto a queste sfide globali, come i disastri naturali o ambientali, e anche il livello di accesso al mondo del commercio al dettaglio online che potrebbe raggiungere il 30% in Asia prima del 2025. Per questo è necessario un negoziato globale dell'OMC per costruire sistemi di governance nazionale e internazionale dei servizi, che includa gli obblighi di governance dei dati. Al G20 la necessità di una moderna infrastruttura digitale che possa aumentare la resilienza delle imprese e dei settori dovrebbe essere accompagnata da una maggior consapevolezza dei grandi pericoli insiti nel perseguimento di una connettività digitale globale prima che sia approntato un adeguato quadro normativo.

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AUTORI

Alessia Amighini
Co-Head, ISPI Asia Centre

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