La dimensione securitaria è un fattore chiave nell’iniziativa OBOR, considerato che la regione dello Xinjiang è un passaggio esclusivo per le importazioni di gas e petrolio dell’Asia Centrale così come per il corridoio commerciale tra la Cina e l’Occidente.
Data la rilevanza strategica delle rotte marittime commerciali ed energetiche, la Cina punta ad ottenere la protezione e la sicurezza delle Sea Lines of Communication (vie di comunicazione marittime, SLOC nell’acronimo inglese) che implementano la «21st Century Maritime Silk Road» (Via della Seta marittima del 21° secolo): nel concreto, questa iniziativa rappresenta un aggiornamento geopolitico della cosiddetta strategia del filo di perle (String of Pearls) che si basava sulla creazione di basi strategiche e avamposti commerciali ed energetici nell’Oceano indiano – dal Medio Oriente alla Cina meridionale – con lo scopo di proteggere i propri interessi energetici e obiettivi securitari più ampi.
La strategia della «Maritime Silk Road» si concentra chiaramente su obiettivi securitari e geopolitici, spingendo la Cina a incrementare la propria presenza navale per prevenire le minacce terroristiche e di pirateria lungo le vie di comunicazione marittime e, dal punto di vista geopolitico, anche per contenere l’influenza indiana nell’Oceano indiano. La piena implementazione dell’iniziativa OBOR potrebbe anche aiutare la Cina a risolvere il dilemma di Malacca, il corridoio energetico vitale per la Cina attraverso il quale transita il 75% delle sue importazioni petrolifere.
La Cina teme che il terrorismo internazionale o potenze ostili (un’eventuale intervento americano nella contesa tra Cina e Taiwan) possano prendere il controllo degli stretti e bloccare la quasi totalità delle importazioni energetiche cinesi. Lo sviluppo di vie energetiche alternative sia marittime che continentali – per rifornirsi del petrolio (e il gas) dei fornitori mediorientali ed africani aggirando questo stretto – è diventato il pilastro della politica estera ed energetica cinese: gli altri corridoi economici già pianificati – il corridoio economico Cina–Pakistan, quello Cina–Indocina, quello BCIM (per collegare Yunnan, la provincia cinese sud–occidentale, con il Golfo del Bengala) e quello tra Cina, Mongolia e Russia – contribuiranno a legittimare la Cina come il perno geopolitico nella regione.
Fabio Indeo, Center for Energy Governance and Security, South Korea