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Daily focus

Russia: Navalny processato e condannato

18 gennaio 2021

Scampato all’avvelenamento da Novichok, l’oppositore di Vladimir Putin, Alexei Navalny lascia la Germania e torna in patria. Meno di 24 ore dopo il suo arrivo è già stato arrestato, processato e condannato.

 

Alexei Navalny, forse il più combattivo e di certo il più noto tra gli oppositori di Vladimir Putin è stato arrestato ieri appena atterrato all’aeroporto di Mosca. Dopo un sommario processo all’interno della stessa stazione di polizia in cui era stato condotto dopo l’arresto è stato condannato a 30 giorni di detenzione. In un video diffuso sul suo profilo Twitter, l’oppositore denuncia: “Non capisco quello che sta succedendo, un minuto fa mi hanno portato fuori dalla mia cella, per incontrarmi con i miei avvocati, sono venuto qui e qui sta avendo luogo un processo del tribunale di Khimki”. Navalny è stato fermato al suo ritorno dalla Germania dove era stato ricoverato per cinque mesi in seguito a una sindrome da avvelenamento da agente nervino su cui le indagini sono ancora in corso, ma che molti attribuiscono alle forze di sicurezza del Cremlino. L’arresto è stato accompagnato da un’azione repressiva massiccia, con decine di agenti di polizia in mimetica e caschi antisommossa che hanno invaso le sale degli arrivi di Vnukovo, l’aeroporto in cui Navalny avrebbe dovuto atterrare, prima di essere dirottato su Sheremetyevo, arrestando dozzine di sostenitori e simpatizzanti intervenuti per accoglierlo. Immagini drammatiche che sottolineano il seguito riscosso dall’opposizione a Putin e il crescente nervosismo del Cremlino. “Questa è casa mia, sono felice di essere qui” aveva detto Navalny poco prima di essere fermato dagli agenti del controllo passaporti. “Io non ho paura e non dovete averne nemmeno voi”.

 

 

Arresto annunciato?

L’arresto di Alexei Navalny non era inaspettato. Quando alcuni giorni fa il dissidente aveva annunciato la sua intenzione di lasciare la Germania e ritornare in patria, le autorità di Mosca avevano fatto sapere che se avesse rimesso piede in Russia sarebbe stato perseguito dalla giustizia. In una dichiarazione diffusa poche ore dopo l’arresto il servizio penitenziario russo ha riferito che il leader dell’opposizione “era ricercato dal 29 dicembre 2020 per ripetute violazioni delle condizioni imposte a seguito di una condanna per appropriazione indebita, per la quale ha ricevuto una pena sospesa”. Navalny ha sempre sostenuto che il caso era politicamente motivato. Separatamente, i pubblici ministeri russi hanno avviato un nuovo procedimento penale contro di lui per accuse di frode relative a trasferimenti di denaro a vari enti di beneficenza, inclusa la sua Fondazione anticorruzione.

“Aleksei Navalny è stato rapito ed è in pericolo” ha postato su Telegram, Leonid Volkov, fondatore e attuale presidente di Russia del futuro, il partito in cui milita anche Navalny, che ha aggiunto: “È nelle mani di persone che hanno già cercato di ucciderlo”. La sorte di Navalny potrebbe dipendere in parte dall’intensità della eco alla notizia del suo arresto, in patria e all’estero. In Russia, i suoi sostenitori hanno annunciato proteste e sit-in e denunciato che al suo avvocato è stato consentito di incontrarlo per pochi minuti prima dell’inizio dell’udienza a cui non sono stati ammessi giornalisti di testate indipendenti.

 

Un coro di critiche?

Pur se annunciato, l’arresto di Navalny ha generato reazioni immediate, e il fronte delle critiche a Mosca è nutrito. “Le autorità russe devono rilasciarlo immediatamente e garantire la sua sicurezza – ha scritto Ursula von der Leyen su Twitter – La detenzione di oppositori politici è contraria agli impegni internazionali della Russia”. Anche il presidente del Consiglio dell'Unione europea, Charles Michel, ha definito “inaccettabile” l'arresto, mentre la Lituania ha già avanzato la proposta di nuove sanzioni europee contro Mosca. E il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas ha chiesto a Mosca “il rilascio immediato” dell'oppositore, il cui arresto, ha detto, “è totalmente incomprensibile". Appelli simili sono giunti anche da Parigi, Londra e Roma. Da Washington, il segretario di stato americano Mike Pompeo, ha espresso “grande preoccupazione” per l'ennesimo tentativo di far tacere una voce dell'opposizione e indipendente, mentre il presidente eletto Joe Biden, per bocca del suo consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan ne chiede la scarcerazione immediata.

 

Il dilemma di Mosca?

La risposta di Mosca alle critiche europee e internazionali non tarda ad arrivare: La reazione “entusiasta” dei paesi occidentali al ritorno di Alexei Navalny in Russia è dovuta alla volontà di distogliere l'attenzione dalla “profonda crisi” in cui versa “il modello di sviluppo liberale” ha detto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov nel corso della sua conferenza stampa d'inizio anno. Lavrov ha insistito anche sul fatto che Mosca non teme i danni di immagine derivanti dalla “propaganda orchestrata” contro il Cremlino. “Probabilmente qualcuno crede che dovremmo pensare di più alla nostra immagine, ma non siamo giovani donne che vanno a un ballo”, ha detto il ministro ai giornalisti. Eppure – osserva Steve Rosenberg su BBC – la decisione di Navalny di tornare a casa “è una sfida diretta a Vladimir Putin e crea un dilemma per il Cremlino. Se reagisce, rischia di trasformarlo in un martire politico, una figura simile a Nelson Mandela, e di provocare ulteriori sanzioni occidentali. Se non fa nulla l’oppositore si trasformerà quasi sicuramente una spina nel fianco in un anno elettorale importante”.

 

 

Il commento

Di Eleonora Tafuro Ambrosetti, Research Fellow ISPI Osservatorio Russia, Caucaso e Asia Centrale

L’arresto di Alexei Navalny non deve sorprendere: Putin aveva mandato un segnale chiaro, cioè che non voleva il ritorno dell’oppositore al punto da minacciarne apertamente l'arresto; in ballo dunque c’era la sua stessa credibilità. Quello che incuriosisce invece è il timing della scelta di Navalny: perché tornare proprio ora e non, per esempio, prima delle elezioni parlamentari per sfruttare l'arresto nell'ambito della contestazione elettorale? Probabilmente Navalny spera che la sua detenzione scateni una protesta massiccia, contando anche sul fatto che le proteste in Siberia continuano dall'estate scorsa. Ma la sua scommessa potrebbe rivelarsi azzardata: mentre Navalny è indubbiamente la figura politica di opposizione più famosa in Occidente, in Russia la sua popolarità è nettamente inferiore: secondo un recente sondaggio del Levada Center, solo il 20% degli intervistati approva le attività di Navalny, mentre il 50% no.

 

 

* * *

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications) 

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