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La rubrica

Storia del G20, un paese alla volta: Brasile

Emiliano Guanella
26 marzo 2021

Il Brasile è membro del G20 dalla sua creazione ed ha ospitato l’ultima delle riunioni del “vecchio formato” del gruppo, quando a incontrarsi erano i ministri d’economia e delle finanze. Il meeting del 2008 a San Paolo si svolse nel pieno della crisi finanziaria mondiale e sancì la necessità di far fare un salto di qualità agli incontri che dall’anno successivo vedranno la presenza dei capi di stato e di governo. Erano gli anni della presidenza di Luis Inacio Lula da Silva, il Brasile era considerato una delle più promettenti economie emergenti mondiali con un modello di sviluppo economico e inclusione sociale ammirato internazionalmente. Oltre al ritmo sostenuto di crescita dovuto all’aumento dell’esportazioni e del prezzo delle commodity agricole e del petrolio il paese beneficiava della stabilità politica, del controllo di inflazione e della riduzione del debito. Brasilia consolidava il suo ruolo nel seno del G20 ma guardava anche ad altre sinergie con la creazione assieme a Cina, India, Russia e Sudafrica dell’alleanza politico-commerciale del BRICS. A fine 2009 “The Economist” mostrava il Cristo Redentore di Rio decollando e definiva il Brasile il paese più performante dell’America Latina, con un futuro promettente rispetto alla stagnazione dei paesi europei. Al Forum di Toronto del 2010 il presidente della Banca centrale Henrique Mereilles presentava il Brasile come il portavoce dei paesi emergenti dell’Emisfero Sud. Il governo Lula ampliava le relazioni commerciali in Africa e Asia costruendo quel network che permise l’assegnazione della Coppa del Mondo di calcio del 2014 e soprattutto delle Olimpiadi 2016 a Rio de Janeiro, battendo la candidatura della Chicago di Barack Obama.

Oggi la situazione è decisamente cambiata. Sul fronte politico c’è stata l’uscita di scena di Lula e del suo Partito dei Lavoratori, con lo scandalo di corruzione Lavajato e la destituzione di Dilma Rousseff (2016) per poi arrivare al trionfo del conservatore di destra Jair Bolsonaro nel 2018. Il Brasile è passato dal settimo posto delle economie mondiali del 2012 (2.240 miliardi di dollari) al dodicesimo del 2020 (1.360 miliardi di dollari). La forte recessione del 2015-2016 ha frenato la crescita negli anni successivi, la pandemia ha colpito soprattutto sulla riduzione dei posti di lavoro, con il record di 14 milioni di disoccupati. Nel periodo 2015-2020 è cresciuto fortemente il debito pubblico, diventato una zavorra per i programmi di assistenza sociale e gli incentivi allo sviluppo necessari per far ripartire il paese. Le posizioni di Bolsonaro sull’ambiente e la difesa dell’Amazzonia e il suo allineamento con l’amministrazione Trump in politica estera hanno raffreddato i rapporti di Brasilia con soci importanti del G20 come Francia o Germania, generando frizioni con al Cina, di gran lunga il principale partner commerciale e mercato di riferimento della soia e carne brasiliana. La gestione della pandemia da parte del governo brasiliano è stata fortemente criticata dalla comunità internazionale. Nel forum (virtuale) 2020 presieduto dall’Arabia Saudita il presidente brasiliano ha difeso la necessità di una riforma integrale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e ha ribadito la sua convinzione che la campagna di vaccinazione non deve essere obbligatoria. Considerato da sempre “il paese del futuro”, il Brasile, che presidierà il G20 nel 2024, continua a rappresentare una grande sfida aperta. Le sue enormi potenzialità (immense risorse naturali, grande mercato interno, una popolazione giovane e digitalizzata) si scontrano con i difetti strutturali (frammentazione politica e ingovernabilità, corruzione, complessità del sistema fiscale, diseguaglianza) che ne frenano la possibilità di decollare definitivamente. Le previsioni di crescita per il 2021 sono del 3%, ma a preoccupare è soprattutto l’aumento della povertà e della disoccupazione. È più che mai necessaria una riforma del sistema tributario e una maggiore apertura a investimenti stranieri diretti per riattivare il settore industriale, prima di entrare nel complicato anno elettorale del 2022. 

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Brasile America Latina g20
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Verso il G20

AUTORI

Emiliano Guanella
Corrispondente da San Paolo (RSI - Tv Svizzera e La Stampa) e analista politico

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