Ogni anno, 12 milioni di indiani si affacciano al mercato del lavoro. Oggi, sono 200 milioni gli indiani nella fascia di età compresa tra i 24 e i 35 anni. Entro il 2030, un terzo della popolazione mondiale in età lavorativa sarà indiana.
Per un Paese ambizioso e demograficamente dinamico come l’India, l’educazione e la formazione professionale dei suoi giovani costituisce una priorità assoluta. Una delle prime misure lanciate nel 2014 dal governo del Primo ministro Narendra Modi, è stato il programma Make in India, che punta a incrementare la quota del settore manufatturiero nel Pil nazionale dall’attuale 18% al 25% e di aumentare le esportazioni indiane da 300 miliardi di dollari a 700 miliardi entro il 2022. Tale obiettivo si è tuttavia da subito scontrato con un dato allarmante: solo il 4,7% della forza-lavoro indiana possiede le qualifiche e capacità richieste dal mercato1. Proprio per ridurre il gap esistente tra la domanda e l’offerta di talenti e di risorse qualificate, uno dei primi programmi lanciati dal governo Modi è stato lo Skill India nel 2015. Obiettivo: formare 250 milioni di professionisti, operai specializzati e manodopera qualificata entro il 2022 (il Grafico 1 e la Tabella 1 riportano il fabbisogno di risorse qualificate per settore2).
Questi numeri impressionanti rendono evidenti il grande potenziale e le sfide presentate dal settore dell’education e della formazione professionale in India. Emerge tuttavia una certa fragilità sistemica, che mina la capacità di centrare gli obiettivi prefissi. Un dato appare quasi paradossale: l’economia nazionale è cresciuta nel 2017-18 del 7,1%, e tuttavia nello stesso periodo è aumentato anche il tasso di disoccupazione, che è passato in un anno, da aprile 2017 ad aprile 2918, dal 3,89% al 6,75%3.
Quali sono le criticità che concorrono a definire questa situazione? Se ne possono identificare tre:
1 - Permane una diffusa arretratezza nelle infrastrutture scolastiche, nei programmi didattici, e nella preparazione e competenze del corpo docente indiano. Una delle conseguenze di questa situazione è che solo il 7% dei laureati delle business school indiane riescono a trovare un lavoro con un livello di retribuzione superiore alle 10.000 INR mensili (ca 150 Euro)4.
2 - Le eccellenze scolastiche pubbliche e private indiane hanno una limitata capacità di assorbimento della domanda: nel 2015, circa 1,3 milioni di persone hanno partecipato ai test di ammissione dei prestigiosi Indian Institutes of Technologies, per un totale di 10.000 posti disponibili.
3 - Il quadro normativo indiano, soprattutto per quanto riguarda l’educazione superiore, è altamente regolato e, su alcuni aspetti, ambiguo: consente investimenti diretti esteri (Ide) nel settore dell’education al 100% e senza bisogno di approvazioni, ma impone che l’entità costituita per erogare i corsi abbia una natura no-profit cui, in quanto tale, non è concesso ricevere finanziamenti dall’estero senza un’approvazione da parte delle autorità indiane preposte. Tale contesto non facilita la presenza di istituti stranieri in India e l’integrazione tra la didattica e l’organizzazione di istituti indiani ed esteri, e costituisce un limite importante all’innalzamento degli standard locali.
Il potenziale offerto dal mercato indiano è noto alle Università e agli Istituti dell’education italiani, che negli anni hanno costruito un’importante rete di collaborazioni in India soprattutto nel settore della moda e del design (Accademia Costume e Moda, Istituto Europeo di Design, e tante altre), della medicina (Humanitas University) e dell’ingegneria (Politecnico di Milano, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa). In altri casi, è stato fatto un passo ulteriore: SDA Bocconi e Istituto Marangoni hanno costituito un proprio campus a Mumbai, rispettivamente nel 2012 e nel 2015.
Oggi, il numero di studenti indiani non residenti iscritti alle università italiane è raddoppiato in due anni, passando da circa 1.000 a 2.000 iscritti tra il 2015 e il 2017 (Grafico 2).
Le facoltà più seguite dagli studenti indiani sono ingegneria, economia e architettura (Grafico 3)5.
Le opportunità offerte dal mercato indiano, soprattutto nel campo della formazione professionale, sono ancora immense e in larga parte non sfruttate: l’Italia possiede know-how e centri di eccellenza per cui esiste in India una domanda altissima.
È però necessario che le università italiane, le accademie e gli istituti di formazione professionale:
- Impostino una strategia di approccio al mercato con una prospettiva di medio periodo, avvalendosi di uno o più avamposti in India che consentano un presidio efficace del territorio;
- Realizzino attività promozionali e di brand-building continuative e capillari, identificando i corsi specifici, in lingua inglese, che siano attraenti per gli studenti indiani;
- Offrire maggiore accessibilità all’offerta formativa agli studenti Indiani, anche organizzando in India corsi preparatori e attività di formazione con programmi accademici e qualità dei corsi erogati in linea con gli standard Italiani e internazionali.
1 www.skilldevelopment.gov.in/assets/images/annual%20report/Annual%20Repor...
2 Fonte: National Skill Development Corporation
3 www.cmie.com/kommon/bin/sr.php?kall=warticle&dt=2018-04-17%2009:27:18&ms...
4 Fonte: Assocham Education Committee, 2016
5 Fonte: MIUR