Siria: a Idlib braccio di ferro tra Ankara de Damasco
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Daily focus

Siria: la partita di Idlib

14 febbraio 2020

Nella provincia di Idlib è in corso un braccio di ferro tra Ankara e Damasco che ha già causato centinaia di migliaia di profughi. Stiamo assistendo alla battaglia che determinerà le future sfere di influenza nella Siria di domani?

 

L’ondata di gelo anomala che sta investendo il Medio Oriente non fa sconti neanche ai profughi. In particolare alle oltre 800.000 le persone assiepate in accampamenti informali al confine con la Turchia, per sfuggire all’offensiva di terra lanciata a fine dicembre dall’esercito siriano su Idlib, ultimo bastione delle milizie ribelli che combattono il presidente Bashar al Assad. Di questa umanità all’addiaccio, sferzata dai venti di un inverno particolarmente rigido nella regione, il 60% sono bambini. Almeno una decina, finora, sono morti di freddo. Ma a preoccupare le persone, ancor più delle temperature gelide, sono le notizie dal campo di battaglia: per la prima volta dall’inizio del conflitto nove anni fa esercito siriano e militari turchi sono arrivati allo scontro frontale diretto. Forse la tregua tra Ankara e Mosca, alleata di Damasco, è saltata? E il presidente turco Recep Tayyip Erdogan metterà a rischio i suoi interessi strategici e gli accordi con la Russia nel settore dell’energia pur di portare avanti la ‘sua’ agenda siriana? È improbabile. Ma per il momento la situazione sul campo rimane incandescente, e a pagarne il prezzo sono ancora una volta i civili.

 

Cosa è successo a Idlib?

Il crescendo di tensioni è stato innescato da un bombardamento dell’esercito siriano, lo scorso 3 febbraio, in cui sono morti sei militari turchi. Ankara ha risposto con l’abbattimento di un elicottero militare e bombardando unità dell’esercito siriano impegnate nell’offensiva, il cui obiettivo dichiarato è riconquistare due importanti arterie di comunicazione: l’autostrada M5, che collega Damasco ad Aleppo, e la M4 che va da Aleppo a Latakia. Lungo le direttrici delle due autostrade, infatti, potrebbe correre in futuro il confine tra la Siria di Assad e la zona cuscinetto intorno a Idlib, voluta da Ankara e amministrata dai ribelli sostenuti dalla Turchia. 

 

 

 

Superate le linee rosse?

L’8 febbraio, mentre sul campo proseguivano i combattimenti, una delegazione russa è arrivata ad Ankara per un primo round di colloqui. La presenza, ai due lati del tavolo, di generali delle forze aeree e terrestri indica l’importanza accordata da entrambe le parti al coordinamento reciproco. Tuttavia non si è riusciti a raggiungere un accordo di cessate-il-fuoco e la parte turca ha rivolto alle forze siriane un ultimatum a ritirarsi oltre il ‘confine’ tracciato a Sochi nel settembre 2018, entro la fine di febbraio. Ma proprio in base al memorandum di Sochi, la Turchia si impegnava a non invadere l’area di Idlib in cambio dell’istituzione di una zona cuscinetto smilitarizza sul confine profonda 15-20 chilometri. I ribelli si sono però rifiutati di ritirarsi, prestando il fianco alle truppe siriane per l’offensiva. “Stiamo constatando con delusione – ha dichiarato Dmitri Peskov, portavoce del presidente russo Vladimir Putin – che questi gruppi ribelli attaccano le forze siriane ed effettuano azioni contro le nostre strutture militari”.

 

Gioco d’azzardo?

"Da oggi in poi, se i nostri soldati subiranno danni, colpiremo le forze del regime siriano ovunque si trovino. La Turchia non resterà a guardare”. Sono le parole con cui Erdogan sfodera l’arma della propaganda bellica al gruppo parlamentare del suo Akp. In realtà il presidente turco sa di non avere grandi possibilità di estendere il controllo sulla provincia di Idlib dove l’avanzata siriana è quasi completata. Eppure nelle scorse settimane Ankara, pur senza avere copertura aerea, ha aumentato la presenza delle truppe di terra nella provincia fino a quasi 9000 uomini. Intanto le truppe di Assad avanzano e Mosca lascia fare, osservando l’alleato siriano che guadagna terreno prima di intervenire a calmare le acque. 

 

Uno spiraglio per Washington?

Ma le tensioni tra Mosca e Ankara non sono passate inosservate agli occhi degli alleati Nato, impensieriti negli ultimi mesi dal riavvicinamento tra Erdogan e Putin. “La Turchia ha diritto a difendere i suoi interessi in Siria e gli Usa sostengono sempre un alleato Nato” ha dichiarato James Jeffrey, inviato speciale Usa per la Siria. Mentre a Idlib si combatte la ‘battaglia finale’ per determinare le future sfere di influenza in territorio siriano, Washington gioca le sue carte e tenta il riavvicinamento con la Turchia. Lo scopo, al di là dell’Atlantico, è scombinare l’alleanza tripartita sancita ad Astana nel 2017.

Spazio per la diplomazia?

Dopo giorni di retorica bellicosa, ad aprire uno spiraglio diplomatico è stato il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar. Intervenendo ad un vertice nella sede Nato di Bruxelles, Akar ha dichiarato che l'obiettivo di Ankara a Idlib è quello “garantire un cessate il fuoco duraturo”. Oggi l’agenzia russa Interfax ha annunciato che il ministro degli Esteri di Mosca, Sergey Lavrov, e il suo omologo turco, Mevlut Cavusoglu, si incontreranno domenica a Monaco di Baviera, a margine della conferenza internazionale sulla sicurezza. Casualmente (o no?) a quello stesso vertice si discuterà del meccanismo di controllo per il cessate-il-fuoco in Libia: un altro scenario in cui Turchia e Russia sembrano essere arrivate ai ferri corti. All’appuntamento di dopodomani in Germania tutti i partecipanti sperano di arrivare in posizione di forza per dettare condizioni e garantire i propri interessi.

 

Il commento

Di Valeria Talbot, co-head Area Mena, ISPI

“Gli attacchi delle ultime settimane operati dalle forze del regime siriano contro le postazioni militari turche a Idlib hanno messo a nudo le contraddizioni e i limiti dell'intesa tra Ankara e Mosca in Siria e le difficoltà russe nel cercare di soddisfare gli interessi contrapposti di Siria e Turchia. 

Dal canto suo, Ankara intende mantenere le posizioni e – pur sapendo di non essere la parte forte nella relazione con la Russia – non permetterà una vittoria facile al regime di Damasco”.

 

 

* * *

A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications) 

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