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BRASILE

La fertile relazione con Mosca

Emiliano Guanella
06 maggio 2022

Lo scambio commerciale tra Brasile e Russia ha presentato nel 2021 un saldo negativo di 4 miliardi di dollari per il Brasile, segno che c’è molto margine di miglioramento, anche tenendo conto della complicata situazione geopolitica prodotta dal conflitto in Ucraina. La Russia è il sesto principale esportatore verso il Brasile mentre le vendite di prodotti brasiliani verso Mosca rappresentano solo lo 0,6% del totale e si concentrano soprattutto nelle commodities agricole (soia, zucchero, caffè) e nella carne di manzo e di pollo. La Russia è appena la trentaseiesima destinazione dell’export brasiliano, superando solo il Sudafrica tra gli altri Paesi del BRICS, l’alleanza delle grandi economie emergenti. Per avere un’idea, il volume venduto di 1,5 miliardi di dollari è equivalente a quello che il Brasile esportava vent’anni fa verso la Cina; oggi il gigante asiatico rappresenta un terzo dell’export brasiliano con più di 90 miliardi di dollari.

 

L’asse Mosca-Brasile sull’agroalimentare

C’è molto, quindi, da migliorare e questo margine passa anche dalla vicinanza politica tra i due leader, Putin e Bolsonaro. Brasilia, così come tutti gli altri Paesi latinoamericani, non si è schierata a fianco della linea pro-sanzioni di Ue e Stati Uniti; da due mesi il presidente Jair Bolsonaro sostiene che la via da scegliere è quella della neutralità rispetto ad un conflitto che, seppur lontano, implica conseguenze importanti negli equilibri commerciali anche in questa parte del mondo. In Brasile non si parla di sanzioni contro la Russia anche perché a farne le spese sarebbe il motore dell’economia nazionale, l’agro-business. Buona parte dei prodotti russi importati sono fertilizzanti vitali per il funzionamento della gigantesca macchina produttiva agricola brasiliana. Il 60% del totale dei 5,7 miliardi di dollari in prodotti russi venduti in Brasile nel 2021 è rappresentato da tre prodotti chiave per la produzione di soia, grano, mais e per l’allevamento intensivo; si tratta del fosfato monoammonico (mam), un fertilizzante di massima purezza e concentrazione di azoto e fosforo, del clorato di potassio e dell’urea, un composto chimico prodotto dalla diammide dell’acido carbonico. Il Brasile compete con gli Stati Uniti per il podio di primo produttore mondiale di soia, è primo esportatore di carne di pollo e secondo di carne bovina; senza questi prodotti chimici il suo ciclo produttivo rischia di interrompersi, proprio in un momento di prezzi alti delle commodities a causa del conflitto in Ucraina.

 

I BRICS dalla parte della Russia

Bolsonaro è stato l’ultimo grande leader mondiale a visitare Putin prima dell’invasione militare su Kiev. Nell’incontro al Cremlino del 16 febbraio non si è parlato dei venti imminenti di guerra, ma delle relazioni commerciali fra i due Paesi e il presidente russo avrebbe rassicurato il suo collega sulla continuità delle forniture di fertilizzanti anche nel mezzo della crisi. A fine marzo il ministro delle finanze russo Sulianov ha scritto al suo omologo brasiliano Paulo Guedes per chiedere un sostegno in sede di G20, di Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale ed evitare così l’isolamento di Mosca. Brasilia ha accolto positivamente la richiesta con gesti concreti; Guedes non ha abbandonato la sala quando Sulianov ha preso la parola nell’ultimo summit economico del G20, il Brasile si è astenuto nella votazione che ha deciso l’espulsione della Russia dal consiglio dei diritti umani dell’ONU. Una linea neutrale che non piace a Washington per il peso specifico del Brasile come maggior paese dell’America Latina e principale economia dell’emisfero Sud. Questa linea di neutralità/amicizia con Mosca è stata rispettata anche dagli altri Stati dei Brics, Cina, India e Sudafrica, oltre che da numerose altre nazioni sudamericane, africane e asiatiche. L’appoggio brasiliano è stato ricambiato dal Cremlino. Mosca ha confermato l’intenzione di aprire una fabbrica di fertilizzanti nello stato agricolo di Mato Grosso do Sul, mentre ventiquattro navi russe con 678mila tonnellate di clorato di potassio dovrebbero sono in arrivo in Brasile. Le imbarcazioni sono partite dai porti di San Pietroburgo e Murmansk dopo l’inizio dell’invasione, il loro carico dovrebbe garantire la produzione di fertilizzanti per la semina della stagione agricola brasiliana 2022-2023. La notizia è stata festeggiata sui social dai sostenitori del presidente Bolsonaro; il conflitto e la devastazione in Ucraina sono meno importanti rispetto ai numeri giganteschi della soia e delle altre materie prime che il Brasile esporta verso il mondo intero.

 

Una neutralità “interessata”

La partnership con Mosca è importante dal punto di vista strategico per Brasilia. Con una popolazione di 140 milioni abitanti la Russia può diventare un grande cliente dei prodotti alimentari brasiliani, soprattutto dopo l’ovvia chiusura delle relazioni commerciali con l’Ucraina e il gelo delle sanzioni con l’Unione Europea. Se i fertilizzanti russi sono essenziali per far crescere l’agro brasiliano, soia, carne e pollo brasiliani potranno arrivare in maggiore quantità sulle tavole dei consumatori russi nei prossimi mesi e anni. In Brasile si vota per le presidenziali ad ottobre e tutto lascia indicare che lo scontro finale sarà tra lo stesso Bolsonaro, che punta alla rielezione e l’ex presidente Lula da Silva. Curiosamente la linea della neutralità brasiliana rispetto al conflitto sembra assicurata anche in caso di vittoria di quest’ultimo. In una recente intervista al “Time”, Lula ha detto che il leader russo Zelensky, l’Unione Europea e la Nato hanno le stesse responsabilità di Putin nel conflitto in corso. Auspicando il termine del conflitto per via diplomatica Lula ha affermato che il Brasile non può prendere posizione a favore di una delle parti e che l’interesse comune dev’essere una pace che non umili nessuno. Un multilateralismo e neutralità che situa. Il Brasile è tra i Paesi affacciati alla finestra in questo conflitto, nella speranza, neanche troppo implicita, di trarre benefici anche economici dal novo equilibrio nelle relazioni commerciali che ne deriverà, soprattutto nella sempre più strategica questione della sicurezza alimentare e approvvigionamento di materie prime. I grandi agricoltori brasiliani sono pronti a produrre di più per approfittare dell’aumento dei prezzi e della domanda, ma per farlo devono poter contare su uno stock sufficiente di agrochimici e fertilizzanti. Le buone relazioni con Mosca assicurano la base per crescere e conquistare nuovi mercati in tempi di grande turbolenza geopolitica e scarsità generale di alimenti.

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CORRISPONDENTE DA SAN PAOLO (RSI - TV SVIZZERA E LA STAMPA) E ANALISTA POLITICO

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America Latina Brasile Russia jair bolsonaro
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Emiliano Guanella
CORRISPONDENTE DA SAN PAOLO (RSI - TV SVIZZERA E LA STAMPA) E ANALISTA POLITICO

Image Credits (CC BY 2.0): Palacio do Planalto

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