Rispetto agli scenari di crisi “babelica” dell’odierno sistema internazionale la Russia e lo spazio post-sovietico sembrano essere almeno potenzialmente in controtendenza.
La ricomposizione dello spazio post-sovietico in una forma più concreta di quella rappresentata dalla Csi è evidentemente un obiettivo primario dell’agenda di Putin, del quale è nota la convinzione che la dissoluzione dell’Urss sia stata «la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo». Negli anni in cui Putin è stato presidente o primo ministro sono stati compiuti diversi passi in questa direzione, dalla creazione nel 2002 della Csto (Collective Security Treaty Organization, comprendente Armenia, Bielorussia, Kazakhistan, Kirghizistan, Tagikistan e Russia) alla nascita nel luglio 2011 dell’Unione Doganale di Russia, Bielorussa e Kazakhistan, divenuta Spazio Economico Comune il 1° gennaio 2012. Mosca sta esercitando forti pressioni soprattutto su Tagikistan, Kirghizistan e Ucraina perché aderiscano a quest’ultima iniziativa, che già copre tre quarti dello spazio post-sovietico e riunisce 165 milioni di persone.
Ma, soprattutto, ancor prima di essere rieletto presidente, Putin annunciò il progetto di una nuova Unione Eurasiatica mirante non solo a rafforzare i legami economici tra i membri, ma anche a promuoverne una futura integrazione politica. Questo progetto – al quale hanno sinora aderito soltanto Bielorussia e Kazakhistan – è stato accolto con ostilità da alcuni, che lo hanno interpretato come un tentativo di ristabilire un controllo “neo-imperiale” sugli stati post-sovietici; e con scettici-smo da altri, persuasi che Mosca non sia comunque in grado di perseguire un obiettivo così ambi-zioso. Si tratta di reazioni legittime, ma che non devono impedire di prendere seriamente in consi-derazione l’importanza di questo progetto. Dal punto di vista russo, oltre al fondamentale ma difficile recupero dell’Ucraina, la principale ragion d’essere dell’Unione Eurasiatica è costituita dalla sua “dimensione orientale”. L’enorme crescita del peso economico della Cina e dell’Estremo Oriente in generale è per Mosca un’opportunità decisiva e sinora non sfruttata. La prospettiva di fare della Russia un ponte eurasiatico tra l’Europa e l’Estremo Oriente ricorre da tempo nel dibattito politico, economico e culturale russo, ma in questi anni assai poco è stato fatto in tale direzione, in primo luogo a causa dell’insufficienza delle infrastrutture nelle regioni asiatiche del paese, ma anche del persistente eurocentrismo culturale, politico ed economico dell’élite russa. La Russia, quindi, non è stata sinora capace di partecipare attivamente alla trasformazione epocale determinata dallo spo-stamento verso il Pacifico dell’asse politico-economico globale. Le immense e poco valorizzate regioni asiatiche della Russia dovrebbero divenire invece il principale volano dello sviluppo del paese.
Senza prevedere la riduzione dei rapporti politici e culturali con l’Europa, la creazione dell’Unione Eurasiatica appare piuttosto in stretto collegamento con una nuova strategia per lo sviluppo della Siberia e dell’Estremo Oriente russo in un’ottica almeno teoricamente diversa da quella imperiale e sovietica, mirante invece a fare della Russia una potenza globale moderna, capace di trarre vantaggio dalla sua favorevole posizione bicontinentale.
Il primo punto problematico di questo progetto deriva dalla sua effettiva capacità di attrazione sui paesi post-sovietici, diversi dei quali hanno già manifestato ostilità o indifferenza al riguardo. In effetti l’Unione Eurasiatica potrebbe avere positive ricadute politiche ed economiche su molti di questi paesi, ma richiede un’attitudine “creativa” di cui la dirigenza russa non ha sinora dato prova. Il secondo, non meno rilevante, riguarda invece il rapporto con la Cina; nonostante l’intensa colla-borazione politica esistente oggi tra Mosca e Pechino sia a livello bilaterale che nell’ambito della Shangai Cooperation Organization (Sco), la Cina non può evidentemente vedere in maniera troppo positiva un processo di ricomposizione eurasiatica di questo genere.