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Perché in Italia? E perché proprio al nord? Con il caldo estivo l’epidemia rallenterà il suo corso? Che armi abbiamo per combatterla? Le risposte alle domande più pressanti che circolano in questi giorni sono affidate, sul Corriere della Sera del 24 febbraio, a Massimo Galli, primario del reparto Malattie infettive 3 dell’ospedale Sacco di Milano. Nell’intervista, il professore avverte che “non è affatto detto che in altri Paesi non possa capitare la stessa cosa”, ma che per quanto ne sappiamo in Italia si è verificata una situazione particolarmente sfortunata, “cioè l’innescarsi di un’epidemia nel contesto di un ospedale”, che in questi casi può diventare un amplificatore di contagio. Proprio “come accadde per la Mers a Seul nel 2015”. Se la priorità ora è “capire bene come si è diffusa l’infezione e come si diffonderà”, a partire dall’individuazione del “paziente zero”, è possibile ipotizzare che Lombardia e Veneto siano le regioni più colpite proprio perché è qui che “sono più intensi gli scambi con la Cina per ragioni economiche e commerciali”. Sulla durata stagionale e sui tempi per la creazione di un vaccino, avverte Galli, per il momento non possono esserci certezze: se nel 2002-2003 la Sars è scomparsa verso giugno-luglio, a oggi è difficile sapere se sia accaduto per l’arrivo del caldo o per gli interventi messi in campo. Inoltre, la sperimentazione sui vaccini può impiegare mesi o anni, a seconda del caso. Certo è che oggi – più che con la Sars e con la Mers, la prima circoscritta nella durata e la seconda nella diffusione geografica – l’interesse a trovare una cura “sta interessando tutto il mondo e quindi lo sforzo della ricerca è molto più robusto e diffuso”. Intanto, mentre sale il numero di vittime del virus tra Lombardia e Veneto, le autorità hanno deciso la quarantena per circa 50.000 persone in 10 città lombarde, in corrispondenza delle aree che hanno registrato il maggior numero di casi. Chiuse per un periodo di sette giorni scuole, università, chiese e numerose attività ricreative e produttive. Anche la borsa di Milano, in calo di circa 4 punti già all’apertura lunedì, ha registrato i primi effetti dell’emergenza coronavirus.
Il discorso di Xi. Il governo cinese ha annunciato ufficialmente il rinvio dell’appuntamento politico annuale più importante del Paese, l’Assemblea Nazionale del Popolo. Intanto, in un discorso pronunciato domenica, il presidente Xi Jinping ha descritto l’epidemia di coronavirus come una delle più grandi sfide che la Repubblica Popolare ha dovuto affrontare sin dalla sua fondazione 70 anni fa. Pur riconoscendo che l’epidemia avrà inevitabilmente un impatto sull’economia e sulla società – così come sulla possibilità di realizzare gli obiettivi economici prefissati per quest’anno – Xi ha rassicurato: sarà un impatto temporaneo e generalmente gestibile.
Mercati asiatici. Il rallentamento sofferto dai mercati in Asia non si è fermato con il weekend. Lunedì mattina, la borsa sud-coreana ha registrato un calo del 3%, mentre quella di Hong Kong dell’1%. Shenzhen e Shanghai, invece, sono calati di pochi decimi di punto. Il mercato giapponese è oggi chiuso per una festività nazionale, il compleanno dell’Imperatore. In Cina, intanto, sono migliaia le aziende messe in difficoltà dal blocco della produzione: molte di loro temono di non riuscire a pagare i salari dei propri dipendenti.
Coree. Sale il numero dei contagiati in Corea del Sud, oggi il secondo focolaio mondiale dopo la Cina. Nel weekend il numero di contagi in Corea del Sud paese ha superato quello della nave Diamond Princess. L’epicentro del contagio sarebbe la “Chiesa di Gesù Shincheonji”, un culto religioso molto popolare nella città di Daegu, nel sud-est del paese. In Corea del Nord, intanto il regime ha disposto la quarantena di 380 stranieri come misura precauzionale contro la diffusione di un’epidemia.
Iran. Domenica, Turchia, Pakistan, Afghanistan e Iraq hanno chiuso le frontiere con l’Iran, dopo che nel Paese – che venerdì scorso ha votato per eleggere il nuovo parlamento – il numero delle vittime ufficiali dell’epidemia di coronavirus è salito a 12, il più alto registrato finora fuori dalla Cina. Nella giornata di lunedì è circolata inoltre la notizia che i morti sarebbero 50; notizia tuttavia non ancora confermata. In entrambi i casi, il tasso di mortalità elevato lascerebbe comunque supporre che molti di più siano i casi di covid-19 nel paese. Cresce in Iraq la preoccupazione per un possibile spillover dei contagi.
Europa all’erta. Alta l’attenzione delle autorità europee sugli sviluppi dell’epidemia di coronavirus in Italia. Previsto per questa settimana un vertice dei ministri della Salute dell’UE. Intanto, misure drastiche sono adottate da alcuni governi: per alcune ore, domenica sera, la circolazione ferroviaria dall’Italia all’Austria attraverso il Brennero è stata bloccata a causa di sospette infezioni di due passeggeri; in Romania, disposta la quarantena per le persone in arrivo da Lombardia e Veneto o che vi siano stati negli ultimi quattordici giorni. Marine Le Pen, intanto, ha chiesto al governo francese di ripristinare i controlli al confine con l’Italia.