Abstract
A partire dalla deposizione di Hosni Mubarak il controllo statale sul Sinai è andato gradualmente affievolendosi, ingenerando una crescente instabilità – alimentata anche dalla crisi apertasi a seguito del colpo di stato ai danni di Mohamed Morsi – soprattutto nella fascia settentrionale della penisola, per lo più nelle aree di confine con Israele (tra Rafah, al-Arish e Sheikh Zuweid), dove hanno preso piede gruppi armati jihadisti e salafiti, alcuni dei quali di chiara matrice qaidista. Nonostante le campagne di counterterrorism lanciate dal governo egiziano tra il 2011 e il 2013, i risultati finora raggiunti sono da considerare contenuti dato che non hanno condotto a una reale messa in sicurezza della penisola. I pericoli derivanti dal jihadismo/terrorismo stanno ponendo dunque un serio problema alla sicurezza dell’intera regione e una sfida alla stabilità dei singoli governi nazionali.
Giuseppe Dentice, ISPI Research Assistant