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Il summit

Praga capitale dell'Europa 'allargata'

06 ottobre 2022

A Praga il primo vertice della Comunità politica europea: 44 leader europei si confrontano su una ‘nuova’ Europa, senza la Russia.

 

È ancora troppo presto per dire che peso avrà nel futuro europeo il vertice di Praga. Ma la capitale della Repubblica ceca è teatro di una due giorni di incontri che potrebbero segnare uno spartiacque nella storia del continente. Oggi si è riunita qui per la prima volta la Comunità politica europea: 44 paesi (i 27 membri dell’Unione più gli altri paesi europei escluse Russia e Bielorussia) per un vertice ‘allargato’ ai paesi extra Unione nato da un'idea del presidente francese Emmanuel Macron lo scorso maggio. Allora la guerra del presidente russo Vladimir Putin contro l’Ucraina era iniziata da poco più di due mesi e le richieste di Kiev avevano imposto una riflessione sulle lentezze nel processo di allargamento e delle politiche di vicinato. Concedendo lo status di candidato all'Ucraina e alla Moldova a giugno, i leader europei avevano dimostrato di voler riprendere in mano il timone dell’allargamento, che coincide con il suo stesso futuro, contrastando la narrazione russa di un’Europa ‘finita’ e in crisi di identità. Oltre ai paesi membri dell’Ue erano presenti oggi i leader di Regno Unito, Turchia, Islanda, Norvegia, Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia, Liechtenstein, Svizzera, Georgia e Moldova, Armenia e Azerbaigian, più il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, in videocollegamento da Kiev. Quattro i temi all’ordine del giorno: pace e sicurezza, energia, clima e situazione economica. Gli stessi che affronteranno domani i capi di stato e di governo dei 27 riuniti in un Consiglio europeo informale. A Praga, insomma, l’Europa inizia ad ancorare i paesi vicini ‘dalla sua parte’ nel divario con Mosca. Poiché a sette mesi dall’inizio del conflitto una cosa è diventata inequivocabilmente chiara: Russia ed Europa sono destinate a essere rivali geopolitiche per i decenni a venire.  

 

 

Gas: l’Ue ci riprova?

Domani, 7 ottobre, i capi di stato e di governo dell'Ue torneranno nel castello di Praga per il Consiglio Europeo informale. Sul tavolo dei leader ci saranno due temi: energia e sostegno all’Ucraina. Si discuterà cioè di come continuare a sostenere Kiev, sia militarmente che finanziariamente, in modo sostenibile, anche nei prossimi mesi. L'altro tema sul tavolo è quello dell’energia, argomento ‘caldo’ di queste settimane. A poche ore dal vertice i paesi dell'Unione hanno raggiunto un accordo per un ottavo pacchetto di sanzioni contro la Russia, nel quale è inserito anche un tetto al prezzo del petrolio russo. Intanto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen si è detta pronta a discutere di un tetto temporaneo ma solo al prezzo del gas utilizzato per generare elettricità in modo da calmierare i costi delle bollette. Grande assente, ancora una volta, un price cap su tutte le importazioni di gas, richiesto da Italia, Francia, e altri 13 paesi. Tra le altre misure, annunciate dalla presidente alla vigilia dell’incontro in una lettera ai 27, il superamento della Borsa di Amsterdam (Ttf) per definire “un indice dei prezzi complementari che rifletta meglio la realtà energetica europea di oggi e assicuri un miglior funzionamento del mercato improntato a prezzi più bassi": in attesa di introdurre un indice alternativo, la presidente dice che “dovremmo considerare una limitazione dei prezzi” legati al Ttf.

 

Un messaggio a Mosca?

La sintesi delle proposte avanzate a Praga è attesa al Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre, forse l'ultima chance per l'Europa di agire unita di fronte alla crisi energetica. In questo contesto vanno viste le proposte contenute nella lettera che la presidente von der Leyen ha mandato ai leader. “Siamo di nuovo in un momento difficile”, ha esordito la presidente ammettendo che “la crisi energetica è grave ed è entrata in una nuova fase” e che “solo una risposta europea comune può ridurre i costi energetici per le famiglie e le imprese e fornire sicurezza energetica per questo inverno e quelli futuri”. La due giorni di Praga è “un messaggio di unità indirizzato a Putin”, ha detto arrivando nella capitale ceca Emmanuel Macron “ che sottolinea –a sette mesi dall’inizio dell’offensiva russa – l’isolamento di Mosca e l’Unità dell’Europa”.

 

Si fa la storia o solo una foto?

La guerra in Ucraina ha spazzato via un’idea per anni condivisa da politici e commentatori: Russia ed Europa erano destinate ad avvicinarsi l'una all'altra in base a un insieme comune di regole. “Per i paesi nel mezzo – osservano Hans Kribbe e Luuk Van Middelaar – questo non avrebbe significato un’esistenza confortevole, ma si potevano evitare una guerra totale e scelte difficili. Oggi la possibilità di un'esistenza “nel mezzo” è scomparsa. Una nuova linea di demarcazione geopolitica attraversa il nostro continente e la domanda fondamentale è da che parte di questa linea si troveranno l'Ucraina e gli altri paesi”. La Comunità politica intesa come spazio di collaborazione “per le nazioni europee democratiche" secondo la definizione di Macron, serve a questo: poiché l'Ue non è in grado di fornire la sede politica in cui fornire accesso immediato alll'Ucraina c’è bisogno di creare un altro club europeo più grande, in cui  Kiev ed altri agiscano come partner. È insieme un cambio di prospettiva e di paradigma. Per questo la foto di gruppo sotto la volta gotica della sala Vladislav del castello di Praga può incorniciare una svolta storica. Ma i leader europei devono saper fissare per il nuovo club obiettivi politici, valori condivisi e una missione chiara che, al momento, sembrano mancare avvertono gli osservatori. Altrimenti, quella di oggi rischia di essere ricordata solo come una passerella, piena di sorrisi a favore di telecamere.

 

Il commento

Di Antonio Villafranca, direttore della Ricerca ISPI

“Quella della Comunità Politica Europea è una buona idea sulla carta che rischia però di non esserlo in pratica. Sulla carta risponde all'esigenza di avvicinare all'Ue paesi a cui non si può offrire l'opzione dell'adesione. In pratica però si rivolge a paesi molto diversi tra di loro (se non apertamente in conflitto come Armenia e Azerbaigian) senza mettere sul piatto cosa questi guadagnerebbero dalla cooperazione. L'Ue dovrebbe prima chiarirsi al proprio interno su cosa vuole/può veramente offrire a questi paesi e poi rivolgersi a loro”. 

 

***

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications.

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