Il sistema di navigazione satellitare Beidou è la risposta cinese all’americano “Sistema di Posizionamento Globale” (GPS). Varato nel 2000, Beidou ha all’attivo 29 satelliti di terza generazione, di cui l’ultimo lanciato il 9 marzo scorso nel bel mezzo della pandemia di Coronavirus. Come hanno riportato i media di stato in quei giorni, “gli ingegneri hanno superato svariate difficoltà per assicurarsi il successo della missione”. Il lancio del 30° satellite dello stesso calibro, previsto per maggio, completerà la “rete satellitare di terza generazione” (BDS-3), aumentandone la copertura e l’accuratezza. Sebbene dal 2012 Beidou sia già in servizio limitato nell’Asia-Pacifico, quando l’ultimo satellite sarà in orbita il sistema raggiungerà una portata mondiale.
Le applicazioni di Beidou sono svariate e ben si sposano con le priorità del programma “Made in China 2025” del Presidente Xi Jinping che prediligono le tecnologie d’avanguardia. Tra gli altri, il sistema potrà infatti essere integrato nei settori dei veicoli senza conducente, della produzione di elettricità, della finanza e dei trasporti, in particolare per l’attracco delle navi e il decollo e l’atterraggio degli aeroplani. Inoltre, Beidou si inserirà anche nel settore delle telecomunicazioni: non è un caso, infatti, che gli smartphone a marchio cinese possano già incorporare i dati di navigazione di Beidou nelle applicazioni di mappatura e tracciamento. Grazie alla sua portata mondiale, il sistema non si limiterà a essere utilizzato in Cina e Asia, ma sarà in grado di coinvolgere tutti i partner della Nuova Via della Seta, come ripetutamente indicato dallo stesso Xi.
Se il lancio dell’ultimo satellite di terza generazione avrà successo, quindi, Beidou creerà un nuovo vettore di competizione tecnologica tra Cina e Stati Uniti, riequilibrando l’asticella in favore di Pechino. Il sistema, infatti, ha un grado di accuratezza sostanzialmente superiore al GPS, ed è capace di rilevare una posizione entro un margine di 10 centimetri contro i 30 del sistema americano.
La precisione di Beidou ne ha incoraggiato l’utilizzo anche nel settore della sicurezza: il Pakistan, per esempio, è l’unico paese al mondo (oltre la Cina) a fornire il sistema cinese alle proprie forze armate. La pandemia di coronavirus ha tuttavia sollevato una controversia relativa all’utilizzo delle tecnologie di localizzazione contrapposto alla tutela della privacy anche in situazioni emergenziali. Se l’Asia orientale si è fatta capofila della prima campana, l’Europa si è invece dimostrata propensa alla seconda, seppur con le dovute eccezioni. In Italia, per esempio, nonostante non siano state utilizzate, le tecnologie di localizzazione sono rimaste un tema ampiamente politicizzato durante tutta l’emergenza Coronavirus. Hikvision, Dahua, Tencent e le gemelle Alibaba e Alipay sono solo alcuni dei giganti ad aver già sviluppato tecnologie di monitoraggio all’avanguardia. Consolidatesi sul mercato interno, guardano ora sempre di più fuori dal paese. Le tecnologie di queste grandi multinazionali, seppur non le uniche presenti sul mercato globale, si contraddistinguono però per il livello inferiore di tutela della privacy rispetto alle loro controparti occidentali.
Certamente, il livello delle tecnologie cinesi e le norme che contraddistinguono le scelte politiche di Pechino aumentano i dubbi riguardo gli standard etici delle tecnologie di sorveglianza che la Cina esporta in tutto il mondo, soprattutto in una congiuntura come quella di oggi in cui ci troviamo ad affrontare il lascito della prima “pandemia digitale” della storia e corriamo il rischio di normalizzare la sorveglianza di massa.