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ucraina
La crisi

Speciale Ucraina: minacce e risposte

27 gennaio 2022

Washington rifiuta la richiesta russa di tenere l’Ucraina fuori dalla Nato, e minaccia: “Se la Russia invade bloccheremo Nord Stream 2”.

Le risposte finora fornite dagli Usa e dalla Nato sulla questione ucraina “non contengono alcuna reazione positiva sulla questione principale”, e cioè “l’inammissibilità di un’ulteriore espansione della Nato a est e il dispiegamento di armi da attacco che potrebbero minacciare il territorio della Federazione russa”. Così il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov sulle risposte inviate da Washington e Bruxelles alle bozze di “trattati di sicurezza” proposte da Mosca. “Riferiremo al presidente Vladimir Putin. Lui deciderà i nostri prossimi passi”, ha precisato Lavrov, sottolineando che le risposte fornite “permettono di avviare una conversazione seria, ma solo su argomenti secondari”. Il contenuto delle missive, scritta come richiesto da Mosca, non è stato divulgato ma conterrebbe il rifiuto ad accogliere la principale richiesta di Mosca e cioè rinunciare all’ipotesi di far aderire Kiev all’alleanza, e sospendere il processo di ‘allargamento a est’ della Nato. In conferenza stampa il Segretario di stato americano Antony Blinken ha precisato che la missiva inviata al Cremlino “definisce un serio percorso diplomatico da intraprendere se la Russia lo volesse” e che si aspetta di parlare nei prossimi giorni con il suo omologo russo, Sergei Lavrov, una volta che i funzionari russi “saranno pronti a discutere i prossimi passi”. Blinken ha sottolineato che “gli Stati Uniti preferiscono la diplomazia” anche se, al contempo, “stiamo agendo con uguale determinazione per rafforzare le difese dell'Ucraina e preparare una rapida risposta in caso di aggressione russa”. In altre parole, la palla passa ora ai russi. “Spetta a loro decidere come rispondere – ha chiosato Blinken – Noi siamo pronti in entrambi i casi”.

 

Il commento di Paolo Magri, Vice Presidente Esecutivo ISPI

 

Il fronte Nato

Mentre Blinken informava la stampa americana, dall’altra parte dell’Atlantico, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ribadiva la posizione dell’Alleanza elencando i tre punti imprescindibili per la ripresa del dialogo con Mosca in vista di una de-escalation: “Innanzitutto – ha detto Stoltenberg – dovremmo ristabilire i nostri rispettivi uffici a Mosca e a Bruxelles. Secondo, dovremmo fare pieno uso dei nostri attuali canali di comunicazione militari per promuovere la trasparenza e ridurre i rischi e cercare anche di creare una linea di comunicazione civile per le emergenze”. Terzo punto, “dovremmo consultarci sui modi per prevenire incidenti in aria e in mare e impegnarci nuovamente a rispettare pienamente gli impegni internazionali sulle armi chimiche e biologiche. Infine, dobbiamo avere una conversazione seria sul controllo degli armamenti, comprese le armi nucleari e le armi a medio e corto raggio a terra. Queste aree rappresentano un’agenda per un dialogo significativo. E ho invitato gli alleati e la Russia a una serie di incontri per affrontare tutte queste questioni in modo più dettagliato nel Consiglio Nato-Russia. Gli alleati sono pronti a incontrarsi il prima possibile”.

 

Diplomatic update

Il presidente russo, Vladimir Putin, ha accettato l’invito a recarsi in visita in Turchia dal suo omologo, Recep Tayyip Erdogan. Lo ha annunciato il portavoce del Cremlino Dimitry Peskov, sottolineando che Putin andrà in Turchia una volta che la situazione sanitaria e le reciproche agende lo consentiranno. Nei giorni scorsi Erdogan ha in più occasioni ribadito l’intenzione di voler mediare nella crisi tra Russia e Ucraina, dicendosi disponibile ad ospitare colloqui tra le parti. Ieri, i colloqui in “formato Normandia” a Parigi si sono conclusi con un nulla di fatto e riprenderanno fra due settimane a Berlino. I funzionari di Germania, Francia, Russia e Ucraina hanno ribadito che gli Accordi di Minsk restano “la base su cui lavorare”.

 

La crisi vista da Pechino

Intanto in un colloquio telefonico, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha invitato il segretario di stato statunitense Antony Blinken a “prendere sul seriole ragionevoli preoccupazioni” della Russia in materia di sicurezza. “Chiediamo a tutte le parti di astenersi dall’escalation delle tensioni e da azioni capaci di intensificare la crisi”, ha detto il ministro, sottolineando che per porre fine all’escalation è necessario “tornare ancora al punto originale del Nuovo accordo di Minsk”. Pechino ha ribadito che “tutte le parti dovrebbero abbandonare completamente la mentalità della Guerra fredda e formare un meccanismo di sicurezza europeo equilibrato, efficace e sostenibile attraverso negoziati”.

 

La partita del gas

“Voglio essere molto chiaro: se la Russia invade l’Ucraina in un modo o in un altro, il gasdotto Nord Stream 2 non andrà avanti”: lo ha dichiarato, nel corso di un’intervista, il portavoce del dipartimento di stato americano Ned Price. “Non entrerò nei dettagli”, ha detto Price ma ha garantito che “lavoreremo con la Germania per garantire che non vada avanti”. Quello del gasdotto che collega la Russia alla Germania è un tema caldo, anche considerata la forte dipendenza energetica europea da Mosca. Ma negli ultimi giorni anche il governo di Olaf Scholz sembra aver diminuito le cautele, affermando che Nord Stream 2 potrebbe essere coinvolto nel caso di un’escalation militare: la Russia si espone a “conseguenze gravi” in caso di aggressione all’Ucraina, ha ribadito oggi al Bundestag la ministra degli Esteri Annalena Baerbock, sottolineando che “tutte le opzioni sono sul tavolo, compreso il Nord Stream 2”.

 

***

A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications) 

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