In occasione del recente summit dei Ministri della Salute del G20 grande risalto è stato dato al raggiungimento di un accordo per fronteggiare l’attuale pandemia e prevenire altri eventi epidemiologici globali. In particolare, nella dichiarazione finale è stato enfatizzato il conseguimento di alcuni importanti obiettivi, tra cui (a) un rinnovato impegno per una più equa distribuzione di vaccini e medicine a livello globale; (b) la volontà di coordinare meglio le politiche sanitarie; (c) l’importanza di alzare i livelli di preparazione e risposta a possibili simili eventi futuri; (d) la condivisione dell’obiettivo di immunizzare il 40% della popolazione mondiale entro la fine dell’anno.
Obiettivi senza dubbio ambiziosi, che riprendono in gran parte le raccomandazioni prodotte a maggio dall’Independent Panel for Pandemic Preparedness & Response (IPPPR). Soprattutto, obiettivi sfidanti se analizzati nel contesto dell’intervento del direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Tedros Gebreyesus, che ha rimarcato come siano “le nazioni del G20 ad essere in possesso delle chiavi per ottenere una distribuzione più equa dei vaccini e per far terminare la pandemia”.