La parola finale sarà degli elettori, chamati al referendum, ma in pochi credono che non passerà: la riforma costituzionale voluta da Vladimir Putin gli consentirà di ricandidarsi al Cremlino alle elezioni del 2024 e di guidare la Russia fino al 2036.
Forse, anzi sicuramente, gli effetti del coronavirus nello scenario globale hanno consentito che la notizia circolasse sui siti di informazione con meno clamore del previsto. Ma di certo era una mossa già nell’aria da tempo: il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin, alla guida del paese da vent’anni, si prepara a succedere a se stesso. Con un colpo di spugna, consentito da una riforma costituzionale ad hoc, si cancella il limite dei due mandati e si consente al presidente in carica di ricandidarsi nel 2024.
Cosa prevede la riforma?
Ad aprire l’iter era stato l'emendamento, approvato dalla Duma con 380 voti a favore e 43 contrari, presentato dalla deputata Valentina Tereshkova, prima cosmonauta donna nella storia. L'emendamento di fatto stralcia per Putin il limite dei due mandati, specificando che esso "non impedisce alla persona che ha ricoperto o ricopre la carica di presidente della Federazione Russa, al momento dell'entrata in vigore della modifica, di partecipare come candidato alle elezioni presidenziali". Con una piroetta degna di una prima étoile del Bolshoi, il presidente ha prima respinto la proposta, affermando che “la Russia ha esaurito la sua quota di rivoluzioni” salvo poi concedere all’emendamento di proseguire il suo percorso, mostrandosi possibilista in caso che il Parlamento avesse deciso di approvare l’emendamento e “sia la Corte Costituzionale che il popolo russo”, avessero dato luce verde.
La parola ai cittadini?
Dopo l’approvazione in parlamento e il placet della Corte Costituzionale che ha dichiarato le riforme “compatibili con la legge”, l’ultimo passo da fare è il referendum. La data individuata è quella del 22 aprile, ma non è detto che – a causa dell’emergenza coronavirus – non sarà rinviata. Se non ci saranno intoppi, come molti prevedono, definendo il voto popolare “una pura formalità”, il presidente potrà ricandidarsi nel 2024 per quelli che sono – di fatto – un quinto e un sesto mandato, fino al 2036.
Presidente a vita?
Dominatore indiscusso della politica russa, Putin festeggerà a breve i vent’anni al potere. Nominato primo ministro da Boris Eltsin il 9 agosto 1999, fu eletto presidente appena un anno dopo. Nel 2008, dopo due mandati presidenziali consecutivi, ridivenne premier sotto la presidenza del fedele Dmitrij Medvedev. Ma solo per tornare al Cremlino quattro anni dopo nel 2012, ed essere riconfermato per altri sei anni, che scadranno nel 2024, quando Putin avrà 72 anni. Una longevità e un potere quasi assoluto, tali da procurargli il soprannome di ‘zar’.
Una strada in discesa?
Ma quella della presidenza a vita non è una strada tutta in discesa: negli ultimi tempi, gli scandali per corruzione degli oligarchi vicini al presidente hanno mostrato ai russi il volto di un sistema che arricchisce solo gli aderenti al ‘cerchio magico’ dello zar. E al Cremlino non è di certo sfuggito il segnale di uno scontento inviato durante le elezioni amministrative di settembre, che avevano registrato un forte calo di consensi verso il partito del presidente. Nell’ultimo anno e mezzo, secondo i sondaggi, l’aumento delle tasse, la riforma pensionistica e la riduzione del potere d’acquisto dei salari hanno fatto diminuire la popolarità di Putin. Inoltre il crollo del prezzo del petrolio e la recente ‘guerra dei barili’ con sauditi e americani, agita ancora più le acque e rischia di mettere a repentaglio la stabilità interna.
Misure restrittive?
È in questa situazione che la Russia si trovava quando, a metà gennaio, l’emergenza coronavirus ha cominciato a far parlare di sé in Europa. Anche se, ufficialmente, in Russia i casi accertati sono solo 147 (37 dei quali solo a Mosca) il governo ha iniziato a chiudere i confini agli stranieri, tagliando i collegamenti aerei dall’Europa, oltre che dagli altri Paesi più colpiti come Cina, Iran, Corea del Sud. La mancata osservanza della quarantena comporta una pena fino a cinque anni di carcere. Le scuole resteranno chiuse e le autorità hanno proibito ogni raduno con più di 5000 partecipanti: ma l’obiettivo non è solo proteggere la salute dei russi.
Contenimento del virus o del dissenso?
Nei giorni scorsi la polizia ha fermato decine di persone che manifestavano di fronte alla Lubjanka, il quartier generale dei servizi di sicurezza russi a Mosca. L’emergenza coronavirus ha offerto a Mosca un ulteriore motivo per proibire i raduni di massa. D’altronde, secondo Putin non è questo il momento di avventurarsi in un rischioso cambio di leadership. Lo ha detto chiaramente nel suo discorso in parlamento: “Sono profondamente convinto che al nostro paese sia necessaria una presidenza forte. Ce lo ricorda una volta di più la situazione economica. Soprattutto, questo è necessario in nome della stabilità. In questa fase della nostra esistenza la democrazia parlamentare non fa per noi”. Come a dire, il momento verrà, ma non è adesso.
Il Commento
Di Eleonora Tafuro Ambrosetti, Research Fellow osservatorio Russia, Caucaso e Asia Centrale, ISPI
"Never waste a crisis" – mai sprecare una crisi. Questa frase, attribuita a Winston Churchill, deve aver guidato le azioni del Cremlino nella gestione della successione a Putin. Mentre il mondo era focalizzato sulla crisi del coronavirus, l’emendamento che permette a Putin di restare al potere fino al 2036 è stato approvato dalla corte costituzionale e sarà oggetto – coronavirus permettendo – del referendum del 22 aprile.
Le reazioni dei russi variano: tra lo sconforto e la rabbia delle opposizioni al senso di rassegnazione di molti, fino al sollievo provato da coloro che temevano l’instabilità derivante da una possibile “successione senza un successore”. Per il momento la popolarità di Putin continua ad essere altissima (quasi 70% a febbraio), ma potrebbe cadere anch’essa vittima del coronavirus: la gestione delle conseguenze sanitarie e economiche della pandemia, soprattutto nel contesto di una guerra dei prezzi del petrolio, sarà infatti determinante affinché il Cremlino possa continuare ad aumentare le spese sociali e migliorare gli standard di vita dei russi.
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A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online Publications)