L’Europa alle prese con inflazione e venti di guerra. Mentre Putin vola in Cina per le Olimpiadi e rinsalda l’asse Mosca–Pechino.
La decisione degli Stati Uniti di dispiegare nuove truppe in Europea orientale è un passo “distruttivo” e “ingiustificato”: non si fa attendere la reazione di Mosca, affidata alle parole del vice ministro degli Esteri Alexander Grushko, per il ‘booster’ di Washington a sostegno degli alleati Nato nel caso di un’invasione russa dell'Ucraina. L’invio – annunciato ieri dal Pentagono – prevede l’arrivo di 2.000 soldati statunitensi dalla Carolina del Nord in Polonia e Germania, mentre altri mille già in Germania si sposteranno in Romania. Il loro dispiegamento si aggiunge alle 8.500 truppe che il Pentagono ha messo in allerta il mese scorso e conferma la volontà degli Stati Uniti ad impegnarsi in questa crisi. È una notizia che “delizierà” le autorità di Kiev che potranno continuare a sabotare l'accordo di Minsk “nell’impunità”, ha commentato Grushko. Il riferimento è agli accordi del 2014 e del 2015 concepiti per raggiungere una soluzione politica nell'est dell'Ucraina, ma mai del tutto implementati. “È importante inviare un segnale forte al signor Putin e, francamente, al mondo [sostenendo] che la Nato è importante per gli Stati Uniti e per i nostri alleati”, precisa il portavoce del Pentagono John Kirby sottolineando che il riposizionamento delle truppe Usa non è permanente ed è “funzionale a rispondere alla crisi”. Kirby si è tuttavia rifiutato di fornire dettagli sui tempi di un loro eventuale ritiro.
Diplomatic Update
Sul fronte diplomatico, la pubblicazione delle proposte americane e della Nato a Mosca da parte del quotidiano spagnolo El Paìs evidenzia i temi che potrebbero entrare nel negoziato, se il Cremlino deciderà di accettare il confronto. Gli Stati Uniti offrono ai russi la possibilità di definire un meccanismo di verifiche che confermi l’assenza di missili da crociera Tomahawk – a cui Putin aveva fatto riferimento martedì per spiegare le preoccupazioni russe – dalle basi che ospitano i sistemi di difesa Aegis Ashore in Polonia e Romania. Purché la trasparenza sia reciproca, e la Russia consenta l'accesso a due basi missilistiche scelte dall'Alleanza. Nelle proposte – confermate ieri dal Pentagono – la Nato respinge il punto centrale delle richieste russe: un impegno vincolante da parte dell’Alleanza a non includere l'Ucraina tra i propri futuri membri. I documenti pubblicati dalla stampa “dimostrano che ciò che abbiamo detto pubblicamente è lo stesso che abbiamo detto in privato ai russi, che siamo disposti, con un occhio alla reciprocità, a prendere in considerazione i problemi di sicurezza reciproca nel continente europeo”, ha commentato Kirby. Pur riconfermando la politica “della porta aperta”, però, nei documenti non si fa diretto riferimento all'Ucraina.
Il prezzo della crisi
C’è un altro ambito in cui la crisi ucraina si sta facendo sentire in modo preoccupante. È quello economico, che ha registrato un aumento dell’inflazione soprattutto a causa dei rincari dell’energia. Secondo Eurostat, nel mese di gennaio l’inflazione ha registrato un incremento annuale del 5,1%, in aumento anche rispetto al mese di dicembre. Si tratta di un livello più alto delle aspettative, ha annunciato oggi Christine Lagarde presidente della Banca centrale europea. Secondo gli analisti, la componente energetica è stata quella a più rapida crescita (+28,6% rispetto gennaio 2021 e +6% rispetto a dicembre 2021), segno che le tensioni geopolitiche, i venti di guerra e le ‘strozzature’ nell’accesso alle materie prime, hanno il loro prezzo. Interpellata dai cronisti sull’ escalation militare al confine ucraino, Lagarde ha commentato che “la pace è meglio di qualsiasi guerra anche dal punto di visto economico” ed è chiaro a tutti che “se le nuvole geopolitiche dovrebbero materializzarsi ci sarebbe un impatto sui prezzi dell'energia e su costi in altri settori, come sulla crescita, sui consumi e sugli investimenti".
Tra le braccia di Pechino
In quest’ottica sono ancora più chiari i motivi dietro la cautela di alcuni paesi europei nell’approvare nuove sanzioni contro Mosca. Misure restrittive al settore energetico russo – da cui l’Europa è fortemente dipendente, al netto di una transizione ecologica ancora da farsi – potrebbero ripercuotersi sui mercati globali e spingere ancora più in alto i costi per i consumatori europei. Senza contare che l’allargamento del solco tra Occidente e Russia ha come effetto non secondario quello di spingere gli interessi di Mosca verso Pechino, come dimostra l’incremento di interessi commerciali ed energetici, oltre a una ritrovata sintonia militare. Eloquente, in tal senso, le dichiarazioni che il presidente russo ha rilasciato a poche ore dal suo arrivo a Pechino in occasione dell’inizio dei giochi olimpici invernali: “Russia e Cina sono impegnate a espandere l'uso delle valute locali per i pagamenti bilaterali e a stabilire meccanismi per contrastare gli effetti negativi delle sanzioni unilaterali”, ha detto il leader del Cremlino, per cui “le relazioni tra i due paesi “si stanno sviluppando su una base di pari livello, deideologizzata”. Quando domani i due leader si stringeranno la mano – osserva il quotidiano britannico The Guardian – il mondo li osserverà cercando di scoprire come questa quasi-alleanza del 21° secolo rimodellerà le geometrie di un nuovo ordine mondiale”.
Il commento
Di Paolo Magri, Vice Presidente Esecutivo ISPI
“Il minimo indispensabile”: è questo il messaggio implicito contenuto nell’annuncio di Joe Biden di voler inviare a breve 2000 soldati aggiuntivi (1000 sono già Germania) in Europa, alla luce delle tensioni con Mosca. Non decine di migliaia (come servirebbero in caso di crisi); non nei paesi baltici (più al confine con la Russia) ma in Polonia, Germania e Romania. Della serie: l’America prende sul serio la minaccia ma non vuole far saltare il tavolo negoziale. Il Cremlino accusa in ogni caso Biden di infiammare le tensioni: e lo fa mentre la Nato parla di 30 mila soldati russi mandati in Bielorussia. Continua insomma il gioco delle accuse incrociate e dei movimenti di truppe: un gioco pericoloso ma che per ora non interrompe il dialogo diplomatico”.
***
A cura della redazione di ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca, ISPI Advisor for Online Publications)