Questo articolo è la prima uscita della rubrica a cura della redazione dell'ISPI dedicata ai paesi del G20
L’Arabia Saudita è membro del G20 sin dalla sua creazione. Ha partecipato al primo incontro di Berlino nel 1999, quando ancora si riunivano solamente i governatori delle banche centrali e i ministri delle finanze nonché al primo incontro tra capi di stato e di governo del 2008 a Washington. L’inclusione dell’Arabia Saudita al forum G20 è dovuta al suo ruolo di primo piano nei mercati energetici mondiali, essendo il secondo paese al mondo per riserve petrolifere e possedendo al contempo il decimo fondo sovrano al mondo. Soprattutto alla luce degli effetti delle crisi finanziarie che negli anni Novanta colpirono alcuni paesi emergenti dell’Asia, la selezione dei membri del G20 all’epoca si è basata sull’importanza sistemica di ogni paese per l’economia globale e la capacità di contribuire alla stabilità economica e finanziaria internazionale, tenendo conto anche di criteri generali di bilanciamento geografico. Fin dall’inizio, l’Arabia Saudita si è spesa per una maggior attenzione da parte dei membri del forum nei confronti dei paesi in via di sviluppo, nello specifico in ambiti come il monitoraggio finanziario ed i piani di assistenza successivi alla crisi finanziaria del 2008. Essendo l’unico stato arabo presente nel G20 e grazie al suo preminente ruolo regionale, la membership di Riad ha acquisito un’importanza crescente dopo che, in seguito agli attentati dell’11 settembre 2001, la lotta al terrorismo è diventata uno degli obiettivi del Gruppo dei 20.
L’Arabia Saudita è stata presidente del G20 dell’anno scorso. L’impegno di Riad nella preparazione dell’importante appuntamento internazionale ha avuto ricadute positive anche sul piano interno, dove vi è stato una inedita partecipazione della società civile. Con il lancio nel 2016 della “Vision 2030”, l’Arabia Saudita ha intrapreso un ambizioso quanto complesso processo di sviluppo e diversificazione economica. A fine 2018, con un comunicato della Troika del G20 – ovvero il terzetto di paesi composto da chi detiene l’attuale presidenza, quella precedente e quella successiva (in quel momento formata da Argentina, Giappone e Arabia Saudita) – Vision 2030 è stata allineata agli obiettivi del G20. Tra questi vi sono la stabilità macroeconomica, lo sviluppo sostenibile, l’emancipazione femminile, il rafforzamento del capitale umano e l’accrescimento del flusso di commercio e investimenti.
Nel discorso inaugurale di dicembre 2019 il sovrano Abdulaziz bin Salman lanciò la presidenza saudita incentrando gli obiettivi sulla realizzazione di opportunità per tutti, evidenziando l’importanza di una strategia di lungo termine che garantisca prosperità a tutti i paesi da perseguire seguendo tra linee d’azione principali: empowering people, safeguarding the planet e shaping new frontiers. La presidenza saudita, inoltre, si è spesa per una rinnovata importanza dell’inclusione finanziaria, soprattutto digitale, per le categorie considerate meno avvantaggiate in questo campo: giovani, donne e piccole e medie imprese. Nel discorso di re Salman è, inoltre, emersa l’ambizione saudita di portare al G20 la prospettiva della regione MENA (Medio Oriente e Nord Africa) oltre che quella dei paesi in via di sviluppo.
Tuttavia, al di là dei propositi iniziali, i membri del G20 sotto la presidenza saudita si sono trovati a far fronte ad una crisi sanitaria ed economica senza precedenti nell’era della globalizzazione, fattore che ha fatto emergere l’importanza del multilateralismo di fronte a sfide globali, rilanciando la centralità di forum internazionali come lo stesso G20. Un summit d’emergenza è stato organizzato online a fine marzo per cercare di coordinare una risposta mondiale al Covid-19 nella fase iniziale della pandemia. È in quest’occasione che, grazie anche alla spinta della presidenza saudita, i paesi del forum si sono accordati per stanziare un pacchetto da 5000 miliardi di dollari per sostenere l’economia mondiale di fronte alla crisi pandemica, nonché ad adottare le necessarie misure sanitarie e a collaborare in campo economico e di ricerca scientifica. A giugno i membri del G20 hanno infatti annunciato di aver destinato 21 miliardi di dollari alla lotta contro il virus in campo sanitario per sviluppare piani di ricerca nonché per vaccini e terapie e per la distribuzione di altro materiale sanitario e strumenti diagnostici.
L’immunizzazione di massa come bene pubblico globale è stato lo slogan del summit di Riad del 21 e 22 novembre 2020, che ha chiuso la presidenza saudita, con i leader del G20 che hanno espresso la necessità di assicurare a tutti i paesi l’accesso ai vaccini. Anche sul fronte economico le 20 potenze economiche mondiali hanno voluto dare messaggi incoraggianti, come la proroga fino al giugno 2021 dell’Iniziativa di Sospensione del Servizio del Debito (Dssi), alla quale avevano aderito in aprile. Infine, in occasione del summit di Riad hanno annunciato di aver speso 11.000 miliardi per piani di ripresa economica sostenibile ed equa. Sebbene l’emergenza pandemica abbia dominato i lavori del G20 nel 2020, l’Arabia Saudita ha saputo mantenere alta l’attenzione verso le priorità e le necessità dei paesi in via di sviluppo.