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Politica estera

Se l’Italia ritorna in Libia: la visita di Mario Draghi a Tripoli

Giampiero Massolo
06 aprile 2021

Al via la visita del premier Draghi in Libia, Piattaforma dell’espansionismo mediterraneo di Ankara e di Mosca, interessate a indebolire i protagonisti europei. Lo dimostra anche l’ultimo episodio di ingerenza russa ai nostri danni: aver reagito senza timori e ambiguità ci rafforza.

Si muove, il presidente del Consiglio, sul crinale di interessi nazionali e europei nell’area spesso divergenti: la loro relativa composizione è un fatto abbastanza recente. In Libia – fotografato dalla missione a Tripoli la scorsa settimana dei ministri degli Esteri italiano, francese e tedesco – avviene a giochi quasi fatti: con un governo temporaneo di unità nazionale frutto della mediazione delle Nazioni Unite, originata dallo stallo militare sul terreno, ma che nasconde a stento divergenze profonde tra le fazioni libiche. Nel Mediterraneo orientale – sancito dall’agenda di collaborazione pragmatica con Ankara approvata dall’ultimo Consiglio Europeo – è frutto della ripresa del dialogo greco-turco sulle piattaforme marine, sotto la spinta della nuova amministrazione americana meno indulgente verso un Erdogan in crescenti difficoltà economiche.

Nel bacino del Mediterraneo fomentare la competizione tra europei sono fattori comprensibili: la ricerca di sbocchi commerciali e di commesse industriali sugli stessi mercati, la gara per le concessioni energetiche, l’ambizione di salvaguardare i propri ambiti di influenza, appoggiandosi di volta in volta a differenti potenze regionali.

Non proprio un successo per la politica estera e di sicurezza europea, pur a fronte di interessi comuni evidenti, resi impellenti dagli sviluppi recenti: dalla necessità di arginare l’assertività di Ankara e di Mosca, alla ricerca del primato strategico nel Mediterraneo; all’opportunità di evitare che le rivalità tra potenze sunnite del Golfo condizionino gli equilibri euromediterranei; all’urgenza di porre un freno ai flussi migratori; all’esigenza di sterilizzare risorgenti insediamenti di terrorismo jihadista non lontano dalle coste europee.

In Libia, questo quadro contraddittorio è apparso in tutta la sua evidenza lasciando l’Europa (l’Italia, come la Francia) sostanzialmente al margine degli esiti di una mediazione internazionale, la cui sostenibilità nel tempo continua a dipendere in larga parte dagli equilibri di potenza tra Turchia, Russia, Emirati, Egitto, Qatar. Con la constatazione che, malgrado il nuovo governo unitario, il Paese resta diviso e con il rischio che possa riproporsi, spinto dall’esterno, un conflitto armato tra la parti libiche.

La visita del presidente Draghi a Tripoli si inserisce, dunque, in un contesto fragile. Non privo tuttavia della possibilità di delineare con spirito pragmatico un piano di azione italiano che coinvolga i partner europei. Un simile piano passa dalla premessa di concordare subito con l’Onu e con il primo ministro Dbeibah le modalità concrete, civili e militari, di sostegno al nuovo governo, tese a consolidare il cessate il fuoco, propiziare il ritiro di truppe e mercenari stranieri, avviare la relativa missione di verifica. Si deve sviluppare attraverso la promozione di un ampio progetto di ricostruzione e di sviluppo economico e sociale del Paese con risorse nazionali e europee, che rafforzi il processo di riconciliazione nazionale. Non può prescindere dalla predisposizione di un nuovo meccanismo regionale di collaborazione, che riunisca e corresponsabilizzi – contenendone le spinte destabilizzanti – le potenze globali e regionali che condizionano le vicende libiche. Deve puntare, infine, a ricoinvolgere gli Stati Uniti nella regione, mostrando, per parte europea, di non sottrarsi alle proprie responsabilità. C’è materia, insomma, per un’azione politico-diplomatica italiana a tutto campo.

L’Italia di Mario Draghi ha dimostrato finora di avere la credibilità necessaria per conciliare interesse nazionale e interessi europei, allungando il campo all’Unione. Se saprà farlo in Libia, avrà reso un buon servizio anche alla causa dell’Occidente.

 

Articolo originariamente pubblicato sul quotidiano La Repubblica il 3 aprile 2021

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MENA Libia mario draghi
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AUTORI

Giampiero Massolo
Presidente ISPI

Immagine: European Central Bank (cc)

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