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Commentary

Salvaguardare il legame transatlantico

Giancarlo Aragona
26 febbraio 2018

Gli Stati Uniti sono un nostro fondamentale partner economico-commerciale, i garanti ultimi, attraverso la Nato, della nostra difesa. Esercitano un’influenza decisiva sulle crisi regionali per noi di maggiore rilevanza, dal Mediterraneo all’Europa orientale, come sui rapporti con la Russia. Condizionano le attività di organismi quali Onu e Osce e pesano, direttamente o indirettamente, sugli sviluppi del progetto di integrazione europea. Si tratta palesemente di un rapporto essenziale e prioritario.

 

Dialogo Roma-Washington: tra continuità e flessibilità

Azionando il canale bilaterale e valorizzando la consultazione nei fori multilaterali di cui siamo membri, in primo luogo la Nato, il governo italiano che sarà costituito dopo le elezioni del 4 marzo, non potrà che muoversi in sostanziale continuità con quelli che lo hanno preceduto anche se occorre essere consapevoli del fatto che il risultato delle urne potrà far emergere diverse sensibilità e orientamenti riguardo ad aspetti fondamentali della politica estera dell’Italia. Il prossimo governo dovrà mostrare flessibilità tattica per confrontarsi con un inquilino della Casa Bianca che ha modificato lo stile e in parte la sostanza della politica estera Usa. Potrà far leva su due fattori che ci rendono interlocutori importanti di Washington. Va anzitutto ricordata la presenza negli Stati Uniti di un’influente comunità italo-americana. Per ogni amministrazione americana, di qualunque colore politico essa fosse, è sempre stato importante attirarsi le simpatie di questo potenziale elettorato.

 

Evitare il disimpegno americano nel Mediterraneo

A ciò si aggiunge la centralità strategica che ci è stata restituita dalle crisi che travagliano il Medio Oriente e che la scomparsa dell’Unione Sovietica sembrava averci tolto. Il nostro paese, proiettato nel cuore del Mediterraneo, è impegnato a fianco degli Usa in operazioni di pace e stabilizzazione di altissimo valore.

E sarà proprio lo scacchiere mediterraneo e mediorientale a rappresentare verosimilmente la questione più urgente sulla quale dovremo interloquire con Washington. Il primo obiettivo sarà far in modo che gli Usa rinuncino a ipotesi di disimpegno o di impegno limitato alla lotta all’Isis. Dovremo sollecitarli a operare nella maniera più coerente con gli stessi nostri interessi, a cominciare dalla stabilizzazione della Libia. In concreto, occorre che gli Stati Uniti si impegnino direttamente e attivamente nella ricerca di una soluzione, anche agendo sulle potenze regionali o esterne, che nutrono obiettivi diversi, per favorire il percorso indicato dalle Nazioni Unite imperniato sul governo di unità nazionale da noi sostenuto. Ma l’intesa dell’Italia con gli Usa dovrà essere a tutto campo visto il nostro interesse riguardo alla pacificazione e alla stabilità dell’intera regione.

 

Ucraina: facilitare una soluzione

In Europa, la crisi più urgente è quella ucraina che, oltre a complicare ulteriormente le relazioni con la Russia, certamente porta acqua al mulino di chi, negli Stati Uniti e nella Nato, spinge per una revisione della postura strategica, incluso il nucleare, e per fermare o far arretrare il faticoso percorso di riduzione degli armamenti.

Il fattore Russia è divenuto dirompente nel dibattito politico americano. Finché, in un senso o nell’altro, non verrà sciolto questo nodo, Washington non potrà sviluppare una diplomazia di ampio respiro all’indirizzo di Mosca.

Nell’attesa che questo avvenga, è vitale condurre un intenso dialogo bilaterale con gli Stati Uniti e contribuire attivamente alle formulazioni delle posizioni su Ucraina e Russia che si svolgono in ambito Nato, evitando che le disparità di sensibilità e punti di vista tra gli europei allontanino sbocchi positivi.

 

Mantenere l’impegno nella Nato…

L’attuale presidenza Usa non mostra la stessa attitudine delle amministrazioni precedenti verso gli impegni di difesa collettiva nella Nato.

Dal momento che però interesse primario dell’Italia è che questo legame non venga indebolito, bisognerà anzitutto fare la nostra parte nell’andare incontro all’aspettativa della Casa Bianca di un riequilibrio del burden sharing nell’alleanza. Non è realistico pensare che in tempi brevi l’Italia possa raggiungere il 2% del Pil nel bilancio per le spese della difesa ed è fondata la nostra argomentazione che gli impegni in questo settore non possono basarsi solo su elementi meramente contabili. Tuttavia, un maggiore sforzo si impone e il prossimo governo (chiamato anche ad assicurare che il nostro paese partecipi fattivamente al già avviato rilancio della difesa europea) dovrà dedicarvi il massimo impegno. Forti di questo, come della ritrovata centralità strategica, otterremo maggiore attenzione nella formulazione di posizioni verso la Russia che non mettano in dubbio la solidarietà tra alleati di fronte a una potenza che si dimostra sempre più ostica e destabilizzante, ma che siano orientate al necessario equilibrio e funzionali, nel lungo periodo, a realizzare un ordine europeo più disteso.

 

…conciliando atlantismo ed europeismo

Quest’anno deteniamo la presidenza dell’Osce e tale ruolo ci offre un ulteriore strumento per poter discutere autorevolmente con Washington su come promuovere il dialogo nell’area euro-atlantica e su come poter favorire la soluzione della crisi in Ucraina, incoraggiando l’attuazione degli accordi di Minsk, o il superamento delle residue tensioni nei Balcani. Problematico appare l’atteggiamento dell’amministrazione Usa nei confronti dell’Unione Europea. Sullo sfondo dell’incubo della Casa Bianca che agli Usa siano stati estorti in passato vantaggi economici e commerciali, assistiamo a divisioni su alcuni principi generali, quali il valore del multilateralismo, o su problemi come il nucleare iraniano e il processo di pace israelo-palestinese, con la connessa questione di Gerusalemme.

Sono questioni che definiscono la cifra della presidenza Trump. In quanto tali, non sarà facile colmare quella che appare una distanza di visione generale tra Stati Uniti e Unione Europea. Sull’Italia, insieme alla Francia di Macron e alla Germania, finalmente fuori dalla lunga crisi politica, incombe la responsabilità di tenere sotto controllo questa situazione, nella speranza che le circostanze consentano di ridare alla comprensione ed alla collaborazione euro-americana la pienezza necessaria.

Come è nelle corde della nostra tradizione, saremo più che mai chiamati a far sì che atlantismo ed europeismo rimangano valori che si rafforzano reciprocamente, in una fase storica in cui l’Atlantico sembra essersi allargato.

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Europa
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AUTORI

Giancarlo Aragona
Senior Advisor

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