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Turchia-Ue: l'incidente

Senza sedia

08 aprile 2021

La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen viene lasciata senza sedia al vertice di Ankara. Ma l’incidente diplomatico in Turchia mette in luce debolezze e divisioni della Ue.

 

I social media lo hanno ribattezzato ‘Sofagate’, ma difficilmente l’episodio resterà circoscritto a qualche meme su Internet. Il video di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, che resta in imbarazzo senza una sedia davanti al presidente del Consiglio Ue Charles Michel e al presidente turco Recep Tayyip Erdogan seduti su due poltrone, prima di accomodarsi su un divano laterale, ha sollevato indignazione anche negli ambienti diplomatici e nelle sedi istituzionali. Il siparietto – innegabilmente umiliante per la presidente dell’esecutivo comunitario – è andato in scena durante il vertice di Ankara che avrebbe dovuto sancire la ripresa del dialogo con la Turchia su diversi temi ‘caldi’, dal Mediterraneo Orientale ai migranti. Ne è nato un caso diplomatico, corredato da polemiche sui media, appelli alle dimissioni di Charles Michel, che non si sarebbe mostrato all’altezza della situazione (avrebbe potuto offrire alla presidente la sua di sedia?), e un profluvio di critiche agli uffici protocollari dell’Ue che non hanno saputo prevenire lo sgarbo. Alcuni mettono in relazione l’accaduto con la recente decisione di Erdogan di ritirare la Turchia dalla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne, per ingraziarsi il voto dei conservatori. E sul tutto grava il sospetto, anche in seno alla Commissione che ha riferito di “aver chiesto spiegazioni a tutte le parti interessate”, che l’incidente sia stato ‘voluto’ dal presidente turco per umiliare von der Leyen e, con lei, l’Europa intera.

 

Nuova pagina nelle relazioni con l’Ue?

Che lo sgarbo ci sia stato lo conferma lo stesso portavoce della Commissione Eric Mamer che rispondendo ai giornalisti dopo l’incontro ha detto: “[von der Leyen] chiaramente è rimasta sorpresa, lo si vede nel video, ma ha preferito dare priorità alle questioni di sostanza rispetto al protocollo”. Ecco, la sostanza. Dopo mesi di muro contro muro, sulla Libia, la Siria, i migranti, il mediterraneo Orientale, i rapporti con Mosca da parte di Ankara, che è membro della Nato, pareva finalmente che le cose potessero migliorare tra Europa e Turchia. L’arrivo alla Casa Bianca di Joe Biden, la crisi della lira turca e il calo di consensi, sembravano aver portato Erdogan verso un approccio più cauto nei confronti dei 27. Toni più concilianti, di fronte alla minaccia di sanzioni da parte di Bruxelles, e il ritiro di una nave da esplorazione dalle acque cipriote avevano fatto il resto. Anche per questo, l’incontro di martedì era stato presentato in pompa magna come il primo passo verso “un’agenda positiva”. Al presidente turco ricucire con l’Europa servirebbe per rassicurare i mercati, oltre che a smarcarsi dal crescente isolazionismo sul piano internazionale. Mentre l’Europa vede in Ankara un interlocutore essenziale per bloccare i flussi di migranti provenienti dalla Siria e lungo la rotta balcanica, e per il processo di stabilizzazione in Libia. 

 

 

 

Europa bicefala?

Da parte turca è toccato al ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu fornire una versione per l’accaduto. Respingendo al mittente le accuse di uno ‘sgarbo’ nei confronti di von der Leyen, il ministro ha ribadito il “rispetto del protocollo”, sottolineando di aver “accolto le richieste degli europei in tal senso”. Secondo il quotidiano turco Daily Sabah la disposizione dei posti a sedere “è stata suggerita prima dell'incontro dalla parte europea” a cui, quindi, sarebbe da imputare “la responsabilità dell’incidente”. Dopo ore di silenzio, la versione di Ankara rafforza la sensazione di una dicotomia tra istituzioni comunitarie, e l’immagine di un’Europa degli Stati che sgambetta il governo comunitario. “Niente è più lontano dalla realtà, né dai miei sentimenti profondi”: recita il comento del presidente del Consiglio Michel, a cui molti imputano comunque di non aver saputo gestire un momento di grave imbarazzo per la presidente e per l’istituzione che rappresenta. Ma da diversi europarlamentari arriva un appello pubblico perché si dimetta.

Nel complesso un gran pasticcio che intacca – a poche settimane da un’altra clamorosa débacle, quella di Josep Borrell a Mosca – il prestigio e l’immagine dell’Europa sulla scena politica internazionale.

 

Dove va l’Ue?

Al vertice di Ankara, il presidente Erdogan è riuscito (volutamente o meno) ad umiliare l’Europa e a mettere in luce le divisioni in seno alle sue istituzioni. Tutto ciò che ne è conseguito ha perso di peso specifico. Come la richiesta, formulata da von der Leyen al presidente turco, del rispetto per i diritti umani e delle donne. Una richiesta svilita dal siparietto della sedia mancante.

Se da un lato l’Europa esorta la Turchia a rispettare lo stato di diritto ed esprime preoccupazione per l'uscita di Ankara dalla convenzione che tutela le donne e la persecuzione degli oppositori politici, dall'altro è intimidita dall’espansionismo turco nel Mediterraneo, dalle trivellazioni in acque cipriote, dalla penetrazione in Libia e dal ricatto sui migranti. La Turchia ospita circa quattro milioni di profughi, perlopiù siriani in fuga dalla guerra, per i quali dal 2016 ha già ottenuto 6 miliardi di euro dall’Unione e oggi ne chiede altri per rinnovarlo. L’argomento sarà trattato nel Consiglio europeo di giugno, in cui gli Stati membri saranno chiamati ad esprimersi sullo stanziamento che, non c’è da dubitarne, sarà approvato. Con buona pace di Bruxelles e della nostra indignazione, finché la Turchia avrà potere di imporsi su un’Europa ripiegata su se stessa, divisa e incapace di definire politiche comuni per la gestione delle crisi ai suoi confini, incidenti simili saranno pronti a ripetersi.

 

 

Il commento

Di Giancarlo Aragona, ISPI Senior Advisor

Quella andata in scena ad Ankara è stata una débâcle diplomatica. La confusione regna sui motivi che hanno determinato l’incidente protocollare. La parte turca viene sospettata di aver voluto fare uno sgarbo alla Presidente della Commissione sia per la misoginia che viene attribuita ad Erdogan, sia, più seriamente, per marcare lo scontento per alcune posizioni della Commissione. Il Ministro degli Esteri turco ha da poco dichiarato che il Protocollo di Ankara aveva concordato l’arrangiamento delle posizioni con Bruxelles. Non ne esce bene nemmeno Michel rimasto inerte davanti all’evidente imbarazzo della von der Leyen ed i cui uffici sembra abbiano fatto filtrare nei giorni scorsi che l’organizzazione era corretta. 

 

Comunque sia andata, questo episodio ha evidentemente pesato sulla sostanza dei colloqui di cui nulla è sinora emerso. Eppure, la visita dei vertici dell’Unione doveva essere un passaggio importante in vista del rilancio delle relazioni tra UE e Turchia. Dobbiamo essere consapevoli che sul tavolo ci sono interessi rilevanti sia europei che turchi, a dispetto dell’accentuarsi della divaricazione dei rispettivi valori. Bruxelles ed Ankara sono e rimarranno interlocutori inevitabili che debbono continuare a parlarsi e possibilmente a collaborare. 

* * *

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications) 

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