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Il mondo ai tempi del coronavirus - n.39
Speciale coronavirus n.39: Presidenziali Usa, se la Cina tifa per Biden...
Paolo Magri
30 aprile 2020

 

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Dal mondo: ultimi aggiornamenti

COREA DEL SUD. Per la prima volta da febbraio, la Corea del Sud non ha registrato alcun nuovo caso interno di coronavirus. I quattro nuovi casi riportati dal centro per il controllo delle malattie del paese, infatti, sono tutti casi di importazione. Il numero di casi nel paese aveva già cominciato a scendere nelle scorse settimane e il governo aveva quindi deciso di smussare alcune delle misure più restrittive di distanziamento sociale. I numeri della Corea del Sud sono ancora più impressionanti se analizzati alla luce della recente tornata elettorale che, contrariamente alle paure di molti, non ha generato un nuovo trend di diffusione del virus. 

EUROPA. Sono oltre 30 milioni i lavoratori che nelle prime cinque economie del Vecchio continente avrebbero a oggi fatto domanda per sussidi pubblici al reddito nell’ambito dei diversi programmi nazionali di risposta all’emergenza economica dovuta alla crisi da coronavirus. La rapida crescita dei lavoratori in cassa integrazione in Germania, Francia, Regno Unito, Italia e Spagna – un numero che secondo il Financial Times ammonterebbe oggi a circa un quinto della forza lavoro totale dei cinque paesi – dimostrerebbe l’impatto della pandemia sull’economia e sul mercato del lavoro europeo. Proprio di oggi la notizia che anche negli USA sono ormai 30 milioni i lavoratori che nelle scorse cinque settimane hanno fatto domanda ai sostegni di disoccupazione negli Stati Uniti: un picco storico. Intanto, l’istituto economico DIW ha reso note le stime sull’andamento del PIL tedesco nel secondo trimestre del 2020: le conseguenze del lockdown dovrebbero causare, tra aprile e giugno, il crollo del prodotto interno lordo del 10%. Le stime dell’IFO, invece, segnalano un crollo del PIL nel secondo trimestre 2020 ancora maggiore, intorno al 12%, mentre secondo l’istituto la crescita negativa per il 2020 sarà del –6,6% circa. 

GERMANIA E SPAGNA. In un contesto di crescente preoccupazione perle nuove stime sul Pil, le autorità tedesche hanno disposto la riapertura delle scuole a partire dal prossimo 4 maggio, dando priorità agli studenti che debbano sostenere gli esami finali del ciclo primario e secondario. Tuttavia, in alcuni Länder – Renania Settentrionale-Vestfalia, la Baviera, l’Assia, il Brandeburgo, la Bassa Sassonia –, oltre che nelle città di Berlino e Amburgo, la decisione di consentire il ritorno in classe degli studenti è stata anticipata al 20 aprile o al 27 aprile. Se le disposizioni generali sui protocolli di sicurezza saranno fornite dal governo federale, le regioni hanno già adottato norme proprie a disciplina del rientro in classe in condizioni di sicurezza: distanziamento sociale (almeno un metro e mezzo di distanza tra i banchi), rimodulazione delle classi in gruppi più piccoli o riallocazione delle stesse in spazi più ampi, obbligo di indossare la mascherina (per alcuni in classe, per altri nei corridoi durante le pause). In Spagna, invece, il governo ha deciso l’allentamento delle misure più restrittive per i bambini sotto i quattordici anni, che da domenica possono uscire di casa per un massimo di un’ora al giorno, accompagnati da un adulto, dalle 9 alle 21, entro un chilometro dalla propria abitazione e mantenendo una distanza di almeno due metri dagli altri gruppi. 

NUOVA ZELANDA. Jacinda Ardern, primo ministro neozelandese, ha annunciato la vittoria del paese nella lotta al coronavirus. Tra gli stati più efficaci nel contenere il contagio, attraverso l’adozione repentina di un rigido lockdown – quando erano stati individuati poco più di cento casi in tutto il paese – e politiche aggressive di tracciamento su larga scala, la Nuova Zelanda ha accertato soltanto poche decine di casi di positività al virus negli ultimi giorni. Il governo ha perciò deciso l’avvio della fase 2, mediante l’allentamento di parte delle misure di chiusura: alcune attività produttive e commerciali potranno riaprire nel rispetto delle norme di distanziamento sociale, così come alcuni lavori di ufficio. I provvedimenti restrittivi per il resto della popolazione, invece, resteranno in vigore. 

ASIA. Dopo il primo rinvio nella storia dei giochi olimpici, la competizione è nuovamente a rischio. Il presidente del comitato organizzatore delle Olimpiadi a Tokyo, Yoshiro Mori, ha infatti affermato, durante un’intervista alla rivista Nikkan Sports, che se nel 2021 la pandemia non sarà sotto controllo, i giochi saranno cancellati. In Cina, il Partito Comunista ha annunciato la data dell’Assemblea Nazionale del Popolo: avrebbe dovuto tenersi lo scorso 5 marzo ma, a causa dell’infezione, era stata rimandata a data da destinarsi. Si terrà il 22 maggio a Pechino.  

STATI UNITI. Il Washington Post accusa il presidente Donald Trump di non aver dato il giusto peso all’epidemia, nonostante i ripetuti briefing delle agenzie di intelligence. Anche il rapporto giornaliero per il presidente, conosciuto come il President’s Daily Briefing (PDB), da settimane ormai includeva una puntuale rassegna sulla diffusione giornaliera del virus nel mondo e riportava l’evolversi degli interrogativi circa la veridicità e la completezza delle informazioni fornite da Pechino e le conseguenze economiche per gli Stati Uniti di una possibile pandemia. 

 

 

DATAVIRUS

Trump è alle corde? I dati ormai certificano che nel primo trimestre l’economia americana ha subito il peggior crollo dal 2009. E la situazione non andrà certo a migliorare: a fine marzo il numero di nuovi disoccupati americani stava già crescendo in maniera mai registrata prima (9 milioni di nuove richieste di sussidio di disoccupazione), ma a oggi quelle richieste sono triplicate fino a toccare i 30 milioni. È come dire che almeno il 13% della forza lavoro è diventata disoccupata nel giro di un mese e mezzo. E non ci voleva certo il Bureau of Economic Analysis per attribuire questo crollo agli ordini di stay-at-home, ovvero alla versione americana del lockdown. Trump, che lo sa benissimo, è alle strette. In un anno elettorale, una recessione penalizza sempre il candidato in carica. Come mostra il grafico, quel brevissimo momento di popolarità di cui il presidente ha potuto beneficiare nelle prime settimane dell’epidemia si è già spento, e il numero delle persone che esprime sostegno al presidente è tornato ai livelli pre-crisi. La scelta oggi sarà tra subire un colpo più forte subito, nella speranza di un rimbalzo economico nella seconda metà dell’anno che possa lanciare la corsa di Trump alla presidenza, o rischiare di allentare la morsa il prima possibile. Nella consapevolezza che, come dimostrano i dati, i cinque stati federali che non hanno adottato misure di stay-at-home sono oggi ai primi posti tra quelli in cui il contagio continua a muoversi più rapidamente che altrove. (Elaborazione dati: Matteo Villa, ISPI)

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Agostina Latino
Università di Camerino e LUISS

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AUTORI

Paolo Magri
Direttore ISPI

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