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L'attacco

Speciale Ucraina: È guerra

24 febbraio 2022

Vladimir Putin sferra un attacco su larga scala, truppe russe entrano in Ucraina, esplosioni anche a Kiev. Europa e Usa condannano, crolla la borsa di Mosca.

 

Con un discorso alla nazione pronunciato alle 6 del mattino ora di Mosca il presidente russo, Vladimir Putin, ha annunciato l’attacco all’Ucraina. Subito si sono avvertite forti esplosioni in diverse città ucraine non solo a ridosso del Donbass ma anche a Odessa, Kharvik, Mariupol, Leopoli, Kramatorsk e nella capitale Kiev, dove i soldati russi avrebbero tentato di prendere il controllo dell’aeroporto. Testimoni oculari riferiscono all’Ansa che a Kiev si stanno formando lunghe code ai benzinai e il traffico nelle strade è intenso poiché molti residenti starebbero cercando di lasciare la città. Le truppe di Mosca – secondo quanto riferiscono i comandi militari ucraini – hanno attraversato la frontiera in vari punti, entrando nel paese oltre che dal Donbass anche dalla Bielorussia e dalla Crimea. Non vogliamo occupare l’Ucraina “ma smilitarizzare il paese con una operazione speciale”, ha detto il presidente russo esortando le forze di Kiev a consegnare le armi e “andare a casa”. A chiunque “tenti di crearci ostacoli e interferire” in Ucraina “sappia che la Russia risponderà con delle conseguenze mai viste prima. Siamo preparati a tutto. Spero di essere ascoltato”, ha aggiunto. Intanto, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha decretato lo stato d’emergenza nel paese e invitato gli abitanti a restare a casa. “L’Ucraina si difenderà e vincerà. Il mondo può e deve fermare Putin: il momento di agire è ora”, ha detto il ministro degli Esteri ucraino Kuleba, invitando la comunità internazionale ad "agire immediatamente". Non si è fatta attendere la reazione di Washington e Bruxelles che parlano di “attacco ingiustificato” e “conseguenze catastrofiche”. Unanime la condanna della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e dell'Alto rappresentante, Josep Borrell: “In queste ore buie, i nostri pensieri vanno all'Ucraina e alle donne, agli uomini e ai bambini innocenti che hanno di fronte questo attacco non provocato e temono per le loro vite. Riterremo il Cremlino responsabile”.

Il commento di Paolo Magri, Vice Presidente di ISPI

 

Quali reazioni dall’Occidente?

“Il pacchetto di sanzioni più severe che sia mai stato realizzato”: con queste parole l’alto rappresentante per la politica estera UE Josep Borrell ha annunciato la reazione dei 27 all’attacco russo. Sanzioni, quindi, “massicce e strategiche”, gli fa eco la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Obiettivo della proposta – che verrà presentata nel corso della giornata – è assestare un duro colpo all’economia russa. Se fino a ieri era passata la linea dell’approccio “calibrato” nei confronti di Mosca, oggi l’attacco su larga scala costringe il blocco ad alzare il tiro. La reazione sarà coordinata con gli Stati Uniti nel G7 d’emergenza convocato per oggi. Anche il presidente USA Joe Biden ha infatti annunciato “sanzioni severe” contro “la flagrante aggressione della Russia”, per cui chiede al mondo intero “di pronunciarsi chiaramente”. E al presidente ucraino Volodymyr Zelensky promette che Washington “continuerà a supportare e fornire assistenza all’Ucraina e al popolo ucraino”. Nel frattempo, Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia hanno invocato l’articolo 4 della NATO, che prevede “consultazioni di emergenza se un membro è minacciato”. L’Ucraina non è un membro dell’Alleanza atlantica e quindi le consultazioni non dovrebbero prendere in considerazione misure belliche, ma l’attivazione dell’articolo 4 mette nero su bianco il rischio per la sicurezza dei paesi membri. Le repubbliche baltiche e la Polonia rappresentano infatti il confine orientale della NATO, quello che potrebbe soffrire le principali conseguenze dell’escalation in Ucraina. La Lituania ha dichiarato lo stato d'emergenza e potrebbe schierare il proprio esercito al confine. Varsavia ha chiesto il rafforzamento del fianco orientale dell’Alleanza mentre cresce la possibilità che il paese possa essere presto travolto dall’arrivo di profughi e sfollati dall’Ucraina.

Crolla il rublo, mercati in tilt?

In attesa della risposta internazionale, ma già in previsione di sanzioni molto dure nei confronti della Russia, la borsa di Mosca ha sospeso questa mattina le contrattazioni su tutti i suoi mercati fino a nuovo avviso. Il Moex, il principale indice del mercato azionario russo dei titoli in rubli, è sceso del 28% in meno di 24 ore, mentre l'indice RTS, in dollari, è crollato del 37%. A picco anche il rublo che in queste ore cede il 9% sul dollaro. La Banca centrale russa ha annunciato “degli interventi sul mercato dei cambi per stabilizzare la situazione impegnandosi a garantire “il mantenimento della stabilità finanziaria e della continuità operativa delle istituzioni finanziarie con tutti gli strumenti necessari”. La Banca di Russia ha dichiarato di avere “piani d'azione chiari per qualsiasi scenario”. Schizza al contrario il prezzo del petrolio, con il Brent che supera i 100 dollari al barile per la prima volta dal 2014, e quello del gas sul mercato di Amsterdam, benchmark del metano per l’Europa continentale. I future sono saliti fino a 125 euro al megawattora, in quello che si preannuncia come il quarto giorno consecutivo di rialzi. Volano anche i prezzi dei cereali: il costo del grano, di cui Kiev è uno dei principali produttori ed esportatori mondiali, sale del 5,90%. Ma aumentano anche soia (+2,87%), mais (+5,47%) e avena (+4,81%).

 

Il dilemma di Pechino?

“La Cina ritiene che la porta per una soluzione pacifica della questione ucraina non sia stata completamente chiusa e non dovrebbe essere chiusa. Al momento, per evitare l'intensificarsi dei conflitti, la Cina continuerà a promuovere la pace e i colloqui a modo suo”: il primo commento ufficiale di Pechino all’attacco russo in Ucraina è affidato a Zhang Jun, ambasciatore cinese presso le Nazioni Unite. Citato dal Global Times, Jun invita tutte le parti coinvolte nella crisi “a mantenere il controllo ed evitare di aggravare ulteriormente la situazione”. Le cancellerie occidentali in queste ore hanno gli occhi puntati su Pechino. Se volesse, infatti, il presidente cinese Xi Jinping potrebbe fornire a Vladimir Putin l’ancora di salvezza contro le sanzioni occidentali, mitigando di molto l’effetto che potrebbero avere sull’economia di Mosca. Ma se il leader cinese e quello russo sono apparsi più vicini che mai negli ultimi tempi, osserva Politico, Pechino si trova in una situazione complicata: non vuole deteriorare ulteriormente i rapporti già tesi con gli Stati Uniti e rischia, intervenendo a sostegno dell’alleato russo, di perdere terreno, economicamente parlando, in Europa. Intanto, l'ambasciata cinese in Ucraina ha emesso un avviso di sicurezza ai cittadini cinesi e alle società cinesi in Ucraina, consigliando loro di “rimanere a casa, mantenere la calma e garantire l'incolumità personale”. E nel caso debbano uscire, percorrendo lunghe distanze, assicurarsi “di apporre bene in vista la bandiera cinese sul proprio veicolo”.

 

Ascolta l'ultimo episodio di Globally, il nostro podcast sulla geopolitica

***

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications) 

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Filippo Fasulo
Co-Head, ISPI Centre on Business Scenarios

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Europa Ucraina Russia Crisi Russia Ucraina
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