Biden chiede al Congresso USA 33 miliardi di dollari per sostenere l’Ucraina, mentre l’Europa rischia di dividersi sul gas. Il Segretario Onu Guterres a Bucha e Borodyanka: la guerra è il male.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato che chiederà al Congresso di autorizzare un pacchetto da 33 miliardi di dollari, di cui 20 per aiuti militari, per sostenere l'Ucraina nella guerra contro la Russia. La proposta raddoppia il pacchetto iniziale di 13,6 miliardi di dollari in aiuti militari, economici e umanitari per l’Ucraina che il Congresso aveva promulgato il mese scorso. “Non stiamo attaccando la Russia ma aiutando l’Ucraina a difendersi” ha detto Biden parlando dalla Casa Bianca. “Cedere all’aggressione avrebbe un prezzo più alto che aiutare l’Ucraina” ha proseguito Biden chiarendo che “finché continueranno gli assalti e le atrocità, continueremo ad aiutare il paese a difendersi dall’aggressione russa. Putin non deve vincere”. Quello richiesto al Congresso per l’Ucraina è un importo senza precedenti che – commentano a caldo gli osservatori – segnala che l’amministrazione pensi che il conflitto si protrarrà ancora a lungo. Il presidente, inoltre, invierà una proposta per richiedere un pacchetto legislativo per la confisca dei beni degli oligarchi che consentirà al governo di utilizzare i proventi per sostenere l'Ucraina", si legge in una nota dell'amministrazione, che spiega nel dettaglio quali sono le nuove misure contro “la cleptocrazia” russa. Dall’altra parte dell’Atlantico, l’Unione Europea lavora ad un nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca che dovrebbe essere approvato lunedì. I 27 stanno valutando anche come rispondere alla decisione della Russia di interrompere le forniture di gas alla Polonia e alla Bulgaria, in seguito al loro rifiuto di pagare in rubli come richiesto dal governo russo. Il timore però è che dopo due mesi in cui il blocco si era mostrato abbastanza compatto, il fronte si infranga contro il muro del gas e del petrolio alzato dal presidente russo Vladimir Putin per dividere le capitali europee.
Il video-commento di Paolo Magri, Vice Presidente Esecutivo ISPI
Divide et impera?
La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola lo aveva previsto: “Non dobbiamo dividerci sui ricatti del Cremlino”. Da quando è inizia la guerra, le penurie nei rifornimenti e il nervosismo dei mercati hanno fatto schizzare i prezzi del gas naturale alle stelle col risultato che la Russia ha quasi raddoppiato i ricavi derivanti dalla vendita di combustibili fossili all’Ue. E se il fronte europeo si sgretolasse le cose potrebbero persino peggiorare: secondo diverse fonti di stampa internazionale, alcune delle principali compagnie energetiche europee – tra cui l’italiana Eni – sarebbero pronte ad aggirare le sanzioni contro Mosca aprendo conti in rubli presso Gazprombank. Della partita, oltre all’Ungheria che ha già annunciato la volontà di pagare Mosca in rubli, sarebbero anche due dei maggiori importatori di gas russo in Europa: la tedesca Uniper e l’austriaca OMV. I negoziati tra gli acquirenti europei e Gazprom – riferisce il Financial Times – si sono intensificati con l'avvicinarsi dei termini di pagamento, previsti per la metà di maggio. “Chiunque non fornisca pagamenti in forma adeguata subirà lo stesso trattamento di Polonia e Bulgaria” ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov all’indomani dell’annuncio dello stop alle forniture ai due paesi, deciso in seguito al decreto firmato da Vladimir Putin il 31 marzo scorso, che richiede che tutti i pagamenti di gas siano effettuati in rubli. Intanto, sottolinea Reuters, la valuta russa ha raggiunto il suo massimo da due anni.
Ambiguità strategica?
Se nelle dichiarazioni dei suoi rappresentanti la Ue dichiara di non voler “cedere ai ricatti” di Mosca, nei fatti le indicazioni della Commissione su cosa violi le sanzioni e cosa no “sono ambigue e non danno indicazioni chiare agli stati membri” lamentano alcuni funzionari italiani. Nelle linee guida inviate ai paesi membri sull’argomento, la Commissione ammette che la procedura suggerita dal Cremlino – che prevede l’apertura da parte delle società energetiche di due conti presso Gazprombank – potrebbe essere “conforme alle sanzioni”. Sarebbe la banca russa, che non è soggetta alle sanzioni europee, a convertire i depositi in euro in rubli per il pagamento alla Russia. Col risultato che Mosca sarebbe in grado di accedere a miliardi di entrate derivanti dalla vendita di gas per sostenere la sua valuta e la sua economia, mentre le società europee continuerebbero formalmente a non violare il regime delle sanzioni. Lapidario il commento della corrispondente da Bruxelles del NewYork Times Matina Stevis Gridneff: “Invece di cercare modi per tagliare le importazioni di gas russo, le aziende europee – estensione dei rispettivi governi – stanno cercando modi per continuare a pagare restando nelle regole. Se pensavate che all’indomani dello stop a Polonia/Bulgaria l’argomento all’ordine del giorno fosse un irrigidimento delle sanzioni, vi sbagliavate. Si tratta, infatti, della loro elusione”.
Guerra inaccettabile nel XXI secolo?
“Quando vedo questi palazzi distrutti dalla guerra, immagino la mia famiglia, mia nipote nel panico e in fuga. La guerra è un’assurdità la sua distruzione è inaccettabile nel XXI secolo”: lo ha detto il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres camminando per le strade di Borodyanka, una delle cittadine ucraine più colpite dall'invasore russa. “La guerra non finirà con le riunioni. La guerra finirà quando la Federazione Russa deciderà di finirla e quando ci sarà, dopo un cessate il fuoco, la possibilità di un accordo politico serio” ha aggiunto il segretario Onu esortando Mosca a collaborare con la Corte penale internazionale sui presunti crimini di guerra commessi in Ucraina. Il massimo esponente delle Nazioni Unite è arrivato in Ucraina dopo aver incontrato Vladimir Putin a Mosca l’altro ieri. La scelta di visitare prima la Russia e poi l’Ucraina gli era valsa non poche critiche da parte di Kiev. Oggi, dopo aver visitato anche le cittadine di Bucha e Irpin, è previsto un suo incontro con Volodymyr Zelensky. Guterres ha scritto su Twitter: “La guerra è il male” e ancora “Prima finirà meglio è, per il bene dell'Ucraina, della Russia e del mondo”. Secondo le Nazioni Unite sono quasi 5,4 milioni gli ucraini fuggiti dal paese dall’inizio dell'invasione russa. Oltre 55mila persone hanno lasciato il paese solo nelle ultime 24 ore. E benché il flusso sia rallentato significativamente dal mese di marzo, l'Unhcr prevede che il conflitto potrebbe produrre 8,3 milioni di profughi entro la fine dell’anno.
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A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online