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Il conflitto

Speciale Ucraina: guerra e pace

29 aprile 2022

Bombe su Kiev durante la visita del Segretario Onu Guterres. E la Nato avverte: il conflitto potrebbe durare anni. Ma spingere per il dialogo si può. E si deve.

 

Cinque missili hanno colpito il centro di Kiev mentre nella capitale ucraina il Segretario Generale dell'Onu Antonio Guterres incontrava il presidente Volodymyr Zelensky. Il bilancio è di un morto e 10 feriti. Il bombardamento – il primo da giorni sulla città – è suonato come un macabro avvertimento da parte di Vladimir Putin, che aveva incontrato Guterres appena due giorni fa. È stato un attacco “mirato ad umiliare l'Onu e tutto ciò che rappresenta”, ha denunciato Zelensky mentre il ministro della Difesa Podolyak si è chiesto su Twitter com’è possibile dopo quanto avvenuto che la Russia “conservi il suo seggio al Consiglio di Sicurezza”. In conferenza stampa con Zelensky, lo stesso Segretario Generale ha ammesso l’incapacità dell’Onu di prevenire e fermare il conflitto: “Permettetemi di essere molto chiaro. Il Consiglio di Sicurezza non è riuscito a fare tutto ciò che era in suo potere per prevenire e porre fine a questa guerra. Questa è una fonte di grande delusione, frustrazione e rabbia”. Intanto la Nato si prepara ad un conflitto di lunga durata. “Dobbiamo essere preparati per il lungo termine – ha detto Jens Stoltenberg – c’è decisamente la possibilità che questa guerra si trascini e duri per mesi o anni”. 

 Il commento di Paolo Magri, Vice Presidente Esecutivo di ISPI

Un conflitto di lunga durata?

Gli eventi delle ultime ore e la prospettiva di un conflitto di lunga durata hanno dato fuoco alle polveri sulle responsabilità della guerra. Il ministero degli Affari esteri cinese è tornato ad accusare la Nato di aver “compromesso gli equilibri europei e fomentato conflitti nella regione dell’Asia-Pacifico”, dopo che il suo omologo britannico Liz Truss ha detto che la crescita della Cina dipenderà dalla sua scelta di “giocare secondo le regole”. Wang Wenbin, portavoce del ministero degli Affari esteri cinese, ha respinto quella che ha descritto come “una minaccia” e rivolto accuse pesanti alla Nato che chiederebbe ad altri paesi di attenersi alle regole mentre “ha scatenato guerre e sganciato bombe in stati sovrani, uccidendo e sfollando civili innocenti”, chiedendosi se “dopo aver destabilizzato l'Europa”, l’organizzazione stia ora cercando “di destabilizzare l'Asia-Pacifico e il mondo intero”. Pur avendo smentito il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, per cui l’Occidente è impegnato in una ‘proxy war’ contro Mosca, alcuni elementi fanno pensare che gli obiettivi di guerra dell'Occidente si siano estesi: Germania e Regno Unito hanno concordato di rifornire Kiev di veicoli corazzati e artiglieria antiaerea per tenere a bada l'aviazione russa; Joe Biden ha chiesto al Congresso un finanziamento-monstre di 33 miliardi di dollari per sostenere lo sforzo bellico in Ucraina e il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin ha affermato che l’obiettivo dell'Occidente è “indebolire la Russia” al punto che non possa più invadere o minacciare i suoi vicini. Altri politici occidentali, come il Segretario alla Difesa britannico Ben Wallace, hanno ribadito che bisogna restaurare la piena integrità territoriale dell’Ucraina, espellendo cioè le truppe russe dall’intero territorio nazionale inclusi Crimea e Donbass.

 

A che punto è l’offensiva russa?

La realtà però è che le truppe ucraine non sembrano affatto vicine al raggiungimento di una piena e completa vittoria sul campo di battaglia. Se è vero infatti che in oltre due mesi di conflitto la Russia non è riuscita a conquistare nessuna grande città e che Mosca, colta alla sprovvista dalle capacità della resistenza ucraina, ha modificato a sua strategia ripiegando nel sud dell’Ucraina, lo è anche il fatto che ormai da giorni l’esercito russo sta lentamente avanzando nel Donbass. L’esercito russo ha di fatto ha già realizzato quel corridoio che collega le repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk alla Crimea e se riusciranno a conquistare le due città di Kramatorsk e Sloviansk potranno concentrarsi sull’ultimo tratto di costa che affaccia sul Mar Nero e arrivare fino a Odessa. Le prossime settimane saranno cruciali: se Kiev, una volta entrata in possesso delle nuove armi promesse dagli alleati, non riuscirà ad invertire gli equilibri sul campo è difficile è difficile sperare che la Russia si fermi. A quel punto cosa sarebbero disposti a fare l’Occidente e la Nato? Ma soprattutto cosa vogliono ottenere gli alleati nell’attuale conflitto? Se lo chiede Richard Haass su Foreign Affairs secondo cui la risposta a questa domanda è tutt’altro che chiara: “Gli Stati Uniti e i loro partner della Nato dovrebbero consultarsi tra loro e con l'Ucraina sugli obiettivi della guerra” osserva Haass, secondo cui “gli obiettivi occidentali saranno inevitabilmente influenzati da ciò che accade sul campo, ma ciò che accade sul campo non dovrebbe determinare tali obiettivi; sono gli obiettivi politici che dovrebbero determinare gli obiettivi sul campo”. 

 

Imporre il dialogo, si può?

Se gli ucraini hanno tutto il diritto di definire i loro obiettivi in questa guerra voluta da Mosca, anche gli Stati Uniti e l'Europa dovrebbero chiarirli. Posto che la Nato rifiuta di entrare in un conflitto diretto contro la Russia – i rischi e le conseguenze di una terza guerra mondiale sono ben chiare a tutti –- l’unica via d’uscita resta convincere Putin ad un cessate il fuoco e a partecipare a colloqui di pace.  Ma per fare questo, per portare Putin al tavolo dei negoziati, tutto dovrebbe essere in discussione, compresi i confini dell'Ucraina. Sarebbe la pace a un prezzo, ma un prezzo che potrebbe rivelarsi accettabile considerato il poco da guadagnare che tutti avrebbero da un perdurare del conflitto. I leader occidentali invece sembrano orientati a lasciare che l'Ucraina combatta, nella speranza di sconfiggere la Russia. “Se una cosa è certa è che Putin non accetterà mai la sconfitta. È già troppo coinvolto in questa guerra per fare marcia indietro senza una ‘vittoria’ da mostrare” scrive sulle colonne del Guardian Angus Roxburgh, ex corrispondente della Bbc da Mosca, secondo cui è essenziale rilanciare l’offensiva diplomatica e costringere Putin a sedersi al tavolo negoziale, whatever it takes. Il rischio se questo non accade, osserva, “è che nulla rimanga del paese che vogliamo proteggere”.

 

***

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online

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