Molto si è scritto su virus e barile. E quasi sempre rimarcando che in fondo stava andando come da fondamentali. Se la domanda crolla (quasi) del 30% e l’offerta (quasi) solo del dieci è normale che la differenza riempia i magazzini e che il prezzo sprofondi.
Però, si ragionava sino a pochi giorni fa, fino a quando gli stoccaggi non saranno davvero pieni resterà comunque prezzo. In qualche zona particolarmente mal messa per qualità del greggio e logistica magari ci saranno temporanei prezzi negativi; ma per i prezzi indice (Brent e WTI) non sarà mai scritto.
E invece no. Il WTI ha superato al ribasso -37. Ci eravamo dimenticati le figurine. Quei certificati da mille barili l’uno che cambiano vorticosamente di mano sul mercato dei futures; e anche e in aggiunta il volume di scommesse sul prezzo scambiate di regola fuori borsa (soprattutto via CFD, contratti per differenza). Il possesso di una figurina dà diritto a una data certa del futuro a ricevere il “sottostante” (nel caso, mille barili) a un prezzo fisso e fissato oggi. Se alla scadenza il prezzo di mercato è più alto di quello della figurina ci avete guadagnato (rivendete lo stesso giorno i mille barili a un prezzo più alto di quello che avete pagato); e se è più basso viceversa. Ovviamente poi nessuno o quasi ha la minima intenzione di farsi consegnare un barile, che tra l’altro sarebbe poco elegante (pensate all’imbarazzo di un trader all’idea di svegliarsi al mattino con una colonna di autobotti davanti al portone. Socialmente inaccettabile). E dunque ci si scambia pacchi di figurine dimenticandosi completamente del sottostante. Che peraltro, nero e impavido, resiste.
La figurina fa il prezzo
Piccolo passo indietro, o se volete breve premessa. I prezzi di riferimento (WTI e Brent) non sono prezzi “fisici” derivanti dalla contrattazione di barili. Sono prezzi “borsistici”, fissati a partire tra l’altro dalla quotazione delle figurine a futuri. È la figurina a fare il prezzo (di riferimento) del barile; e non viceversa.
Aggiungete allo scenario che la possibilità di trovare stoccaggio per la produzione ancora in eccesso sia percepita come a dir poco problematica (qualcuno nega; ma questa è comunque la percezione); e che le figurine in circolazione si siano perciò fatte a volta loro esuberanti. La miscela si è fatta perfetta.
Qualcuno parla di manipolazione, che il prezzo è crollato in pratica nell’ultima mezz’ora di contrattazione prima della scadenza mensile delle figurine. Ma magari era giusto disperazione. Speri e tieni duro fino all’ultimo, e poi crolli d’un botto. La figurina si sta trasformando in barile; e il barile in casa ingombra. Il petrolio che non sai dove mettere a quel punto si è trasformato in rifiuto; e non potendolo riversare in strada hai bisogno di qualcuno che te lo smaltisca. Ed ovviamente lo paghi per il servizio.
Del domani non c’è certezza
Sin qui il – 37. Poi del domani non c’è certezza. Una massa di figurine scadenti a maggio sono state cambiate con figurine scadenza giugno; e non c’è nessuna garanzia che la storia alla scadenza di giugno non si ripeta e forse pure in peggio (qualcuno ha predetto che a giugno si potrebbe arrivare a – 100, ma magari era giusto enfasi mediatica). Magari gli operatori riusciranno a smaltire l’eccesso in maniera non (troppo) traumatica; o magari la possibilità di stoccare petrolio verrà percepita come esaurita ancora prima di quando adesso si proietta; o magari i produttori taglieranno di botto 20/30 milioni di barili/giorno di produzione (che, finito lo stoccaggio, prima o poi gli tocca; e ricordiamoci che i sauditi sono quelli cui il produrre costa meno). Interesting times.
Il prezzo negativo della scadenza di maggio qualcosa però dovrebbe avercelo confermato (o insegnato). Anzitutto che furono solo figurine. Nel tempo che i giornali ci hanno messo a stampare in prima pagina il “meno 37” il WTI era già tornato positivo sopra i 10 dollari. Dare un’occhiata con priorità al mercato delle figurine anziché a quello del petrolio, e giusto per capire se qualche regola almeno in punto di comprensibilità e trasparenza non andrebbe rivista (dalla leva consentita alle modalità e disclosures dell’ offerta, tanto per far d’esempio) potrebbe non essere idea peregrina.
Rifiuti speciali
Poi che le figurine sono potenti. Per quanti sforzi faccia Trump per intervenire sul mercato del petrolio la figurina è in ciò infinitamente più efficace di lui. E se ricrolla metterà in circolo in stagione elettorale una qualche legione di risparmiatori middle class non precisamente di ottimo umore.
La terza mi ha ricordato un po’ la pratica giovanile della morra, dove non riuscivo mai a capire come fosse che la carta vincesse la pietra. Infine capisco. La figurina di carta è un rifiuto ben più difficile da smaltire dell’olio di pietra, sia pure in barile.
Chiamatela, se volete, rifiuto speciale.