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Nuovo premier

Regno Unito: l'ora di Rishi Sunak

24 ottobre 2022

Rishi Sunak sarà il prossimo premier, il primo non bianco nella storia del Regno Unito. Ma la strada che lo aspetta è tutta in salita.

 

Rishi Sunak sarà il prossimo leader del partito conservatore e quindi primo ministro britannico. È l’unico candidato in regola con i numeri per ottenere la nomination e pertanto la sua elezione è scontata. La sfidante, Penny Mordaunt attuale leader della Camera dei Comuni e considerata un’esponente dell’ala liberal del partito, ha annunciato il suo ritiro alle 14 in punto, l’ora della deadline fissata per presentare le candidature. Nella nota, precisa che la sua scelta è dettata dal fatto che “i colleghi sentono che oggi abbiamo bisogno di certezze”. Ma secondo la stampa britannica poco prima delle 14, Mordaunt aveva raggiunto 96 nomination. Quattro in meno delle 100 necessarie a formalizzare la sua candidatura. Appena sette settimane dopo essere stato sconfitto da Liz Truss nella precedente corsa per la premiership, invece, Sunak ha ricevuto il sostegno pubblico di 193 deputati conservatori. “È ora di mettere fine alla gara di leadership e fare un primo ministro ASAP”, aveva twittato poco prima l’ex leader conservatore Iain Duncan Smith, una voce di peso nel partito. Consapevoli della necessità di rassicurare i mercati, dopo i saliscendi delle ultime settimane, i rappresentanti conservatori avrebbero istituito una serrata tabella di marcia per avere il nuovo premier in carica quanto prima. Re Carlo III tornerà a Londra da Sandringham e questa sera sarà a Buckingham Palace, riporta Chris Ship di ITV. Ciò significa che potrebbe ricevere le dimissioni di Liz Truss già stasera e nominare Rishi Sunak come primo ministro al più tardi domani.

All’ultimo scontro?

Che la strada di Rishi Sunak per Downing Street fosse spianata, si era capito nella serata di ieri quando, a sorpresa, Boris Johnson aveva rinunciato alla sua candidatura, “per il bene del partito”. Pur avendo sostenuto di avere 102 deputati pronti ad appoggiarlo, l’ex premier – dimessosi in seguito a una serie di scandali e dimissioni a raffica nel suo esecutivo – ha dichiarato: “Credo di avere molto da offrire, ma temo che questo non sia il momento giusto” e ha assicurato lealtà a chiunque diventi il prossimo premier. Considerato un vero e proprio ‘campione’ elettorale, il leader politico più vincente della sua generazione, Johnson è stato due volte sindaco di Londra e sotto la sua guida i conservatori hanno vinto una inedita maggioranza di 80 comuni alle elezioni generali del 2019. Nonostante gli scandali il suo nome rimane popolare tra i membri del partito e dell’elettorato conservatore e dunque avrebbe potuto contare su un sostanzioso voto di base se fosse arrivato al ballottaggio finale.

 

Chi è Rishi Sunak?

Quarantadue anni, genitori di origine indiana immigrati dall’Africa Orientale, laurea ad Oxford, Rishi Sunak ha un profilo diverso da quello del conservatore tipico e sarà il primo premier non bianco della storia del Regno Unito. Anche per questo, forse, nella corsa alla premiership di quest’estate contro Liz Truss al suo slogan ‘Ready for Rishi’ gli elettori conservatori avevano risposto ‘no’. Oggi, dopo il clamoroso fallimento della sua ex sfidante, ha davanti a sé la seconda occasione per diventare il primo figlio di immigrati indiani ad entrare al numero 10 di Downing Street. Considerato uno tra i più ricchi uomini politici del Regno Unito, è sposato con Akshata Murty, erede di una ricca dinastia indiana di imprenditori nel settore tecnologico, le cui beghe fiscali hanno causato all'ex ministro qualche imbarazzo in campagna elettorale. Entrato in politica nel 2014, dopo aver lavorato per l’importante banca d’affari Goldman Sachs, Sunak è considerato un politico pragmatico che appartiene all’ala destra del partito. Dal 2020 a luglio 2022 ha ricoperto l’incarico di cancelliere dello Scacchiere di Boris Johnson. È in questo periodo che ha acquisito grande popolarità, anche grazie ad una gestione attenta dell’economia in piena emergenza pandemica. Alcuni tuttavia lo accusano di aver ‘tradito’ il premier Boris Johnson quando, in seguito ad una serie di scandali che avevano coinvolto l’ex premier, aveva rassegnato le dimissioni causando, di fatto, la caduta del governo.

 

Una strada in salita?

Sunak sarà il terzo primo ministro britannico in meno di due mesi. E la sua strada si presenta tutta in salita. L’inflazione nel paese supera il 10% e i rendimenti sui titoli di stato restano alti, segno che la crisi finanziaria nel Regno Unito è lontana dall’essersi risolta e che sui mercati c’è ancora sospetto e nervosismo. Le voci di chi teme che la spirale innescata dalla Brexit finisca per trasformare il paese nel ‘grande malato d’Europa’ si moltiplicano, come quelle di chi pensa che sull’uscita dall’Unione e le sue conseguenze bisognerebbe aprire una riflessione seria. Dopo la pandemia e lo scoppio della guerra in Ucraina i governi conservatori hanno puntato tutto su crescita e produttività – imprimendo una svolta iperliberista in chiave ‘Global Britain’ – per respingere l’aumento del costo della vita e la recessione imminente. Tuttavia, le misure proposte – tagli fiscali e aumento della spesa pubblica – hanno ottenuto l’effetto opposto, aumentando i timori degli investitori e con essi quelle delle famiglie britanniche. Nel 2023 il paese sarà il fanalino di coda per crescita del pil di tutte le economie del G7. Le difficoltà e i rallentamenti nei trasporti, unite alla relativa scarsità di alcune materie prime chiave, costituiscono un mix decisamente negativo per un paese che dipende fortemente dalle importazioni di beni dal resto del continente. 

 

Il commento

Di Antonio Villafranca, direttore della ricerca ISPI

 

“Il Regno Unito è passato in pochi mesi da un primo ministro, Boris Johnson, eletto dall'intero elettorato, a una premier Liz Truss eletta dalla base tory, fino a Rishi Sunak, scelto solo dai rappresentanti in parlamento. Una china che non depone bene per la rappresentatività e stabilità del nuovo leader e del nuovo esecutivo. Sembra che i Tories non vogliano accettare la dura realtà del loro smarrimento. Da Brexit in poi (anzi già da prima), sono le inadeguate visioni di fondo e le contraddittorie politiche economiche a giocare contro i Tories. Bisogna cambiare e mettersi d’accordo su queste, piuttosto che continuare a cambiare volti”.

 

***

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications.

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