Perché la visita di Pelosi a Taiwan non è gradita dalla Cina
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USA-Cina

Pelosi a Taiwan: una visita non gradita

02 Agosto 2022

Volo last minute

Atterrata. Il vociferato arrivo a Taiwan della Speaker della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, è realtà. In compagnia di una delegazione di cinque deputati democratici, domani potrebbe incontrare la Presidentessa taiwanese Tsai Ing-wen e un gruppo di attivisti per i diritti umani.

Si tratta della prima visita a Taipei di un alto rappresentante USA dal 1997. E non un rappresentante qualunque: tra proteste in Piazza Tiananmen e incontri col Dalai Lama, Pelosi è una delle voci americane più critiche del Partito Comunista Cinese, oltre a essere la terza carica istituzionale americana. Naturale che, per Pechino, il suo arrivo, sull’isola su cui ritiene di avere sovranità legittima sia piuttosto indigesto. Complice anche un tempismo tutt’altro che ideale. Per tutti.

 

 

Fiamma viva

Nella loro telefonata di quasi due ore e mezza dello scorso giovedì, incentrata proprio sul viaggio della Pelosi, Xi Jinping ha avvertito Biden che “chi gioca con il fuoco si brucerà”. Un monito minaccioso su cui pesa il particolare momento storico cinese. A breve inizieranno i preparativi del XX Congresso del Partito comunista, che dovrebbe conferire a Xi il suo terzo mandato. Non può permettersi una reazione debole, anche alla luce di una crescita prevista del PIL (+3,3% secondo il Fondo Monetario Internazionale) che sarà la seconda peggiore dal 1976.

Finora la Cina si è però limitata a risposte già viste in occasione delle precedenti visite di funzionari stranieri nell’isola: sortite di aerei e navi da guerra nello Stretto di Taiwan. E un ban all’export dell’industria agroalimentare taiwanese (4,4% del PIL nazionale).

 

Disobbedienza

Anche per Biden, la visita di Pelosi crea più di un grattacapo. Un ulteriore inasprimento delle tensioni con la Cina finirebbe per avvicinarla ulteriormente a Mosca: lo scenario più temuto a Washington. E rende più complicate le negoziazioni con Pechino per rimuovere parte dei 250 miliardi di dollari di dazi sulle importazioni cinesi (retaggio della trade war trumpiana) e abbassare così di fino a 0,4 punti percentuali l’inflazione americana da record.

Ecco perché Biden aveva chiesto a Pelosi si rimandare il viaggio a dopo il Congresso del Partito Comunista. Essendo il Comandante in capo delle forze armate, avrebbe potuto fermare l’aereo militare su cui la Presidentessa della Camera era in volo. Ma ha preferito non farlo, per non essere accusato di morbidezza verso Pechino a soli tre mesi dalle elezioni di midterm.

Il giudizio del Congresso o del Partito Comunista valgono più della relazione tra Cina e USA?

 

 

 

 

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Massimiliano Frenza Maxia
UniRoma3
,
Aldo Pigoli
Università Cattolica

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Stati Uniti d'America Cina Taiwan Nancy Pelosi
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