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Commentary

Shenzhen vuole dieci centri d'innovazione all'estero

Filippo Fasulo
11 luglio 2017

La città di Shenzhen ha un tasso di spesa in Ricerca e sviluppo paragonabile a quelli dei maggiori centri mondiali dell’innovazione, come Israele e Corea del Sud. Dopo aver promosso politiche rivolte ad attirare le maggiori aziende e i migliori talenti internazionali in Cina, negli ultimi anni si è dato avvio a un trend inverso, finalizzato ad aprire centri di ricerca al di fuori della Repubblica popolare. Shenzhen e il Guangdong, dunque, stanno dando vita a un importante processo di internazionalizzazione dei propri centri di ricerca più avanzati, una dinamica che può avere importanti ricadute positive per l’industria italiana e potrebbe rappresentare il nuovo modello per gli investimenti cinesi in Europa, incentrati sulla valorizzazione delle eccellenze in termini di conoscenza e tecnologia dei paesi riceventi. 

In occasione della presentazione del rapporto del governo sulle attività del 2016, il Segretario Generale del partito Xu Qin ha annunciato la creazione di 10 centri di innovazione all’estero con l’obiettivo di supportare l’apertura dell’economia locale. Il piano prevede di sostenere le aziende di Shenzhen che mirano a investire in aree ad alta intensità di risorse, come Stati Uniti, Europa e Canada. Nel mese di maggio sono stati annunciati i primi sette centri, che coinvolgono città come Londra, Tel Aviv e San Francisco. Secondo le intenzioni delle autorità di Shenzhen, i centri di ricerca dovrebbero essere operativi entro il 2020 e dovrebbero nascere in Usa, Regno Unito, Francia, Germania, Belgio, Israele, e Canada.

Aprire centri di ricerca all’estero può essere interpretato come un avanzamento nella strategia di innovazione perseguita dalle autorità cinesi, in particolare quelle cantonesi. Tradizionalmente la città Shenzhen era famosa per la riproduzione su scala di massa di prodotti frutto dell’innovazione occidentale. Questo fenomeno era talmente diffuso che alcuni ritengono che il termine cinese shānzhài, riferito alle dinamiche della replica su larga scala, abbia origine dalla storpiatura di ‘Shenzhen’. Successivamente il modello economico locale si è evoluto e ha puntato alla realizzazione di specifici componenti standardizzati da inserire nelle catene produttive globali. Dunque pezzi che si inseriscono in prodotti pensati nei paesi occidentali. Infine, l’apertura ai mercati internazionali e la necessità di competere con i principali produttori internazionali sulla spinta della strategia di investimenti all’estero – il cosiddetto “Go Global” – ha portato al ripensamento del ruolo dell’innovazione con l’obiettivo di dar valore al "designed in China", come previsto dal piano di riqualificazione industriale che prende il nome di “Made in China 2025”.

In questo quadro, diventa cruciale avere accesso alle migliori strutture di ricerca e ai migliori ricercatori del mondo. Tra i centri che saranno aperti negli Stati Uniti, la Silicon Valley rappresenta la destinazione privilegiata, a testimonianza dell’attenzione per la ricerca al massimo livello qualitativo. Tra gli esempi già attivi vi sono i centri del Research Institute of Tsinghua University in Shenzhen che ha sedi anche a Oxford e in Russia, mentre sul piano dei grandi gruppi Huawei rappresenta senza dubbio un campione di primo livello. L’azienda fondata da Ren Zhengfei conta attualmente 18 centri di ricerca in Europa, sparsi fra Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Svezia, Regno Unito e Italia per un totale di oltre 2.000 ricercatori impiegati nel continente. In particolare, l’investimento di Huawei in Italia per la ricerca sulle microwaves appare come un possibile modello virtuoso per futuri investimenti che sappiano coniugare elementi quali “Made in China 2025” e la strategia di “Go Global” – entro la quale si può inserire la Belt and Road Initiative – dal lato cinese con la promozione dal lato italiano di “Industry 4.0”, la presenza di forza lavoro qualificata e la necessità di rinforzare l’occupazione. Non è un caso, dunque, che ZTE, un’altra grande multinazionale delle telecomunicazioni nata a Shenzhen, abbia deciso di localizzare in Italia il proprio hub europeo per la ricerca sulle tecnologie 5G e IoT (Internet of Things).

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Antonella Mori
ISPI

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Asia Cina Innovazione sviluppo economia ICT
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Autori

Filippo Fasulo
Associate Research Fellow

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