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L'offensiva di Idlib

Siria: le conseguenze dell’uccisione dei soldati turchi

Matteo Colombo
03 febbraio 2020

L’esercito siriano e le milizie alleate paramilitari, coadiuvate dall’aviazione russa, stanno avanzando nella zona sud della regione di Idlib, controllata in parte o totalmente dalle forze ribelli dal 2012. Questa zona è stata caratterizzata negli ultimi 8 anni da una forte frammentazione interna, in quanto molteplici milizie ribelli di vario orientamento ideologico hanno amministrato porzioni di territorio o singoli villaggi e città. Tra i vari gruppi armati ribelli, le coalizioni di milizie denominate Tahrir al-Sham (HTS) ed Esercito Nazionale Siriano (SNA) sono gradualmente diventati predominanti. La prima coalizione (HTS) è caratterizzata da una serie di gruppi politico-militari che si riconoscono in un’impostazione ideologica di matrice islamista e jihadista; la seconda (SNA) riunisce i gruppi combattenti sostenuti dalla Turchia di vario orientamento politico, prevalentemente islamista.

L’obiettivo dell’offensiva di questi giorni da parte delle forze governative è di riconquistare interamente l’autostrada M5, che collega Damasco ad Aleppo e rappresenta perciò l’asse portante del sistema viario siriano. Allo stato attuale, le forze lealiste sono molto vicine a raggiungere questo risultato, ma devono ancora riconquistare la cittadina di Saraqib, posta a pochi chilometri da entrambe le autostrade. Ai confini di questa cittadina sono presenti due punti di osservazione turchi dove sono stanziati soldati di Ankara. Tale presenza di soldati turchi si spiega con l’importanza strategica della cittadina, posta all’intersezione tra l’autostrada M5 (Damasco-Aleppo) e M4 (Aleppo-Latakia). Questi due assi di comunicazione dovrebbero delimitare il futuro confine tra la zona sotto controllo delle forze governative e quella amministrata dai gruppi ribelli.

 

Il bombardamento siriano e la reazione di Ankara

La notizia dell’uccisione di 6 soldati turchi nella zona di Saraqib si inserisce in questo contesto di combattimenti. I soldati turchi sarebbero stati, infatti, colpiti da un bombardamento delle forze governative siriane che stanno attaccando i gruppi ribelli presenti nella cittadina. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha successivamente annunciato di avere organizzato una risposta militare che avrebbe colpito 46 obiettivi governativi e di avere ucciso tra i 30 e i 35 soldati di Damasco. Inoltre, la Turchia ha avvertito la Russia di non interferire con le operazioni turche nella zona. La Russia, che sostiene il governo siriano nella regione attraverso la copertura aerea, ha subito reso noto che l’uccisione dei soldati turchi sarebbe stata frutto di un errore, causato da un mancato avvertimento da parte di Ankara riguardo allo spostamento delle sue truppe in zona. Una spiegazione che potrebbe anche essere corretta, visto il contesto di Idlib in questi giorni.  

La decisione di Erdogan di rispondere al bombardamento siriano si spiegherebbe con la necessità di dare una risposta efficace alla Siria per placare l’opinione pubblica interna. Inoltre, l’uccisione dei soldati turchi rappresenta chiaramente un’azione che non può essere tollerata dalla Turchia in un contesto di trattativa tra Damasco e Ankara per il futuro della regione. Le due parti hanno discusso per mesi riguardo al futuro della zona di Idlib, attraverso la mediazione russa, ed è probabile che si arrivi in futuro ad una spartizione informale del territorio tra una zona a nord, che comprenda la città di Idlib, sotto il controllo delle milizie pro-turche dello SNA, e una zona sud che ritornerebbe al governo centrale. Tale accordo si inserisce nel progetto turco di creare una zona cuscinetto di circa 30 chilometri all’interno del territorio siriano. Non è tuttavia chiaro quale sarà esattamente la linea di divisione tra queste due zone, In particolare, non è chiaro se il governo siriano potrà riguadagnare il controllo dell’autostrada M4 (Aleppo-Latakia) o tale zona rimarrà sotto il controllo dei gruppi ribelli. In questo contesto, la decisione siriana di attaccare Saraqib nonostante la presenza di truppe turche in questo territorio si spiegherebbe con la volontà di forzare la decisione da parte di Damasco per riprendere il controllo dell’autostrada M4.

La Russia, tra sostegno a Damasco e dialogo con Ankara

La tensione tra Ankara e Damasco riguardo l’esatta linea di delimitazione tra la zona sotto controllo governativo e ribelle ad Idlib rappresenta un problema per la Russia. Ankara e Mosca hanno avviato da tempo un dialogo complessivo sulla regione del Medio Oriente e Nord Africa, che comprende la Siria e la Libia. In questo senso, è interessante rilevare che il governo turco non si è rivolto a Damasco ma a Mosca per lamentarsi del fatto che le truppe governative non stiano rispettando gli accordi e abbia chiesto al presidente russo Vladimir Putin di mandare un avvertimento al presidente siriano Bashar al-Assad. Tale dichiarazione mette la Russia nella difficile posizione di dovere operare una scelta tra l’attuale sostegno alla Siria e la continuazione del dialogo con la Turchia. La dichiarazione russa che il bombardamento si tratta di un errore deve essere letta come un tentativo di chiudere l’attuale crisi in tempi brevi per continuare con la politica di sostegno a Damasco e dialogo con Ankara sulle questioni relative al Medio Oriente e al Nord Africa.

In questo scenario, l’uccisione dei soldati turchi e la reazione di Ankara rappresentano una cattiva notizia per Mosca, che deve esercitare una difficile mediazione tra la volontà da parte di Damasco di riprendere il controllo delle zone ribelli e la scelta strategica della Russia di discutere con la Turchia i principali temi di interesse regionale. Una possibile soluzione a tale dilemma potrebbe essere di spingere per un cessate-il-fuoco ad Idlib per rimandare la decisione finale sulla regione ad una conferenza specifica sul futuro della Siria. Tale mediazione dovrebbe includere anche una decisione finale sulle zone ancora controllate dalle milizie curde del Partito dell’Unione Democratica (PYD), che la Turchia considera come un’estensione del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) e perciò ostile. In questo senso, la volontà da parte di Mosca di evitare uno scontro frontale tra Siria e Turchia è il deterrente migliore contro uno scontro aperto tra i due paesi. Tuttavia, l’obiettivo di trovare una soluzione accettabile per Ankara e Damasco sul futuro della Siria rappresenta una sfida molto complicata per la diplomazia russa.

 

 

Il permanere della crisi umanitaria

In conclusione, è probabile che l’attuale crisi tra Turchia e Siria rientri nei prossimi giorni e si arrivi ad un qualche accordo tra le parti, attraverso la mediazione russa. Nel breve periodo, la Turchia deve mantenere un dialogo con Damasco per ottenere che le truppe siriane si mantengano all’interno della zona controllata dal PYD nel nord est del paese. Tale accordo è l’unica soluzione per Ankara al fine di evitare che emerga un’entità para-statale curda nella regione che non sia sottoposta al governo centrale, in quanto la Turchia non può spingersi oltre i 30 km concordati con gli Stati Uniti all’interno del territorio siriano nella zona controllata dal PYD. Inoltre, la Turchia e la Russia hanno un forte interesse a mantenere un dialogo aperto sulle crisi regionali ed è improbabile che Ankara sacrifichi i suoi interessi strategici per consentire alle truppe ribelli alleate di mantenere il controllo di limitate zone di territorio nella regione di Idlib.

Quello che deve invece preoccupare nella zona di Idlib è l’attuale crisi umanitaria. L’avanzata di Damasco e delle truppe alleate ha spinto 300.000 siriani a fuggire verso nord e sta causando migliaia di vittime civili. Qualora le forze lealiste proseguano l’avanzata verso nord, tale situazione potrebbe ulteriormente aggravarsi in quanto circa 3 milioni di siriani vivono in questa regione. È molto probabile che diversi rifugiati cerchino di raggiungere il confine con la Turchia, aumentando ulteriormente la pressione su questo paese, che già ospita quasi 3 milioni e 600 mila siriani. Allo stato attuale, l’emergenza umanitaria è il tema più urgente per la regione di Idlib. ed è necessario uno sforzo di tutte le parti per evitare ulteriori sofferenze al popolo siriano.  

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Siria Turchia MENA
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AUTORI

Matteo Colombo
ISPI Associate Research Fellow

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